Di Edoardo Pollero
Come il protagonista del famoso testo di Italo Calvino “Il barone rampante”, anche Billy Baron ha fatto le sue esperienze in giro per il mondo: un viaggio cominciato con i college degli Stati Uniti d'America e giunto fino al bosco verticale del capoluogo lombardo. Nel mezzo ci sono otto stagioni trascorse tra Lituania, Belgio, Spagna, Turchia, Serbia e Russia dove ha lasciato ricordi indelebili alle tifoserie (specialmente nelle ultime due destinazioni) e si è dimostrato un giocatore capace di adattarsi alle specifiche richieste dell'allenatore; non è certo un caso il fatto di vederlo alla corte di coach Ettore Messina, un punto di arrivo a cui ambiscono tutti i grandi giocatori di livello internazionale. Il cognome Baron non è nuovo alla pallacanestro nostrana, la quale ha avuto il piacere di vedere le qualità del fratello maggiore di Billy – Jimmy (all'anagrafe James Edward Baron, Jr.) - nella stagione 2013-2014 con la divisa della Virtus Roma, chiusa a 12.2 punti di media il 45.2% da 2, il 39.9% da 3 e il 94.7% dalla lunetta.
In uscita dall'high school l'offerta di una borsa di studio da parte di un ateneo prestigioso come Virginia sembra l'occasione della vita per un futuro in NBA, ma la scintilla con coach Tony Bennett non scatta e così il nativo di Altoona (Pennsylvania) si trasferisce nel Rhode Island; anche con i Rams non sembra esserci la chimica giusta e il giovane Baron quasi all'ultima spiaggia accetta l'offerta di papà Jim di giocare per lui a Canisius, un college modesto di prima divisione in quel di Buffalo, New York. Nei due anni sotto la guida del padre, Billy si distingue come giocatore all-around abbinando leadership e doti da scorer puro a quelle di difensore e passatore con una visione di gioco interessante; ciò che salta agli occhi è decisamente la sua precisione nel tiro da oltre l'arco, registrando miglioramenti nelle percentuali da una stagione all'altra (39% nel suo primo anno con i Golden Griffins e 42.4% al termine del secondo). Le sue prestazioni non gli valgono una chiamata al Draft NBA del 2014, ma alcune squadre europee decidono di mettere gli occhi sopra al 24enne dopo la Summer League disputata in maglia Chicago Bulls, tra queste c'è il Rytas Vilnius che lo firma per un anno e gli dà modo di mettersi in mostra sia nel campionato nazionale sia in EuroCup.
L'approccio col basket europeo ha alcuni alti e bassi e la sua esperienza in Lituania si chiude registrando le medie più basse della sua carriera, ma il suo linguaggio del corpo non passa inosservato e la chance per lanciarsi a pieno ritmo nella pallacanestro del vecchio continente arriva dallo Spirou Charleroi. In Belgio esplode e grazie alle prestazioni nella Belgian League attira le attenzioni prima dell'UCAM Murcia e successivamente dell'Eskisehir; Baron nel corso degli anni è diventato un giocatore differente: più maturo, meno scorer e più playmaker oltre ad aver acquisito una rara capacità di controllare il ritmo del gioco quando porta la sfera; abbandona la difesa da hustle player e la sostituisce con una pressione continua sul ricevitore, rendendogli la vita impossibile non appena gli viene consegnata la palla. Il cambio repentino nel gioco di Billy Baron lo etichetta come giocatore must have per una squadra che vuole competere in campo nazionale e in campo europeo; non a caso attira l'attenzione della Stella Rossa e al suo primo anno in biancorosso vince i premi di MVP delle finali della Adriatic League e della Serbian League. Il suo impatto è talmente importante per la squadra serba da diventare un elemento imprescindibile, ma la sua etica del lavoro unita al grande impegno sul parquet gli vale l'interesse (e il successivo ingaggio) dello Zenit San Pietroburgo: con il club russo, il classe 1990 conquista la VTB League e il premio di miglior sesto uomo del campionato al termine della stagione 2021/2022.
Le caratteristiche di Baron per il gioco dell'Olimpia Milano saranno fondamentali sia nel caso in cui gli vengano consegnate le chiavi del gioco per guidare il quintetto iniziale sia che lo si voglia sfruttare in uscita dalla panchina, situazione in cui abbiamo visto essere una risorsa preziosa. Con l'approdo nel capoluogo lombardo, il nativo di Altoona avrà meno responsabilità come playmaker – ruolo che con l'infortunio di Napier era tornato a vestire con assiduità in divisa Zenit – e potrà essere sfruttato maggiormente nel suo ruolo naturale, ossia da tiratore in uscita dai blocchi. Viste le alte percentuali registrate in carriera da tre punti (quasi sempre tra il 39 e il 45%), Baron in poco tempo è diventato un cecchino anche in Eurolega. Non particolarmente avvezzo nel concludere al ferro, sa comunque destreggiarsi nelle difese trafficate chiudendo l'azione con un floater all'ingresso del pitturato. L'intesa con i compagni di squadra non sarà complicata da instaurare: lo statunitense sfrutterà i lunghi impegnati nel ruolo di bloccanti per colpire dove fa più male e allo stesso tempo offrirà le sue doti da difensore in aiuto per stoppare le azioni offensive degli avversari.
Un valore aggiunto per il nostro campionato, Billy Baron si pone immediatamente l'obiettivo di diventare un elemento fondamentale per le rotazioni di coach Ettore Messina continuando quello sviluppo che è sempre stato la chiave dei suoi successi in carriera. Partito come semplice scorer nel college allenato da papà Jim, a quasi 32 anni l'ex giocatore dello Zenit è un giocatore arrivato nel suo prime e per questo in grado di eseguire ogni compito gli venga richiesto. Grazie alle varie esperienze maturate nel corso della sua carriera, Baron può funzionare da supporto offensivo per colui che ricoprirà il ruolo di scorer primario dei meneghini; inoltre, dal suo passato potrà rispolverare quelle giocate da ruba palloni che l'allenatore richiede ed apprezza dai suoi uomini. Tra passato, presente e futuro, vedremo la guardia americana sfoderare tutte le armi a sua disposizione per permettere alla sua nuova compagine di rendersi sempre più competitiva su entrambi i fronti italiano e internazionale in cui sarà coinvolta.