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5 domande a ... Chris Dowe: “Ho provato a convincere Bilan a restare a Sassari. La stagione più speciale? il mio terzo anno in Francia. Onorato di aver incontrato Alì"

Il numero 5 del Banco di Sardegna Sassari ha giocato un ruolo fondamentale nell’ultimo successo della Dinamo in Serie A sul campo di Tortona

5 domande a ... Chris Dowe: “Ho provato a convincere Bilan a restare a Sassari. La stagione più speciale? il mio terzo anno in Francia. Onorato di aver incontrato Alì"

Una settimana dopo il pesante stop interno contro l'EA7 Emporio Armani Milano, il Banco di Sardegna Sassari è riuscito a riscattare l’opaca prestazione del PalaSerradimigni superando in trasferta, col punteggio di 82-79, la Bertram Yachts Tortona nel 10° turno di Serie A UnipolSai 2022/23.

Tra coloro che hanno inciso maggiormente nel risultato conseguito in Piemonte vi è stato senza dubbio anche Chris Dowe il quale, archiviato l’infortunio che l’ha costretto ai box quasi due mesi, per la seconda giornata consecutiva ha concluso la propria prova in doppia cifra mettendo a referto 13 punti in 28 minuti d’impiego. Arrivato in Sardegna quest’estate, il numero 5 finora ha avuto modo di incidere poco nelle performance della Dinamo sia in Italia che in Europa, contesti dove però adesso, una volta rimessosi pienamente in sesto, il trentunenne di Louisville farà di tutto per recitare una parte importante aiutando Sassari a centrare nuovi trionfi.

A lui quindi questa settimana abbiamo rivolto le nostre 5 domande.

Dopo la sconfitta in casa contro Milano vi siete riscattati andando a vincere in casa di Tortona che era imbattuta in casa: cosa vi dà questo successo?

È stata una grande vittoria contro una grande squadra. Ovviamente, dopo la sconfitta di Milano (che è stata davvero negativa) volevamo rialzare la testa, provare a riprendere slancio e tentare di ottenere una vittoria. Siamo quindi andati a Tortona, una squadra che sta giocando molto bene questa stagione, con l’idea di provare a vincere e riacquisire quell’entusiasmo necessario per arrivare a occupare le posizioni che ci competono in Serie A”.

Oggi hai 31 anni e sei molto più esperto rispetto a quanto sei arrivato in Europa: com’è cambiato il tuo approccio alle partite? Quali sono i tuoi obiettivi personali al giorno d’oggi?

Quando arrivi qui per la prima volta, non sai bene cosa aspettarti, tante cose che accadono all’improvviso. Quando si invecchia invece e gli anni passano, tutto rallenta ed è più facile approcciare le partite, sai cosa devi fare, come mantenere in salute il tuo corpo, come gestire la mente. È più facile concentrarsi ed entrare in campo consapevoli di cosa sia necessario fare. Obiettivi personali? Voglio rimanere in salute e giocare finché il mio corpo me lo permette. Naturalmente, voglio vincere il maggior numero di campionati possibile ma, prima di tutto, voglio divertirmi. So che non giocherò per sempre, ma finché lo farò, come sto facendo ora, voglio ancora potermi divertire e godermi questo sport. È un'esperienza fantastica essere pagati per vivere di pallacanestro e riuscire a vedere così tante parti diverse del mondo. Questa è la cosa più bella. Quindi voglio divertirmi e far sì che il basket continui a portarmi in tanti posti diversi come è accaduto finora.

L’anno scorso hai giocato al fianco di un ex sassarese come Miro Bilan: ti ha mai parlato di Sassari? Gli hai chiesto qualche consiglio prima di approdare in Sardegna? Hai giocato in Portogallo, Belgio, Israele, Germania, Francia, Polonia e Ucraina: quale tra queste esperienze è stata la più speciale e la più bella per te?

Certamente. È successo tutto molto in fretta. Prima che lui decidesse di andare al Peristeri ho firmato con Sassari e, quando l’ho fatto, ho parlato con lui per due o tre giorni di fila. Ho cercato di convincerlo a rifirmare e a stare a Sassari, perché con noi in Ucraina aveva giocato bene e quando poi, dopo la guerra, è venuto qui è stato in campo in modo straordinario, aiutando la squadra a raggiungere un livello altissimo l'anno scorso. Quindi volevo che rimanesse qui. È un ragazzo fantastico, un ottimo compagno di squadra e un grande giocatore. Mi ha detto cosa aspettarmi, che tutti sarebbero stati fantastici qui e mi ha parlato di tutte le cose che poi ho riscontrato: un grande club, tifosi molto appassionati, l’isola, il meteo buono...queste cose insomma. E infatti sono tutti molto gentili e amichevoli. Ogni volta che vado in giro in macchina o a piedi, la gente mi guarda, sorride, mi saluta... Tutti sembrano felici, pieni di gioia e col buon umore e io amo questo tipo di energia. Quindi direi che la cosa che mi ha colpito di più qui in Italia è proprio la gente, le persone che non dappertutto sono così.
L'esperienza più speciale in giro per l'Europa risale al mio terzo anno in Francia. Ero in Pro B, la Seconda Divisione francese, e quella stagione abbiamo vinto il campionato. I miei genitori e mio cugino sono venuti a trovarmi e hanno potuto prender parte ai festeggiamenti. Quello è stato un momento molto speciale per me. Probabilmente è uno dei momenti più significativi perché è vero, vengono a farmi visita ogni anno, ma quella volta lo hanno fatto in una stagione dove io e la mia squadra abbiamo vinto il campionato e vederli festeggiare assieme a me, ai miei compagni, allo staff e alla città è stato qualcosa di davvero unico.

Sappiamo che anni fa hai potuto incontrare Muhammad Alì: ci puoi raccontare l’emozione nell’incontrarlo?

Era il 2012 ed ero ancora al college. All’epoca era già piuttosto malato e lo si poteva vedere. Credo che fosse sulla sedia a rotelle ma anche in quelle condizioni si poteva sentire il suo spirito e la sua energia. Tutti, intorno a lui, sorridevano ed erano felici di vederlo e lui continuava a cercare di salutare tutti e ad agitare i pugni in aria a mo’ d’incontro di boxe. È stato il più grande e sono fortunato che rappresenti la mia città natale. Ancora oggi è sicuramente una leggenda e ha ispirato un sacco di persone. Sono stato fortunato ad averlo incontrato quel giorno.

Venendo da Louisville non possiamo chiederti quale sia per te la ricetta del miglior pollo fritto.

Devi assicurarti di avere un po' di condimento. Se non insapori il pollo o il cibo, cosa che facciamo spesso a Louisville, non risulterà buono come dovrebbe. Quindi è assolutamente necessario un po' di condimento e un po' di salsa piccante. Credo che queste siano le due cose principali. Deve avere sapore come lo deve avere anche la pentola dove lo cuoci. Qui in Italia non ho visto i mix che si trovano negli Stati Uniti dove ci sono condimenti speciali e la farina speciale in cui immergere il pollo prima di cucinarlo.

 

Redazione: Golden Flamingo

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