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LBA International - Daniele Baiesi

La storia del Direttore sportivo attualmente alla corte del Bayern Monaco

LBA International - Daniele Baiesi

di Cesare Milanti

L’Eurolega, cosa nota, è una lega in cui il talento indivuale e collettivo si spreca. Il livello più alto che si possa raggiungere nel Vecchio Continente, il soffitto nella reggia della pallacanestro europea. Si tratta di una competizione in cui leggende di questo sport hanno scritto la storia, consolidato le proprie legacy e portato all’apice del successo (e dei successi, talvolta) compagini dal fascino immortale. Pensiamo alle due storiche greche, il Panathinaikos e l’Olympiacos, oppure al Maccabi Tel Aviv; e poi il Barcellona e il Real Madrid, la passione che si vive allo Zalgiris Kaunas e gli anni d’oro al Fenerbahce.

Come tutti i grandi environment sportivi, però, anche l’Eurolega ha i suoi anatroccoli nel lago in cui si stanziano i cigni. Bellissimi, bisogna dirlo, ma inaspettati: le sorprese che ogni anno la competizione riserva sono una parte fondamentale del seguito incontrastato che è riuscita a coltivarsi con il passare degli anni, specialmente dal 2000 in poi, con l’inizio della “nuova era”. Solo riflettendo sul passato recente, gli esempi si sprecano e non si contano sulle dita di una mano: lo Zalgiris Kaunas 2017/2018 di Sarunas Jasikevicius, capace di approdare alle Final Four così come le outsider di due stagioni precedenti, il Lokomotiv Kuban di Malcolm Delaney e il Baskonia di Toko Shengelia e Mike James. Oppure quelle compagini in grado di stupire senza necessariamente strappare l’upset per l’invito al grande ballo che si disputa nel mese di maggio, quest’anno a Belgrado. Tra di loro, emerge il Bayern Monaco dell’annata 2020/2021, condizionata per l’assenza di pubblico da mesi in cui la pandemia entrava ancora a gamba tesa nel mondo dello sport ma caratterizzata da delle serie playoff al cardiopalma.

Ricordate tutti la rimessa di Kyle Hines per Zach LeDay che ha dato la vittoria in Gara 1 a Milano, no? O l’alley-oop vincente per Vladimir Lucic nel contropiede che ha consentito ai bavaresi di pareggiare la serie sul 2-2. Senza tralasciare un ultimo minuto da cardiopalma per i meneghini al Mediolanum Forum, con la squadra allenata da Andrea Trinchieri che era riuscita a rientrare miracolasamente dopo che Shields sembrava aver congelato la gara sul +12, con l’ennesima tripla di una prestazione for the ages.

Beh, se i tedeschi hanno contribuito in larga parte a lasciare impressa nella memoria collettiva una bagarre così agguerrita con l’Olimpia Milano, il merito è anche di chi non ha smesso di credere nelle potenzialità di questo progetto quando al momento dell’interruzione della stagione 2019/2020 si trovavano in ultima posizione, appollaiati allo Zenit San Pietroburgo. Non era ancora la squadra di Trinchieri, sotto il ferro circolava Greg Monroe e Petteri Koponen non era ancora sbarcato a Reggio Emilia, ma dietro alla scrivania, nell’ufficio del direttore sportivo del club a Monaco di Baviera, sedeva Daniele Baiesi. Uno di quelli che “non ha smesso di crederci”.

L’uomo che affianca il general manager dei tedeschi Marko Pesic sbarca nella città dei bavaresi nel luglio 2017, nel bel mezzo di un percorso di crescita che l’ha visto partire realmente dal basso. Una di quelle gavette gratificanti, ricche di esperienze destinate a non concludersi sicuramente presto. E indubbiamente di scenari inaspettati, considerando che quando si iscrive all’Università di Bologna (città in cui nasce il 17 settembre 1975) il primo pensiero non va direttamente alla pallacanestro: studia per diventare direttore commerciale, il che lo aiuterà nel corso della sua vita vicina al parquet, ma non necessariamente inglobato nel panorama cestistico. Quando arriva la chiamata di Biella nel 2005, però, è difficile rifiutare.

In Piemonte trascorre quattro anni, così divisi: i primi due come team manager ed head scout, gli ultimi come general manager e direttore sportivo. Sono le stagioni dell’apice cestistico biellese, con le preghiere dei tifosi al Santuario di Oropa che si mutano in fatti tangibili anno dopo anno. Arrivano due quarti di finale, una Coppa Italia e una storica semifinale Scudetto, persa contro l’Olimpia Milano ma che vale un’inedita regular season di Eurocup nell’annata successiva. È una squadra piena zeppa di talento, tra Jonas Jerebko e James Gist, Reece Gaines e Joe Troy Smith, fratello maggiore del Jaime che farà impazzire Cantù e Sassari. È la prima avventura ad alto livello di Baiesi, il primo amore, l’ambiente familiare e accogliente, quello che lo fa responsabilizzare a tal punto da fargli credere di “sapere ormai tutto” nel suo campo.

Gli anni che seguono, infatti, sono un salto totale in un mondo completamente nuovo. Se a Biella aveva assaggiato un’esperienza formativa nel mondo della pallacanestro, l’abbuffata che segue è degna di un ristorante stellato, alla corte dei Detroit Pistons come Chief of International Scouting dal 2009 al 2014. Stagioni in cui in Michigan non si vive l’atmosfera dei playoff, tantomeno l’ambizione di puntare a riportare il titolo in città dopo il 2003/2004 da Bad Boys, ma che fanno fare un salto di qualità straordinario a Daniele Baiesi in termini di conoscenza e preparazione delle dinamiche off the court all’oggi defunto Palace of Auburn Hills. Di certo un’esperienza ricca, visto che il suo compito era quello di osservare aspetti di gioco ma anche attitudinali di prospetti nella stragrande maggioranza delle competizioni globali, eccezion fatta per il territorio a stelle e strisce. Nel suo periodo a Detroit, sono transitati nomi come Gigi Datome e la sua vecchia conoscenza Jonas Jerebko - fondamentale per il suo approdo negli USA, perché gli scout dei Pistons venivano in Piemonte per visionarlo e sono entrati in contatto con lo stesso Baiesi -, ma anche ulteriori conoscenze del nostro campionato Austin Daye e Peyton Siva.

È una formazione che potrebbe spingerlo verso lidi e responsabilità lavorative differenti, ma il richiamo europeo è troppo forte: nel 2014, si pongono le basi per la creazione di una sorta di enclave italiana in Alta Franconia. Al Bamberg, infatti, vengono chiamati sia Daniele Baiesi che Andrea Trinchieri: il primo reduce da anni in cui ha visionato migliaia di prospetti in giro per il mondo, il secondo da una finale di Eurocup persa con l’UNICS Kazan e dall’esperienza da CT della Grecia. Una scelta audace ma studiata, che porta i suoi frutti: nei tre anni in cui Baiesi lavora come direttore sportivo del club, arrivano tre Bundesliga, una BBL-Pokal e una Supercoppa di Germania, oltre a due partecipazioni consecutive in Eurolega. Soprattutto, si viene a formare un nucleo di connazionali che farà la fortuna del club: Baiesi, Trinchieri e l’assistente allenatore Federico Perego, ma anche l’esplosione di Nicolò Melli e l’apporto straordinario di ex protagonisti del nostro campionato come Brad Wanamaker (visto a Pistoia), Nikos Zisis (giocatore in passato di Treviso e Siena) e Leon Radosevic (ex Milano). Quell’avventura ha in una delle sue prime tappe una sconfitta di 40 punti contro il Bayern Monaco. Strano come lavora il destino.

Se torniamo all’incipit riguardante l’exploit dei bavaresi nelle ultime due stagioni in Eurolega, non si può non citare un ulteriore nucleo di italiani. Ancora Trinchieri, arrivato a bordo nell’estate 2019, ma anche il suo ex assistente Adriano Vertemati (a inizio 2021/2022 sulla panchina di Varese), un prospetto interessante come Sasha Grant (ora in prestito a Verona) e Diego Flaccadori, autore di una stagione da leader nella sua Dolomiti Energia Trentino ma plasmato e trasformato in Germania, dove potrebbe tornare nella prossima stagione. E, ancora una volta, Daniele Baiesi, che ha sposato in pieno un progetto che lo legherà a Monaco di Baviera fino al 2023.

Da quando è approdato ai rivali del Bamberg, le sue strategie sono state chiare e definite, come affermato da lui stesso: “Sto provando a definire una lista di principi e di qualità che si cercano in un giocatore rispetto al sistema che si vuole adottare”. La parola chiave è in questa dichiarazione, e va sottolineata: “sistema”. Il gruppo sopra il singolo, un modello che porta a livelli probabilmente mai più raggiungibili in carriera giocatori come Jalen Reynolds (visto a Recanati e Reggio Emilia) e Wade Baldwin IV. Eleva da giocatori di sistema a elementi imprescindibili giocatori come Zan Sisko e Nick Weiler-Babb, si fonda sull’esperienza e il talento di Vladimir Lucic, Paul Zipser e Othello Hunter, consolida il suo potenziale su entrambi i lati del campo con gli innesti di Corey Walden, Ognjen Jaramaz e Darrun Hilliard, inizialmente un rimpianto di Baiesi quando non era riuscito a portarlo al Bayern prima di quest’annata.

E se a Bamberg il suo binomio con Trinchieri aveva trascinato con sé una condivisione assoluta (“il primo mese l’abbiamo passato vivendo insieme”), il rapporto si fortifica ulteriormente all’Audi Dome, fortino in cui ormai ogni compagine di Eurolega vorrebbe non mettere piede. Lo sa bene il Barcellona di Sarunas Jasikevicius, che in Gara 4 di una serie playoff apparentemente già scritta ha disputato la sua peggior prestazione realizzativa all-time ai playoff, con soli 52 punti segnati. I blaugrana hanno poi staccato il pass per le Final Four di Belgrado, ma i bavaresi hanno giocato senza l’apporto di Corey Walden e in buona parte di Darrun Hilliard.

Rimane una fase finale di Bundesliga da disputare in questa stagione, e tante altre avventure dietro quella scrivania a Monaco di Baviera. Cambieranno i giocatori, forse Andrea Trinchieri si cimenterà in una nuova sfida sulla panchina di una contendente ai piani alti dell’Eurolega. Ma il sistema e il gruppo vinceranno sempre, come ha imparato Daniele Baiesi da Biella ad oggi, passando per l’NBA da scout e Bamberg. La strada è lunga, le vie della pallacanestro abbiamo imparato essere infinite: c’è chi riesce a intraprenderle meglio di altri, come proprio Daniele Baiesi.

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