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LBA International - Street art alla Fontecchio

Sulle orme di Polonara continua la sua scalata europea con la maglia del Saski Baskonia

LBA International -  Street art alla Fontecchio

di Cesare Milanti

Nel 2007, le sorelle californiane Christina e Veronica Werckmeister, insieme al basco Brenan Duarte, hanno fondato l’Itinerario Muralístico de Vitoria-Gasteiz. Camminando per i vicoli stretti e affascinanti del centro storico della capitale dei Paesi Baschi, infatti, si possono ammirare 19 opere - con alcune in programma nel futuro prossimo - di street art che arricchiscono di colori, luce e vibrazioni facciate di edifici storici e non solo. Nei momenti in cui questi artisti decidevano di dar voce a pareti anonime raccontando la storia e i miti di queste terre, ma anche lanciando forti messaggi che puntano alla coesione sociale e ai diritti dei cittadini, un 12enne nativo di Pescara probabilmente non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe trovato a vestire i colori della squadra di quella città. Perché a Vitoria, se si parla di baloncesto, non ci si riferisce ad altro se non al Baskonia. E Simone Fontecchio lo sa bene, dall’estate scorsa.

Un’estate che il numero 20 avrà in qualche metaforico modo fatto dipingere dagli stessi street artist, prima di appenderla in camera da letto. Dopo una prima grande stagione da protagonista in Eurolega con la maglia dell’Alba Berlino - conclusa con la vittoria della Bundesliga e a 10.6 punti di media in campo europeo -, infatti, il prodotto delle giovanili della Virtus Segafredo Bologna aveva attirato le attenzioni di svariate compagini nel Vecchio Continente, e probabilmente non solo. Il magico luglio (con una parentesi nei primi di agosto) della spedizione Azzurra guidata da Meo Sacchetti, però, ha innalzato ulteriormente la sua quotazione di mercato ai piani alti del basket europeo. Guida la rimonta contro Porto Rico, conferma il suo stato di grazia nella seconda sfida del Preolimpico ai danni della Repubblica Dominicana e risulta uno dei migliori nella magica serata di Belgrado, confezionando 21 dei 102 punti che permettono all’Italia di compiere l’impresa, staccando il pass per un Giappone a cinque cerchi. L’Olimpiade va alla grande, se non alla grandissima, considerando un’eliminazione ai quarti di finale contro la Francia poi medaglia d’argento, al termine di una gara giocata all’ultimo sangue dall’intero gruppo portato ai Giochi Olimpici, Fontecchio in primis: dà il massimo in difesa - come fatto dall’inizio dell’estate, aiutando a limitare l’MVP della passata Eurolega Vasilije Micic - e ne mette a segno altri 23, sfoggiando un arsenale realizzativo con pochi eguali nell’intera competizione. E la sensazione percepita da molti, dagli addetti ai lavori a chi ha avuto modo di appassionarsi alla cavalcata dell’Italbasket senza avere un gran background cestistico alle spalle, è che il timore che la stella di Simone Fontecchio si affievolisse con il passare delle stagioni fosse soltanto un brutto sogno.

Tutto ciò che di luminescente si vedeva fin dai suoi primi anni da professionista in bianconero si è leggermente affievolito in un’Olimpia Milano ricca di talento nella sua posizione, con l’allora giocatore biancorosso indietro nelle rotazioni con compagni di reparto come Alessandro Gentile, Rakim Sanders, Krunoslav Simon e Vlado Micov, tra gli altri. Nel 2017/2018 arriva una sorta di Ritorno al Futuro sotto la guida di Coach Sacchetti con l’approdo in prestito alla Vanoli Cremona, dove riemerge tutto il potenziale che era rimasto nascosto nel minutaggio limitato all’ombra della Madonnina. A 22 anni, con compagni di squadra come Drake Diener, Henry Sims, Darius Johnson-Odom e Kelvin Martin, l’italiano conclude la sua prima parentesi in carriera oltre la doppia cifra realizzativa di media, con 10.6 punti a gara. La crescita vede il suo naturale prosieguo dopo un’ulteriore pit stop meneghino, in cui vede le sue cifre ridimensionarsi: nell’annata 2019/2020, infatti, Fontecchio si accasa a Reggio Emilia, dove se possibile mostra una versione ancor più evoluta del ragazzo dal talento sconfinato di qualche anno prima. Nella compagine allenata da Maurizio Buscaglia, con tra gli altri Peppe Poeta e ancora Johnson-Odom come compagni, il pescarese si ritaglia lo spazio e le responsabilità che andava cercando da diverso tempo, emergendo come uno degli italiani migliori dell’intero campionato. La stagione si interrompe a causa dell’avvento della pandemia, ma da Berlino non intendono lasciarsi sfuggire l’occasione di portare un altro azzurro all’estero: gli indizi Michele Vitali, Achille Polonara, Nicolò Melli, Daniel Hackett e Gigi Datome fanno ben più di una prova.

È da qui che, viaggiando un po’ con la fantasia, si può dire che prenda piega l’avventura che lo porterà in una delle organizzazioni cestistiche più affermate e consolidate che ci siano in Eurolega. Sulla panchina del club tedesco, a limarne i (pochi) limiti tecnici e a esaltarne le qualità su ambo i lati del campo, c’è infatti Aito Garcia Reneses, uno che non ha mai guidato da bordocampo il Baskonia, seppur sfidandolo in diverse occasioni da allenatore di Barcellona, Gran Canaria e Badalona. Il tecnico spagnolo gli affida la titolarità nel ruolo che era di Rokas Giedraitis - accasatosi proprio alla compagine basca - e Fontecchio risponde spolverando una stagione che è una tessera perfetta da infilare nel puzzle della maturazione sul parquet. Un debutto da sogno contro il Maccabi Tel Aviv e la tripla decisiva con cui consegna la vittoria ai suoi contro l’ASVEL Villeurbanne sono solo alcuni dei momenti degni di nota nella prima stagione da titolare in Eurolega di Simone Fontecchio. E dunque si torna ai murales di Vitoria, tra quelle strade che sono state di campioni come Luis Scola, Pablo Prigioni e Andrés Nocioni, ma anche di nomi altisonanti del nostro basket come Giuseppe Poeta, Andrea Bargnani e Achille Polonara, l’ultimo italiano in grado di impersonificare alla perfezione il cosiddetto “Carácter Baskonia”: lottare su ogni pallone, fino all’ultimo secondo, dai cinque in campo alle migliaia di tifosi sugli spalti della Fernando Buesa Arena.

In quella che è stata finora una stagione non proprio facile nella capitale dei Paesi Baschi, con l’addio di Dusko Ivanovic e l’arrivo di Neven Spahija in panchina, una Liga ACB alle spalle di squadre sulla carta inferiori come Manresa, Badalona e Murcia, e soprattutto una prima parte di stagione in Eurolega ben lontana dal treno che porta ai playoff: al momento di queste parole, il Baskonia occupa la 15ª posizione nella massima competizione europea, davanti solamente ad ALBA Berlino, Panathinaikos e Zalgiris Kaunas. Eppure il 20 non molla, non l’ha mai fatto e sa che solamente lottando si possono raccogliere il frutti del cammino, un po’ come avvenuto nella magica estate tinta d’azzurro. Come detto da lui stesso in un’intervista rilasciata sui canali ufficiali del Baskonia, il consiglio migliore che gli possano aver dato è quello di “Disfrutar todo lo que estás haciendo en la vida”. Non c’è bisogno di traduzione, solo un po’ di colore. Pennello e palla in mano, Simone Fontecchio continua a dipingere pallacanestro.

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