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La scheda - Con Ike Iroegbu la Nutribullet Treviso ingrana le marce alte

Il playmaker americano con passaporto nigeriano è alla prima esperienza in Italia

La scheda - Con Ike Iroegbu la Nutribullet Treviso ingrana le marce alte

Di Matteo Puzzuoli

La Nutribullet Treviso di coach Marcelo Nicola è una delle squadre della Lega Basket Serie A che più ha cambiato pelle in quest’estate. Oltre ad aver riformato quasi tutto il parco italiani con le aggiunte di Alessandro Zanelli, Alvise Sarto e Alessandro Simioni - che si uniscono ai giovani Mikk Jurkatamm, Enrico Vettori e Leonardo Faggian - la dirigenza trevigiana ha cambiato volto anche nel reparto stranieri. Solo Michal Sokolowski manterrà il proprio ruolo di playmaker secondario nello spot di guardia/ala piccola; sotto canestro è arrivato l’atletismo di Derek Cooke e la versatilità di Paulius Sorokas, tra gli esterni ci si affiderà al talento immarcescibile di Adrian Banks e alla freschezza dell’ala Mikael Jantunen mentre le chiavi della cabina di regia sono state principalmente riservate al classe 1994 nigeriano di formazione americana, Ike Iroegbu.

Nato a Sacramento, non è stato abituato subito a grandi palcoscenici o luci della ribalta ma, dopo aver mostrato una certa maturità all’high school tra Elk Groove (California) e soprattutto Mouth of Wilson (Virginia, in cui chiude una stagione da 12 punti, 4 assist e 4 rimbalzi di media), arriva la chiamata di un college di Division I della NCAA, Washington State. Anche con i Cougars la crescita è piuttosto graduale e ha visto un’esplosione principalmente nell’ultimo paio di stagioni (2015/16 e 2016/17), quando si è imposto stabilmente come leader della squadra. A suo supporto ci sono state anche le cifre, visto che ha viaggiato a 12.7 punti, 3.8 rimbalzi e 3.6 assist di media, mettendo in mostra un atletismo decisamente sopra la media per un giocatore alto solo 188 cm.

Terminata l’esperienza universitaria, Iroegbu non viene scelto al Draft NBA 2017 ma si ritaglia un posto da protagonista negli Agua Caliente Clippers - affiliata in G-League dell’omonima franchigia di Los Angeles – registrando medie simili a quelle siglate al college e firmando un high di 29 punti. La sua incostanza nel tiro da tre punti (26.6% di realizzazione) e la mancanza di centimetri, tuttavia, non gli danno mai l’opportunità di affacciarsi al piano superiore e così decide di trasferirsi in Europa, precisamente a Jena in Germania. Il Vecchio continente sembra decisamente fare al caso suo e la BBL è il giusto palcoscenico di livello medio per fare il salto di qualità; nonostante Iroegbu ce la metta tutta per farsi valere, i risultati della squadra sono piuttosto negativi e così, a febbraio 2019, decide di spostarsi in Lituania in un club storico qual è il lituano Lietkabelis Panevezys. Le attenzioni su di lui aumentano di giorno in giorno, anche perché il tiro da tre punti ora sembra funzionare (41.7% e preso con maggiore sicurezza). La confidence acquisita nella prima stagione europea lo convincono a riprovare la strada della G-League ma ai Capital City Go-Go (affiliata dei Washington Wizards) le cose non vanno come sperato: le cifre calano (8 punti e 2.3 assist di media), aumentano le palle perse e diminuisce la fiducia degli scout nel resto del mondo nei suoi confronti.

La pandemia del 2020 lo convince così a cercare qualche squadra più stabile che voglia davvero investire su di lui e ancora dalla Germania, stavolta dal Rasta Vechta, sembra arrivare la chiamata giusta. La squadra però è in una situazione tutt’altro che semplice a tutti i livelli e Iroegbu è costretto a cercare immediatamente una nuova casa, trovandola nella seconda serie francese, a Rouen. Bastano 13 partite, quasi 20 punti di media, le percentuali al tiro migliori della carriera (50% da due, 45.9% da tre e 82.5% ai liberi) per meritarsi un upgrade durante la stagione nella prima serie transalpina a Chalon. L’ultima annata è stata la sua prima nel Vecchio Continente trascorsa interamente con un’unica squadra, l’israeliana Hapoel Galil Elyon, dimostrando leadership e costanza di rendimento (14.4 punti, 3.9 rimbalzi e 3.7 assist sono state le sue medie).

Iroegbu è un playmaker decisamente esplosivo e che fa dell’atletismo il principale punto di forza. Proprio per questo motivo, ama giocare a ritmo altissimo, mangiandosi il campo a volte partendo direttamente lui a rimbalzo difensivo. Difficilmente troverà di fronte avversari più scattanti di lui e per questo chi affronterà la Nutribullet dovrà curare molto l’aspetto della transizione difensiva. Il nigeriano, infatti, in tali situazioni è anche un eccellente passatore, specialmente per i tiratori piazzati oltre l’arco dei 6.75 (tra Adrian Banks, Mikael Jantunen, Michal Sokolowski e anche Paulius Sorokas ha l’imbarazzo della scelta).

Nelle situazioni di attacco a metà campo, invece, predilige giocare il pick and roll e puntare forte il canestro – che sia attaccando a destra o alla più debole sinistra poco gli importa. Quando si trova nei pressi dell’anello cerca spesso di girare attorno al ferro per chiudere con la prediletta mano destra mentre, quando palleggia verso sinistra, sa far male sia con il jumper dai 3-4 metri che con il floater. La maggior parte degli avversari, tuttavia, cercherà di difendere sul pick and roll passando sotto al blocco e sfidandolo costantemente al tiro da tre punti, fondamentale molto altalenante nel corso della carriera: è andato sopra il 40% solo nelle esperienze in Lituania e a Rouen ma in generale, molta dell’efficacia del suo tiro dipende dalla convinzione con cui tenta la conclusione. Specialmente in transizione, non ha paura a prendersi tentativi “incoscienti”, spesso convertiti in canestri; al contrario, in situazioni di attacco a metà campo e con il cronometro dei 24 secondi sempre più vicino al doppio zero, è più probabile vedere i suoi tiri sputati dal ferro.

Allargando il focus su tutte le qualità in campo del nativo di Sacramento, si può parlare di un playmaker che ha bisogno più di altri colleghi di avere la fiducia di compagni, allenatore ed ambiente in toto (in questo aspetto prettamente mentale, sfruttare l’esperienza di Adrian Banks lo aiuterà di sicuro). Giocando sempre al massimo dei giri del proprio motore, aumentano ovviamente anche le possibilità di commettere soprattutto palle perse; perciò l’intero sistema trevigiano dovrà fare del proprio meglio per limitare collettivamente gli effetti di questo stile di gioco così spregiudicato.

Anche in difesa, Iroegbu sfrutta il proprio fisico e il giusto tempismo per difendere molto aggressivo sulle linee di passaggio e cercare di rubare il pallone dal palleggio dell’attaccante. Questa propensione al recupero lo porta a spendere qualche fallo di troppo e soprattutto ad essere “bucato” dall’avversario, portando così la difesa in sotto numero.

Quella a Treviso sarà una stagione chiave per lui, data la prima apparizione ad un livello così elevato e con una centralità marcata per i destini della squadra. “Porto senza dubbio leadership. Per quanto riguarda il mio stile di gioco, adoro correre e giocare in transizione, spesso servendo anche i miei compagni. Voglio essere sicuro di mettere tutti nelle condizioni migliori per poter portare a casa la vittoria. Fare in modo che ognuno di noi sia focalizzato sul risultato rende tutto più semplice e in campo faccio sempre del mio meglio perché questo accada”, ha dichiarato subito dopo l’annuncio del suo arrivo il nuovo numero 2 trevigiano.

Già da queste parole si capisce come il suo stile di gioco run&gun si sposi perfettamente con la nuova pallacanestro di coach Nicola fatta di tanti contropiedi e di un attacco spumeggiante. La scelta della dirigenza su Iroegbu, un velocista prestato al basket, non può quindi che essere coerente e funzionale ad una realtà a caccia del ritorno ai piani alti della Serie A.

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