Talvolta la città in cui nasci può definire chi sei o chi diventerai; in altre occasioni, il nome della città rappresenta alla perfezione il tuo carattere, il tuo modo di essere nella vita quotidiana o nel rapporto che intrattieni con altre persone. Se nasci in una città il cui nome è Aurora hai quasi il dovere morale di portare per primo la luce, di battere il primo colpo e di indicare la retta via; in origine infatti, questa città del Colorado era la terra dei nativi americani – prima dell'insediamento europeo – per la precisione degli Arapaho, dei Cheyenne, degli Ute e dei Sioux: tutte queste tribù sono state le prime ad insediarsi, hanno portato la prima luce e hanno gettato le basi per ciò che è stato in futuro. Su queste lande nasce il figlio di Mary e Corey Ross che fin da piccolo condivide la passione per la pallacanestro con il fratello Elijah e la sorella Jadyn; tuttavia lui da questo sport vede ben più di una semplice sfera da gettare in un cesto, per Colbey è il processo attraverso cui può migliorarsi ed imparare nuove cose, affinché questo lo aiuti a diventare una persona ed un giocatore migliore. Tra i banchi dell'università si è destreggiato nell'amministrazione sportiva, allo stesso modo si muove sul parquet orchestrando le azioni della propria squadra portando a compimento l'obiettivo prefissato dal capo allenatore. La vittoria all'overtime nell'ultimo turno di campionato è stata frutto della lungimiranza di Colbey Ross e di una serata in stato di grazia sotto ogni punto di vista: record stagionale di punti, di valutazione, di falli subiti e di viaggi in lunetta; quando il buio sembrava dover calare sul 'Lino Oldrini', il numero 4 ha portato la prima luce.
L'approccio con la palla a spicchi trova subito un ottimo riscontro: infatti, il nativo di Aurora è una superstar già al liceo e al termine del suo penultimo anno di scuola superiore viene premiato Gatorade Player of the Year, è l'unico tra i coetanei ad essere selezionato per gli All-Star Game e chiude con 18.6 punti, 4.6 rimbalzi e 3.4 assist la stagione portando la sua squadra al titolo statale. L'anno successivo – quello da senior – riesce a fare anche meglio del precedente sia in termini di numeri sia in termini di premi individuali e di squadra: registra 18.4 punti, 5.0 assist, 4.9 rimbalzi e 2.4 recuperi; per il secondo anno consecutivo è il Gatorade Player of the Year, questa volta però trascina Eaglecrest (il suo istituto) al titolo e viene premiato MVP del torneo. Questo gli permette nel 2017 di essere nominato Mr.Colorado ottenendo allo stesso tempo la borsa di studio da Pepperdine, college situato in quel di Malibu in California; tuttavia il classe 1998 ha porte aperte per qualsiasi futuro voglia intraprendere, poiché non eccelle solo nel basket ma anche nel football americano e tra i banchi di scuola con il suo nome sempre presente nella 'Dean's List', una lista contenente il nome di studenti con voti sopra la media. Colbey sceglie la sfera arancione e gli Waves (Pepperdine), una scelta non arrivata per caso.
“Mi è piaciuto lo staff tecnico e quello che cercano. Sembrano tenere a me più come persona che per le mie doti da cestista. Inoltre la WCC è un'importante conference. Sono certo che riceverò l'educazione migliore qui alla Pepperdine, una università che mi renderà una persona migliore e un giocatore migliore. E poi la location è insuperabile.”
Ispirato dal cammino di Damian Lillard – il suo giocatore preferito – l'attuale numero 4 della Openjobmetis Varese parte subito con il botto nel suo anno da freshman, uno dei migliori che ricordino a Malibu: selezione nell'All-Freshman Team della West Coast Conference e First-Team All-WCC con 14.0 punti, 5.6 assist, 3.0 rimbalzi e 1.0 recuperi in quasi 32 minuti di media a partita; miglior realizzatore e miglior assist-man della conference tra i giocatori al primo anno, record di assist in singola stagione per una matricola (179), assist per partita (5.6), percentuale ai liberi (82%) e minuti giocati (1017). Nonostante la serie di numeri impressionanti, Pepperdine chiude con solo 6 vittorie (e 26 sconfitte) la stagione 2017-2018. L'ateneo nelle successive due stagioni migliora grazie soprattutto alle prestazioni di Ross, ma non riesce ad avere un record sopra il 50% di vittorie (16-18 e 16-16). Il ragazzo però sul parquet è abbacinante e migliora in ogni fondamentale: nella stagione da sophomore segna 19.4 punti e distribuisce 7.0 assist e diventa il primo giocatore della WCC in oltre vent'anni a segnare almeno 600 punti, almeno 200 assist e almeno 100 rimbalzi in una singola stagione; nel suo junior year incrementa i suoi numeri con 20.5 punti e 7.2 assist, è l'unico in tutta la Division I a mettere almeno 20 punti e 7 assist di media durante la stagione 2019-2020 e come se non bastasse rompe il record per assist distribuiti nella storia degli Waves, oltre a firmare il suo career-high con 43 punti nei quarti di finale del WCC Tournament. Al termine della sua esperienza collegiale Colbey Ross diventa una vera e propria leggenda dei Pepperdine Wave stabilendo otto nuovi record del programma (tra cui punti totali segnati con 2236 e assist distribuiti con 854) e sei nuovi record per singola stagione (tra cui 238 tiri liberi segnati e 1204 minuti giocati); nonostante un cammino incredibile in divisa blu-bianco-arancio, al Draft viene snobbato sebbene abbia avuto workout convincenti con Spurs e Hawks, così decide di spostarsi nel vecchio continente per iniziare la sua carriera da professionista. Ad accoglierlo ci sono i cechi di Nymburk con cui si toglie subito grandi soddisfazioni: 31 vittorie e una sola sconfitta, titolo nazionale (il diciannovesimo consecutivo) e una convincente stagiona a livello individuale con 14.7 punti e 5.8 assist in 22.3 minuti (il più alto rapporto punti + assist / minuti della sua carriera) mantenendo sempre le percentuali già viste nei quattro anni in NCAA (massimo in carriera per percentuale dal campo con il 49.1%).
L'etica del lavoro, la serietà con cui si prepara per le partite e la voglia di migliorarsi hanno da subito stregato il front office della Openjobmetis Varese; lo zampino di Luis Scola e di un esperto di pallacanestro collegiale come coach Matt Brase per portare in biancorosso un ragazzo che fin qui sta facendo la differenza nel nostro campionato. Proprio il capo allenatore gli ha dato in mano le chiavi del gioco, un ruolo di floor general con parecchie responsabilità viste le ambizioni della piazza, eppure è esattamente questo ciò che Ross si aspettava per fare un ulteriore salto di qualità. Playmaker nel vero senso della parola con buona gestione del possesso e ottima visione di gioco (AST/TO ratio 1.90), già conscio di quale sia la giocata più facile da provare una volta superata la metà campo; brillante nel gioco del pick and roll dove sfrutta i movimenti dei lunghi, ma al medesimo tempo sceglie di ingannare l'avversario optando per una soluzione personale (talvolta sfruttando la sua abilità nel giocare in isolamento). L'elevato QI cestistico gli permette di studiare a priori i movimenti di tutti i compagni coinvolti nell'azione: questo garantisce sia soluzioni di istinto – come uno scarico dopo una penetrazione – sia soluzione più articolate come un dribble hand-off che porta allo scarico per il bloccante posizionatosi in situazione di pop. Quando decide di mettersi in proprio raramente lo fa sfidando il traffico nel pitturato se non per guadagnare tiri a cronometro fermo, altrimenti preferisce fintare questo tipo di soluzione provando il tiro dalla media distanza o colpendo da oltre l'arco. In difesa è dove trova maggiore difficoltà anche a causa di una sua pallacanestro più votata all'attacco: non propriamente efficiente nel capire le situazioni off the ball, così come non eccelle nella difesa sul portatore; tuttavia, è in grado di sfruttare la sua comprensione del gioco per sporcare le linee di passaggio o insinuarsi in situazioni contestate e recuperare palloni vaganti. Per coach Matt Brase il profilo di Colbey Ross è un tassello imprescindibile del puzzle, poiché porta equilibrio nel quintetto iniziale ed esalta le qualità dei compagni anche in contesti spinosi.
Redazione: Overtime - Storie a Spicchi