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La scheda - Cameron Reynolds: tutta un'altra musica

Il talento della Dolomniti Energia è divenuto ben presto il leader offensivo della Dolomiti Energia sulle orme di Shavon Shields

La scheda - Cameron Reynolds: tutta un'altra musica

di Mikhail Laurenza 

Nella pallacanestro un giocatore in grado in ogni partita di mettere una gran quantità di punti a referto si definisce realizzatore, calco linguistico dell'inglese scorer, termine quest'ultimo ormai utilizzato con grande frequenza anche nel linguaggio cestistico italiano. Se a queste due parole si affianca l'aggettivo puro, ecco che subito il nostro pensiero si rivolge a quei talenti innati la cui naturalezza nel fare canestro sembra non provochi in loro alcun tipo di sforzo o fatica quando ricevono il pallone tra le mani. Negli ultimi 15 anni molte squadre europee hanno cercato questi potenziali fenomeni fra la NBA e la D-League (oggi rinominata G-League per ragioni di sponsorizzazione) ed anche in Italia sono passati atleti capaci di far infiammare il pubblico di casa con le loro giocate in isolamento: due nomi su tutti sono quelli di Allan Ray e MarShon Brooks. Non sempre però il passaggio da America a Europa, vuoi per ragioni di ambientamento, vuoi per ragioni regolamentari si è rivelato prolifico sin dal primo momento: se per esempio il primo dopo qualche infortunio in maglia Virtus Roma ha mostrato il suo reale valore a Ferrara, il secondo ha ha raggiunto poche volte i picchi di talento sperati in maglia Olimpia - su tutte la prova mostruosa sul campo di Reggio Emilia - prima di volare in Cina. Esistono viceversa casi in cui l'impatto è talmente immediato da cambiare la stagione di una franchigia: Cameron Reynolds, per esempio, è sicuramente uno dei motivi per i quali la Dolomiti Energia Trento dopo sei stagioni è riuscita a centrare la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia. La sua annata da rookie fino ad ora sta confermando l'ennesimo ottimo lavoro dello storico GM Salvatore Trainotti - che ci ha abituato ormai a colpi di questo genere - e di coach Lele Molin, che ha cucito addosso all'ala nativa di Pearland il ruolo di leader offensivo della squadra: i numeri della matricola sono estremamente positivi e con lui l'Aquila può sperare di ripetere gli exploit delle stagioni 2016/2017 e 2017/2018, quando a guidarla era un altro ragazzo semi-sconosciuto di nome Shavon Shields.

 

DA TULANE A TOKYO

Si dice spesso che i giocatori con grande feeling per il canestro abbiano una sorta di spartito musicale in testa che cercano di interpretare durante la partita: ogni palleggio, ogni corsa a canestro, ogni ricezione sono scanditi da una musicalità che dà ritmo al gioco, e più questo ritmo si fa regolare e continuo, più le probabilità di assoli e di segnare punti ad alto coefficiente di difficoltà e spettacolarità aumentano. La musica, in tutti i sensi, di certo non è mancata nella carriera di Cam Reynolds, che è cresciuto cestisticamente nel piccolo college di Tulane - alma mater di un altro grande del nostro basket, Linton Johnson - a pochi chilometri da New Orleans, riconosciuta universalmente come la patria del jazz. Con i Green Wave il texano ha portato a termine tutto il percorso universitario, ricevendo nell'anno da junior il premio come giocatore più migliorato della ACC. Nonostante non sia stato chiamato al Draft NBA del 2018, dopo gli ottimi numeri con gli Stockton Kings nella Lega di sviluppo americana ha ricevuto la prima chiamata al piano superiore da Minnesota Timberwolves mettendo in mostra sprazzi del suo potenziale, cominciando da lì un saliscendi fra le due leghe terminato con l'esperienza agli Houston Rockets. Il talento e la naturalezza del suo gioco non sono però passati inosservati nemmeno ad uno dei massimi intenditori mondiali come Gregg Popovich, che lo ha inserito nella lista dei giocatori pre-selezionati da team USA e volati a Tokyo per allenarsi e "allenare" le superstar in vista delle Olimpiadi poi stravinte dalla formazione americana guidata da un immenso Kevin Durant: nell'estate del 2021, quindi, la scelta di tentare la strada europea per trovare minuti e spazio che Trento non ha esitato a dargli.

 

I NUMERI

La conformazione della Dolomiti Energia 21/22 affidata a Lele Molin ricorda come tipologia di squadra quella delle due edizioni passate alla storia del basket trentino e capaci di raggiungere la finale scudetto per due edizioni consecutive: si tratta di un roster estremamente atletico e fisico, con un lungo undersized come Caroline a non dare punti di riferimento e Jonathan Williams ad interpretare il ruolo che era di Beto grazie al suo atletismo e alla capacità di correre il campo palla in mano. Il coach veneto conscio del talento e della sua duttilità ha sin da subito lasciato libertà di inventare a Reynolds, il cui devastante impatto sulla LBA è descritto solo parzialmente dai numeri: ad oggi è il quinto marcatore assoluto del campionato con 15.8 punti a partita ed è quarto per triple tentate con 7 di media, che converte con un notevole 38.4%. I suoi 4.5 rimbalzi contribuiscono non poco alla causa di Trento che è quarta per rimbalzi offensivi (10.8), segno di una squadra che manda spesso è volentieri almeno tre se non quattro giocatori a lottare sotto al ferro per conquistare il pallone, ma il dato che sicuramente balza più all'occhio è quel +2.8 di plus-minus: nei minuti in Cam Reynolds è in campo l'Aquila (-0,1 di plus-minus di squadra) parte da una posizione di vantaggio sugli avversari.

IL CAMPO

Come dichiarato nella puntata del podcast ufficiale dell'Aquila Trento, la difficoltà maggiore nel passaggio NBA ed Europa è stata quella di adattarsi alle differenti dimensioni del campo e all'utilizzo più continuativo della zona, ma l'infinito arsenale offensivo ha sopperito sin dal primo istante a queste difficoltà. Nel gioco a metà campo di Molin, Reynolds parte principalmente da 3 sul lato debole pronto a ricevere il pallone dal passaggio skip di uno dei due esterni: i bianconeri non hanno una grande circolazione palla (ultimi per assist serviti con 12.7 di media), ma il motivo risiede essenzialmente nell'abilità uno contro uno di Flaccadori e Bradford, capaci di creare sempre un vantaggio dal palleggio e costringere il difensore sul lato debole di flottare in maniera decisa. Nonostante l'alto numero di triple tentate, Reynolds non si può propriamente definire un tiratore spot up, infatti una volta ricevuto il pallone il suo primo istinto è quello di mettere la palla per terra per trovare quel ritmo jazz che condiziona la sua pallacanestro: il palleggio serve a creare più opzioni ed è lo step back dai 6.75 quella più esplorata. Grazie al suo rilascio velocissimo e al gioco di gambe il sul difensore finisce spesso fuori equilibrio senza riuscire a contestare il tiro. Molto efficace è anche il gioco dal midrange; Reynolds infatti grazie alla sua stazza fisica riesce a guadagnare spazio in palleggio verso il gomito della lunetta, punto nel quale riesce a creare separazione per scagliare il suo solito tiro buttandosi all'indietro. Quegli stessi centimetri e chili che sovente ha in più rispetto agli avversari, permettono anche a Molin di sfruttarlo come opzione primaria in post basso, come visto nell'ultima sfida contro Varese in cui ha dominato mettendo a segno 26 punti. Ciò che colpisce di più però è la sua capacità di attaccare il ferro dal palleggio, cosa che preferisce sfruttare soprattutto in situazioni di mezza transizione: come Devon Hall, è un mancino che non ha nessun problema ad andare a destra con la mano debole, riuscendo quasi sempre a trovare il canestro in situazione di traffico. Il sul gioco è sinuoso, l'eleganza dei movimenti lascia l'impressione a chi guarda che non faccia nessun tipo di fatica sui 28 metri. Certo, ci sono aspetti su cui può migliorare, per esempio colpisce il fatto che nonostante l'elevato numero di possessi a disposizione si limiti a poco meno di due viaggi e mezzo in lunetta: con quelle gambe e quella bravura nel resistere al contatto, aumentare il numero dei liberi potrebbe dissuadere ancor di più i difensore dal mettergli le mani addosso. Proprio in virtù di quelle straordinarie gambe, l'aspetti difensivo è quello che ha i margini di miglioramento più ampi, infatti il dato sul defensive rating è abbastanza basso (109.6): Reynolds è un più che discreto difensore sulla palla, ciò su cui senz'altro migliorerà è la capacità di seguire ed intuire i tagli del suo attaccante; col suo fisico infatti può tranquillamente resistere in post contro un avversario più grosso di lui o seguire un tiratore più veloce sui blocchi.

Di certo quel che rimane è che raramente una matricola in LBA ha avuto un esordio migliore di Cameron Reynolds, che ora con l'Aquila vuole provare a sorprendere anche alle Final Eight di Pesaro, là dove Trento non approdava da 6 anni.

Con Cam è davvero tutta un'altra musica.

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