Di Mikhail Laurenza
Dalle parti del Taliercio recitare a memoria la formazione dell’Umana Reyer Venezia delle ultime sei stagioni risulta automatico come elencare gli undici protagonisti della finale dell'Italia Mundial di Spagna '82: De Nicolao, Tonut, Bramos, Daye, Watt; dalla panchina Stone.
La cosa risulta più che comprensibile, dato che questi sei rappresentano lo zoccolo duro di una squadra che dal 2017 ad oggi ha fatto la storia della città mettendo in bacheca due scudetti, una Coppa Italia e una FIBA Europe Cup grazie alla direzione eccezionale di un uomo che fa ormai parte della Pleiade dei coach italiani come Walter De Raffaele.
Durante ogni finestra estiva e invernale il presidente Federico Casarin ha messo attorno ai sei veterani giocatori perfettamente funzionali e in grado di tenere gli orogranata sempre ai massimi livelli nazionali: per la laguna sono passati infatti professionisti del calibro di Marquez Haynes, Esteban Batista, Gasper Vidmar, Deron Washington e l'MVP delle finali del 2017 Melvin Ejim. In questa stagione, dopo una partenza claudicante, la risalita fino al quinto posto è iniziata grazie all'intuizione della dirigenza di puntare sui due Jordan: il primo, Morgan, centro finalista di Eurocup nel 2021 e il secondo, Theodore, nella sua seconda edizione italiana dopo l'esperienza scudettata all'Olimpia Milano. Quello arrivato a Venezia però è un giocatore diverso rispetto a quello del 2018, che ha saputo nel corso del tempo trovare il giusto equilibrio fra i suoi istinti da playmaker puro e la capacità di migliorare le sue caratteristiche tecniche per diventare un attaccante efficace nel basket moderno.
NON SOLO PASS-FIRST PLAYER
Uscito da Seton Hall, stessa alma mater di una leggenda europea come Nick Galis, il Theodore dei primi anni nel vecchio continente è un giocatore più propenso a mettere in ritmo i compagni piuttosto che a ingrassare il tabellino personale: a Bourg (nel 2015) viaggia a 6.7 assist di media e quasi 9 tentativi a partita, dei quali solo 2 da tre punti realizzati solamente nel 21.6% dei casi. L'evoluzione da playmaker puro a point guard comincia già diventare però visibile a Bandirma, dove nel 2016-2017 conduce il Banvit alla magica accoppiata Champions League-Coppa di Turchia viaggiando a oltre 17 punti di media con quasi il 34% da 3 su quattro tentativi. L'anno successivo è quello in cui sbarca al Forum: a Milano conquista lo scudetto e torna ad essere quel regista ordinato visto agli inizi della sua carriera. Dopo un lungo girovagare fra Turchia, Russia e Giappone eccolo quindi di nuovo in Italia, alla Reyer, dove in 13 partite di Regular Season la squadra di De Raffaele ha fatto registrare un record di 8 vittorie e 5 sconfitte balzando dall'undicesimo al quinto posto. In sei mesi l'impatto dell'uomo da Englewood è stato sensazionale perché, insieme alla classica capacità di distribuire assist (settimo in classifica con 4.8 a gara) ha saputo coniugare grandi istinti offensivi: rispetto al periodo Olimpia è passato da 10.4 a 13.2 punti a partita aumentando il numero di conclusioni dall'arco (da 3.0 a 4.2) passando dal 25% a quasi il 31%. C'è poi un ultimo numero da considerare, quello relativo al plus-minus: quel +3.2 è un altro tassello che spiega l'importanza di Theodore all'interno del solido sistema veneziano in cui l'americano si è integrato perfettamente.
L'UOMO IDEALE PER ORCHESTRARE L'ATTACCO
Passando al campo, le qualità di Theodore sono ideali per giocare il basket che tanto piace al proprio allenatore: il controllo del ritmo è uno dei punti di forza del numero 25 che raramente cerca la transizione ma preferisce ragionare a metà campo proprio come la filosofia proficua di De Raffaele insegna.
La prima scelta dell'attacco della Reyer è caratterizzata dalla cosiddetta dalla floppy action per servire due tiratori efficaci come Bramos e Vitali o per sfruttare la ricezione e penetrazione di Tonut. La qualità da bloccanti di Watt e Brooks facilita il lavoro di Theodore che ha quasi sempre dei tempi perfetti per mettere in ritmo i propri compagni. Ma l'azione di Venezia non si conclude nei primi secondi, l'idea è quella in molti casi di servire nuovamente la palla al proprio playmaker per giocare il pick 'n' roll con Mitchell Watt e provocare un cambio avversario: se questo non succede, Theodore preferisce partire a sinistra per servire il roll del suo compagno sotto canestro, in caso contrario cercherà di andare fino in fondo con la destra per due punti facili, soluzioni che in questa stagione si sono verificate con enorme successo e che sono valse la vittoria anche in Gara 1 di Playoff contro Tortona. Negli anni però l'ex Aek Atene - fra le altre - ha saputo evolvere il proprio gioco per adattarlo al basket contemporaneo, costruendo un tiro in step back da tre punti che ormai si prende con una certa continuità per complicare il game plan difensivo avversario.
LA METÀ CAMPO DIFENSIVA
C'è poi la parte che riguarda la difesa, altro aspetto in cui la point guard del New Jersey è migliorata esponenzialmente negli anni, arrivando ad integrarsi perfettamente in uno dei sistemi migliori d'Italia da questo punto di vista come quello orogranata. Nonostante i 182 centimetri, Theodore è un giocatore estremamente fisico e muscolare e questo gli consente di passare efficacemente sui blocchi senza perdere contatto dal palleggiatore avversario o di resistere ai contatti contro un lungo in post in caso di cambio difensivo. Raramente quando è in campo De Raffaele sceglie il cambio, mossa vincente perché la velocità di piedi lo rende un ottimo difensore sulla palla. Se vogliamo trovare un punto meno forte riguarda probabilmente la difesa off the ball che qualche volta causa un taglio dell'attaccante da cui viene colto di sorpresa. Anche in attacco non risulta essere un giocatore di grande movimento lontano dalla palla, ma i continui miglioramenti mostrati in questi anni fanno pensare che potrebbe sopperire facilmente a queste lacune.
LEADERSHIP
Esiste infine un lato intangibile e non quantificabile che è quello della leadership: appena giunto al Taliercio Theodore si è preso da subito la squadra sulle sue spalle come ogni playmaker di alto livello, mostrando grandi doti vocali sia durante il gioco che nei timeout, permettendogli di inserirsi velocemente in quello zoccolo duro veneziano tanto da sembrare un veterano della squadra veneziana. In gara 1 al PalaEnergica è stato uno dei grandi protagonisti del successo della Reyer contro Tortona, mentre in gara 3, con la serie in parità, è risultato essere l'MVP dei suoi nonostante la sconfitta.
Nonostante la Bertram abbia questa sera il primo match-point, la storia ci ha insegnato a non scommettere mai contro l'Umana Reyer Venezia di Walter De Raffaele, capace di imprese storiche che restano impresse nella storia cestistica degli ultimi anni: con Jordan Theodore dalla propria parte un nuovo capitolo potrebbe essere presto aggiunto.