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La scheda – Karvel Anderson, l'occhio di falco al servizio della Tezenis Verona

La guardia americana è il giocatore con più triple segnate in stagione in tutta la Serie A

La scheda – Karvel Anderson, l'occhio di falco al servizio della Tezenis Verona

L'occhio di falco viene utilizzato nel tennis per controllare se la pallina ha toccato la linea o se è uscita dal campo. Uno strumento infallibile utilizzato anche in altri sport per togliere ogni dubbio al direttore di gara. Occhio di Falco però è anche il nome di un supereroe della Marvel – 'Hawkeye' in lingua originale – magistrale con arco e frecce, pronto a difendere la propria squadra (gli Avengers) dagli attacchi nemici scagliando con estrema precisione i suoi dardi. A dare i natali al nostro cecchino è la cittadina di Berrien Springs nel Michigan, un piccolo nucleo di quasi duemila abitanti famoso per la tradizione natalizia del 'Christman Pickle' ovvero il 'cetriolo di Natale'. Secondo la tradizione, chi trova questo addobbo all'interno dell'albero di Natale ha il diritto di ricevere un premio o viene considerato il più fortunato di tutti per l'anno a venire; a pescare il 'cetriolo' – con l'accezione data nella descrizione – è stata Verona, la quale è ormai da due stagioni la casa di Karvel Anderson che dopo la conquista della promozione nella massima serie si sta rivelando fondamentale anche al piano di sopra. Nell'ultima sfida di campionato giocata in trasferta sul parquet della NutriBullet Treviso, la guardia americana ha dato il via al sorpasso ad inizio terzo quarto e ha chiuso la partita come miglior realizzatore dei suoi (21 punti) e migliore nella valutazione (27); le sue tre bombe segnate durante la partita lo hanno reso il giocatore con più triple segnate in stagione (32) e non ha intenzione di smettere.

Il classe 1991 nasce nel Michigan, ma si trasferisce nell'Indiana dove frequenta il liceo Elkhart Memorial, una modesta scuola in cui può fin da subito mostrare le sue capacità con la palla a spicchi. La vita di Karvel non è semplice: trascorre parte della sua gioventù senza una vera casa in cui stare, lontano dai genitori ma vicino ai quartieri difficili; tuttavia, la freccia nella sua faretra è una sfera arancione tenuta nello zainetto da consumare e consumare ogni giorno sognando di allontanarsi da quella solitudine. Le sue abilità gli consentono di attirare le attenzioni di diversi college pubblici dal Butler Community College al Lake Michigan College fino al Glen Oaks di Centreville con cui nella stagione 2011-2012 mette a referto 24.9 punti a partita tirando con il 48% dal campo. Nell'angolo più remoto di uno stato come il Michigan c'è un ragazzo motivato, ambizioso e pronto a conquistarsi con il sudore e la fatica ogni minuto possibile su un parquet; a notarlo è Andy Toole, giovanissimo coach dei Robert Morris Colonials – ateneo di Division I – che durante un workout vede in Anderson ciò che fin ora non avevano ancora visto gli altri. L'università con sede a Moon Township, Pennsylvania non ha grosse pretese per questo è l'ambiente perfetto dove crescere; l'anno da junior di Karvel è piuttosto soddisfacente e si chiude con 13.8 punti di media tirando con il 49.2% dal campo e l'86.5% dalla lunetta, ma a stupire maggiormente è quel 47.8% alla voce tiri da tre punti. Nella stagione successiva si inizia ad intravedere alla perfezione la dimensione della guardia tiratrice: un microonde che messo in condizione di fare canestro può diventare inarrestabile ed infatti nel suo ultimo anno al college chiude con 20.8 punti, 3.4 rimbalzi e 1.3 recuperi in 31.3 minuti; le percentuali dal campo si aggiustano e salgono verso il 51.6%, da oltre l'arco si assesta sul 44.5% e dalla linea della carità registra l'85.2%.

La NBA non si accorge di lui, perciò nel 2014 rimane undrafted, ma c'è un'agenzia pronta a metterlo sotto contratto e a garantirgli una squadra che lo metta al centro del progetto. La sua prima avventura oltreoceano è proprio in Italia, per la precisione ad Imola. Il primo anno sembra abbastanza timido, nonostante sia instancabile sul campo e contribuisca su entrambi i lati del campo, non riesce a far uscire fuori tutto il fuoco che arde dentro di lui; successivamente, nella stagione 2015-2016, Karvel Anderson mostra all'intera A2 il suo arsenale di colpi e migliora a vista d'occhio sotto ogni punto di vista. Chiude l'anno con 17.8 punti (4.7 punti in più rispetto a quello precedente), 3.7 rimbalzi e 1.9 assist in 30.9 minuti sul parquet, firmando anche un career high da 45 punti contro i Roseto Sharks. Passa dal 40.8% al tiro ad un più convincente 45.5%, arriva al 41% da tre punti, sfiora il 90% ai liberi e Imola chiude la stagione al 4° posto centrando i play-off di A2 (19 vittorie su 30 partite con Karvel Anderson presente). Il nativo di Berrien Springs viene riconosciuto come uno specialista del tiro da oltre l'arco e le sue prestazioni fanno il giro d'Europa, così nell'estate del 2016 firma con i tedeschi dell'Eisbären Bremerhaven per lui dunque significa debutto tra i professionisti. Tra gli alti e i bassi della squadra, il suo nome continua ad essere presente con costanza e l'anno dopo si trasferisce in Francia sponda Boulazac, la quale però retrocede al termine della stagione regolare dopo aver registrato un record di 12-22; tuttavia, Anderson non è più un giocatore da serie cadetta e firma nuovamente con una compagine transalpina, il Gravelines-Dunkerque. Nell'estremo nord della Francia si scopre anche passatore registrando il suo massimo in carriera per assist distribuiti di media con 3.1; chiusa un'altra annata con un record senza infamia e senza lode, il classe 1991 cambia nazione e temperatura perché ad attenderlo è Fuenlabrada nel pieno centro della Spagna (vicino a Madrid). Il Covid-19 complica i piani con il prosieguo della stagione regolare e dopo solo 14 partite è costretto a lasciare la capitale iberica alla ricerca di una nuova meta, la quale sarà Büyükçekmece in Turchia non troppo distante da Istanbul: con i turchi la sua peggiore stagione per percentuali registrate dal campo (39.3%) e da tre punti (34.8%); questo lo spinge a rivedere le proprie priorità e decide di accettare la corte della Tezenis Verona, situata però in A2. Per Karvel Anderson si tratta di un ritorno alle origini, dove tutto era cominciato, quella serie cadetta che lo aveva accolto sette anni prima e lo aveva lanciato tra i grandi. Con i gialloblu conquista la promozione con 21 vittorie in 26 partite quando scende in campo e le medie sono simili a quelle del secondo anno ad Imola: 16.7 punti – tirando con il 46.4% dal campo e il 44.3% da tre – 3.7 rimbalzi, 2.3 assist e 1.3 recuperi in 31.4 minuti sul parquet.

Il numero 23 della Tezenis Verona è un tiratore che fa dell'inerzia e del ritmo le sue armi migliori. Ama prendersi tanti tiri soprattutto dai 6.75 metri, ma ha buona padronanza anche nelle conclusioni dalla media distanza; il suo gioco principale ruota attorno al pick and roll e al movimento del lungo di riferimento, ovvero colui che agisce come bloccante e gli permette di trovare quanti più possibili tentativi dal catch and shoot. Una vera e propria macchina sputa palloni, i cui movimenti off the ball sono al limite della perfezione: infatti, nonostante prenda 12 tiri a partita ha percentuali da membro del gruppo 50/40/90, cioè quei giocatori che tirano con almeno il 50% da due punti, almeno il 40% da tre punti e almeno il 90% ai liberi. Inoltre è attualmente il miglior realizzatore di Verona con 17.3 punti a partita, il migliore per valutazione con 14.5 e il giocatore con più triple segnate nel campionato con 32. Negli schemi di coach Alessandro Ramagli è sempre presente una giocata che aiuti a metterlo in ritmo, perché questo a sua volta contribuisce a dare velocità alle transizioni dei gialloblu. Grazie ad un corpo ben strutturato, Karvel Anderson può fare la differenza anche in difesa, specie in situazioni di uno contro uno; la guardia tiratrice ha ottimi tempi di gioco e questo gli permette di rubare palloni o sporcare le linee di passaggio, ma è anche consapevole di poter utilizzare il suo fisico per mettere molta pressione sul portatore costringendolo all'errore. Fatica quando è coinvolto nei blocchi avversari ed è più propenso a difendere sull'uomo piuttosto che seguire la difesa della sua squadra, perciò talvolta deve ricorrere alla sua velocità (e quindi ad un consumo ulteriore di energie) per inseguire lo svolgimento dell'azione.

 

Redazione: Overtime - Storie a Spicchi

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