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LBA International - L'ora di Banchero

Ha un futuro da protagonista in NBA, Intanto la nazionale italiana lo aspetta a braccia aperte,

LBA International - L'ora di Banchero

di Roberto Gennari

Pensare a quello che potrebbe essere Paolo Banchero in futuro, sia per lui che per la nazionale italiana, rientra in quella categoria di cose che ci fanno mormorare tra noi e noi, a voce bassa, “se è un sogno, non svegliatemi”. Certo, c’è la posizione numero 2 nel RSCI (Recruiting Services Consensus Index) Top 100, alle spalle dell’altro fenomeno Chet Holmgren e appaiato a Jaden Hardy. Certo, ci sono le sirene del draft NBA, che lo vedono come scelto nelle prime tre posizioni praticamente ovunque, in alcuni casi visto anche come prima scelta assoluta. C’è la chiamata di coach Mike Krzyzewski ai Duke Blue Devils, fucina di campioni come poche altre nella pallacanestro collegiale a stelle e strisce – ad oggi, sono ben 91 gli ex studenti  dell’ateneo con sede a Durham, North Carolina, ad aver poi giocato in NBA. Ma c’è, soprattutto, la sensazione che il lungo nato a Seattle da padre (di origini italiane) ex giocatore di football americano e madre ex giocatrice professionista di basket, sia il prototipo del giocatore di basket moderno, per caratteristiche fisiche e doti tecniche. Paolo, che uno dei più noti siti di draft reporting paragona – piuttosto ingenerosamente, a dire il vero – a Wendell Carter Jr, comunque discreto lungo in forza agli Orlando Magic (che con lui ha in comune la stagione giocata in maglia Blue Devils in NCAA), è già oggi in grado di essere un all-around player di livello assoluto tra i pro.

La prima cosa che salta all’occhio, ovviamente, è la verticalità: Banchero ha un’elevazione mostruosa, che unita all’altezza e alla lunghezza delle braccia ne fa un giocatore “da highlight”, e non a caso è stato il primo giocatore collegiale scelto per apparire nella più recente versione del più noto videogioco sulla NBA. Ma sarebbe riduttivo, oltre che sbagliato, concentrarsi esclusivamente su questo. Il numero 5 dei Duke Blue Devils è anche un ottimo ball handler, tanto di essere capacissimo di condurre lui stesso la transizione dal rimbalzo difensivo, nonché di attaccare i propri avversari in palleggio andando sia a sinistra che a destra. Ha una buona meccanica di tiro che gli permette di prendersi anche dei tiri dalla lunga distanza, anche se la cosa che lascia ben sperare i suoi estimatori è che sembra sempre molto “in controllo” di ciò che accade in campo e mostra di avere ancora margini di miglioramento, non solo nel tiro da tre punti, che a Duke manda a bersaglio con un comunque rispettabile 34%, ma anche nell’utilizzo del corpo quando attacca il ferro, aspetto questo che ovviamente si affina giocando con avversari di livello. In questa stagione collegiale sta mettendo in mostra anche delle buone doti da passatore (nella partita persa dai suoi contro Florida State ha chiuso a tre assist dalla tripla doppia, mettendo a referto anche 20 punti e 12 rimbalzi.

Uno dei massimi esperti di prospetti NBA, Jonathan Givony, già da aprile dello scorso anno lo aveva messo davanti a Holmgren come suo favorito per la prima scelta assoluta del Draft 2022, anche se va detto che ci sono due fattori che saranno determinanti affinché cioò avvenga. Il primo è chi si aggiudicherà la prima scelta assoluta: dovessero essere i Magic, per esempio, proprio perché hanno già un giocatore nel suo ruolo, dovranno decidere se mettere Carter sul mercato o se magari andare sul lunghissimo (e magrissimo) Holmgren, o puntare magari su Jabari Smith che sta facendo una stagione di altissimo livello ad Auburn. Il secondo fattore, poi, è ancora tutto da scoprire, ed è il rendimento che ognuno dei giocatori fin qui nominati avrà nella fase cruciale della stagione, quella che inizia tra poche settimane con i tornei di conference e che proseguirà fino al torneo NCAA, the big dance, la più importante vetrina per i giocatori universitari in vista di un approdo in NBA. Al momento in cui scriviamo, Duke ha un record di 4-2 nella competitivissima Atlantic Coast Conference, e nonostante ciò è l’unica squadra del raggruppamento ad essere inserita nella Top 25 NCAA, alla posizione numero 6. Merito soprattutto di Banchero, che guida la squadra in media punti segnati (oltre 18 a partita, sempre in doppia cifra nelle sue 17 apparizioni) e rimbalzi (7.6, dato sicuramente condizionato dalla presenza sotto le plance del secondo anno di 2.13 Mark Williams).

Ma il punto vero è che la scelta con cui verrà chiamato Paolo è solo un dettaglio, frutto come abbiamo appena detto di circostanze che non sempre sono sotto il controllo di un giocatore. Il punto è che Banchero è un giocatore con un presente radioso e un futuro davanti da protagonista in NBA, indipendentemente da quando il suo nome verrà chiamato da Adam Silver. E la nazionale italiana lo aspetta a braccia aperte, per proseguire nel cammino intrapreso in questi ultimi anni che sta riportando gli azzurri a competere nei più  importanti palcoscenici. Paolo metterà a disposizione centimetri, chili, versatilità, energia in attacco e in difesa. Vogliamo dirlo con una parola sola? Niente di più semplice: talento. Purissimo, tutto da scoprire e da ammirare. E sì, ogni tanto anche qualche giocata di quelle che finiscono negli highlight. Aspettate trepidanti, non ve ne pentirete.

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