di Mikhail Laurenza
C'era una volta un'epoca in cui i ruoli nella pallacanestro erano cinque e ben definiti: playmaker, guardia, ala piccola, ala grande e centro, riconoscibili non solo dagli specifici compiti sul parquet ma anche se non soprattutto dalle differenti altezze dei giocatori. Con il passare del tempo questo concetto è andato via via sfumandosi fino a scomparire a causa di un utilizzo sempre più elevato del cosiddetto small ball, in cui "centro" e "ala grande" sono di fatto due esterni appena oltre i due metri con piedi veloci e buona mano da oltre l'arco, capaci di garantire un cambio difensivo a cinque e di mettere facilmente la palla a terra nella metà campo offensiva. L'esempio più fulgido di questa tendenza è rappresentato dalla death lineup dei Golden State Warriors composta da Curry, Thompson, Iguodala, Durant e Green - cannibale (o quasi) di vittorie e titoli fra il 2017 ed il 2019 - che ogni allenatore ha cercato di imitare o riadattare con il materiale tecnico a propria disposizione. C'è però un coach che nel 2022 ha invertito nuovamente la rotta, sperimentando con successo la convivenza di tre lunghi, per quanto moderni, che non vanno minimamente in difficoltà contro quintetti più piccoli: in poche parole, il sogno di un grande della nostra pallacanestro come Boscia Tanjevic.
L'allenatore in questione è J.B. Bickerstaff, che in questa stagione sta portando i Cavs a risultati mai raggiunti in assenza di LeBron James ed ha rilanciato la carriera di un potenziale fuoriclasse come Lauri Markkanen spostandolo in posizione di tre al fine di creare insieme a Evan Mobley e Jarrett Allen una frontline dell'efficacia spaventosa. In Italia Francesco Vitucci, per tutti Frank, da tre anni conduce questo stesso esperimento in una delle squadre più esaltanti della storia recente di LBA, quella Happy Casa Brindisi che grazie a lui e al suo assistente Alberto Morea ha ottenuto risultati che rimarranno indelebili nei ricordi dei tifosi della Stella del Sud. La capacità del coach veneto di plasmare talenti pescati nel sottobosco dei primi due tornei nazionali ha toccato da vicino anche Raphael Gaspardo, che nonostante i suoi 207 centimetri di altezza oggi è di fatto l'esterno - o per usare uno di quei termini in disuso, l'ala piccola - di una formazione che fa dell'aggressività a rimbalzo offensivo il suo mantra: la trovata di Vitucci e i miglioramenti costanti al tiro sono solo due dei motivi per cui l'altoatesino è uno dei giocatori più duttili del nostro campionato.
L'ESPERIENZA LOMBARDA
Gaspardo nasce principalmente come 4 tattico, prodotto del mitico vivaio della Ghirada, un posto in cui sanno bene come crescere lunghi con la mano delicata: a quel tempo a capo della Treviso Under 19 di cui fa parte e che diventerà campione d'Italia c'è Adriano Vertemati, che dopo quella vittoria riceverà la chiamata come capo allenatore di Treviglio. Negli anni in cui il coach milanese predica basket, la società bergamasca si trasforma in una fucina di ragazzi talentuosi capaci di mettere in difficoltà formazioni apparentemente più esperte ed attrezzate, motivo per cui nel 2014 Gaspardo sceglie la BluBasket del suo mentore dopo un'esperienza a Jesi. Il classe '93, appena 21enne, si afferma come uno dei migliori giocatori dell'allora Legadue Silver attirando di conseguenza le attenzioni del piano superiore: Cremona è più veloce di tutti e lo mette sotto contratto per le due stagioni successive. All'ombra del Torrazzo trova subito spazio grazie alla presenza di Cesare Pancotto, che lo utilizza principalmente nel suo ruolo naturale insieme a Paul Biligha con l'obiettivo sfruttare la rapidità di piedi di entrambi per correre in transizione e tagliare alle spalle difensore partendo dal lato debole. Il minutaggio aumenta con l'arrivo di Paolo Lepore, passa da 13 a oltre 16 minuti di impiego in cui esibisce sprazzi della sua bidimensionalità che oggi è la caratteristica principale del suo gioco: lentamente, seppur con percentuali e tentativi limitati (28% su 1.4 conclusioni di media) inizia a mostrare miglioramenti al tiro da fuori, che oggi è parte imprescindibile del suo gioco.
L'INCONTRO COL DIABLO
La consacrazione definitiva nel ruolo di stretch four avviene a Pistoia agli ordini di Enzino Esposito, uno che di attacco, in canotta o smoking se ne intende: il coach casertano fa di Gaspardo uno dei cardini biancorossi ed il giocatore perfetto per gravitare attorno a due centri statici come Ivanov e Kennedy che attirano raddoppi in post basso. El Diablo è bravissimo nel creare le situazioni ideali che costringano proprio l'uomo di Gaspardo a staccarsi per permettergli di liberarlo al tiro: non è un caso che le conclusioni dai 6.75 diventino 3 a gara, raddoppiando la statistica dei due anni cremonesi. In Toscana raggiunge per la prima volta la doppia cifra di media, nei quasi 25 minuti a partita in cui calca il parquet realizza 10.2 punti che consentono alla The Flexx di raggiungere la salvezza. Lo stesso risultato viene centrato nel 18/19, stavolta a Reggio Emilia, in cui sotto la gestione Cagnardi gioca qualche minuto in meno (18.2 di media) ma conferma i progressi dall'arco.
ROTOLANDO VERSO SUD
Il viaggio di Raphael Gaspardo conosce una svolta dal punto di vista tecnico e tattico, ma anche geografico, durante la off season del 2019: dopo una prima parte di carriera trascorsa fra nord e centro nord, la New Basket Brindisi punta sulle sue caratteristiche fisiche per gettare le basi per una pallacanestro fatta di ritmo, alto numero di possessi ed elevato grado di spettacolarità. Il ragionamento che c'è dietro all'arrivo dell'altoatesino alla corte di Vitucci è quello che caratterizza un progetto a lungo termine fatto di scommesse e promesse - magari meno note ai più- scoutizzate approfonditamente e ritenute compatibili al mosaico brindisino: lo zoccolo duro negli anni si è composto di giocatori del calibro di Zanelli, Visconti e Mattia Udom, ragazzi dal rendimento assicurato a cui lo staff della Happy Casa ha dato la prima vera possibilità sul palcoscenico più luminoso del basket italiano. Lo spostamento di Gaspardo dal ruolo di 4 a quello di 3 avviene già durante la prima stagione, in cui Vitucci lo affianca a John Brown e Tyler Stone per sfruttare l'estremo atletismo a sua disposizione, anche se per pochi minuti: è un passaggio graduale a ciò che vediamo in questi giorni, ma nel 19/20 viene principalmente utilizzato come arma offensiva in uscita dalla panchina, spesso per cercare di recuperare con un break una situazione di svantaggio. Brindisi nel febbraio del 2020 è protagonista della seconda fantastica cavalcata consecutiva in Coppa Italia, a cui Gaspardo contribuisce in maniera decisamente positiva con quasi 8 punti a gara. A fine campionato invece i punti di media saranno 7.3, ma è la percentuale dalla lunga a distanza a colpire: il suo 39% certifica la bontà del lavoro svolto in palestra sin dal suo esordio fra i professionisti. I miglioramenti non sono passati inosservati nemmeno a Vitucci che nella scorsa stagione lo ha schierato stabilmente con Derek Willis e Nick Perkins, rendendolo in tutto e per tutto un esterno, capace di prendere una triola in angolo quasi sempre sopra alla testa degli avversari. La pericolosità al tiro è però diventata evidente in queste prime 13 partite di campionato in cui Gaspardo sta facendo registrare il career high alla voce punti (10.8), minuti giocati (25.9), percentuale dal campo (50%), da 2 (61.7%) ma soprattutto dal perimetro: dal suo esordio con Cremona ha quadruplicato i tentativi (4.3 a gara) convertiti con un ottimo 40%. In questo primo scorcio di stagione Vitucci sta massimizzando la versatilità del suo giocatore, inserendolo spesso in quintetti differenti, titolare o dalla panchina a seconda delle necessità tecniche. La versione più efficace è quella che lo vede in campo con Udom ed Adrian; insieme i tre rappresentano una minaccia irrisolvibile per le difese avversarie con i quasi 6 a rimbalzi offensivi a partita combinati, che contribuiscono a fare di Brindisi la migliore in questa specialità. La parola chiave però continua ad essere spaziature e la presenza dell'ala da Bressanone sul lato debole costringe gli avversari a fare scelte estreme: la pericolosità dall'arco ha accentuato la capacità di tagliare backdoor e di volare a rimbalzo indisturbato per un tap-in in schiacciata, mentre la capacità di partire in palleggio non ha fatto che arricchire il proprio arsenale offensivo. L'ultimo pezzo che manca in attacco è relativo ai tiri liberi, che realizza con poco meno del 66%: per un giocatore con un'elevata presenza nel pitturato è fondamentale non permettere che i difensori facciano fallo sistematico.
In difesa ovviamente, il passaggio al nuovo ruolo richiede una certa dose di tempo: il defensive rating è ancora troppo alto (106.8) ma le grandi capacità di stoppatore (0.6 a gara) consentono a Vitucci di nasconderlo tenendolo flottato il più possibile in mezzo all'area per disincentivare le penetrazioni avversarie. Lo step definitivo deve essere senz'altro quello della mobilità laterale, per non essere battuto dal palleggio dal proprio attaccante, ma l'evoluzione cui abbiamo assistito in questi anni e la velocità naturale dei piedi lasciano presagire margini di crescita ancora amplissimi.
Abituato alle cime delle sue terre, Raphael Gaspardo a quasi 29 anni ha tutta l'intenzione di raggiungere al più presto la vetta della sua pallacanestro.