Uno squalo in mezzo a tanti pesciolini, li divora con facilità portando a casa il bottino pieno e gli sguardi colmi di terrore; questo è stato su per giù ciò che è accaduto quando ha segnato rispettivamente 78 e 77 punti nella semifinale e nella finale del campionato regionale under 14. Un talento superiore rispetto ai pari età e un nome presente sui taccuini degli scout da parecchio tempo sebbene oggi, Matteo Spagnolo, abbia solamente 19 anni. Dal 2016 viene considerato uno dei migliori prospetti azzurri e lui certamente è consapevole del talento che madre natura gli ha fornito; tuttavia, ciò non lo porta un metro al di sopra degli altri ma sempre alla ricerca della sua miglior pallacanestro. Alle porte della sfida tra Trento e Brindisi (live oggi alle 18 su Eleven Sports) – rispettivamente presente e passato del classe 2003 – non mancano i ricordi legati alla città che lo ha visto allacciarsi i primi scarpini e alla famiglia, solide fondamenta da cui tutto è partito.
“Innanzitutto Brindisi è sempre nel mio cuore sia perché ho la mia famiglia lì, sia perché ci sono tante persone a cui tengo e tanti miei amici. Se il Matteo Spagnolo dei primi anni a Brindisi dovesse incontrare il me di oggi penso gli direbbe di continuare a divertirsi come ha sempre fatto e di non perdere mai la voglia; inoltre penso gli direbbe di puntare sempre in alto, ma allo stesso tempo di capire l'importanza di ogni singolo momento e quindi di goderselo, perché il basket per mia fortuna è sempre stato – ed è ancora – la mia passione e il modo che ho per sfogarmi e divertirmi. Quindi mi direbbe di sorridere anche nei momenti difficili, perché quelli sono importanti per creare il giocatore che diventerò. Mi piace il tipo di giocatore che sono, mi piace come sto lavorando e dei passi avanti che sto facendo: sono consapevole di voler migliorare tantissimo e di puntare veramente in alto nella mia carriera. Giocare contro Brindisi per me non è sfidare una rivale, anzi per me è come giocare contro qualcuno a cui voglio molto bene proprio perché ho anche una grande amicizia nei confronti della società e mi ricordo quando da piccolo andavo sempre a vedere le partite; quindi sì direi che questa partita la affronterò esattamente come le altre”.
Un nuovo anno solare è appena cominciato: nella seconda settimana di questo primo mese Matteo compirà 20 anni, eppure il nostro campionato ha già imparato a conoscerlo per bene nella passata stagione con la divisa di Cremona e sta continuando ad apprezzarne le gesta con i colori bianconeri di Trento; per un ragazzo il cui limite sembra essere il cielo, la possibilità di rapportarsi ogni giorno con giocatori di grande esperienza lo porta a migliorare anche i più piccoli dettagli del proprio gioco.
“Il mio primo anno e mezzo in Serie A ha avuto i suoi alti e i suoi bassi, però sono fiero del modo in cui sto lavorando, di come ho approcciato al campionato e di come tutt'ora sto affrontando questo tipo di impegno. Penso di avere la giusta mentalità e di essere una brava persona che si dedica molto in ciò che fa, quindi in generale sono molto contento; poi anche far parte di una squadra forte è molto importante per me e quest'anno noi stiamo andando bene, questo di sicuro mi rende ancora più soddisfatto”.
La pressione non rappresenta certo una novità nella giovane carriera del classe 2003: aver indossato la divisa di un settore giovanile prestigioso come quello della Stella Azzurra Roma e soprattutto aver giocato per uno dei club più prestigiosi d'Europa e del mondo come il Real Madrid non capita a tutti quanti; perciò affrontare un doppio impegno come lo sono campionato ed EuroCup richiede forza mentale nell'approccio e sapiente gestione delle proprie energie.
“Sicuramente mantenere i giocatori i più freschi possibili è una cosa importante quando si giocano competizioni di questo tipo; mantenere i carichi di lavoro è importante, perché ci si trova in una routine in cui si deve viaggiare da una parte all'altra, giocare, poi ritornare, fare un allenamento e rigiocare già il giorno dopo. Tutto questo non è semplicissimo, quindi devi essere molto concentrato e pensare a recuperare al meglio sfruttando bene le ore di sonno rimanendo comunque sempre sul pezzo ogni singolo giorno”.
L'adattamento al piano di gioco non è difficile specie se al tuo fianco hai qualcuno con cui rapportarti, qualcuno a cui chiedere consigli ma che allo stesso tempo sia pronto a rivelarti anche qualche segreto del mestiere. Matteo Spagnolo sa bene qual è il suo dovere sul parquet, ma ciò che più intriga è il rapporto che si è instaurato con i compagni di squadra dopo soli pochi mesi di conoscenza: tra tutti senza dubbio la sinergia creatasi con Diego Flaccadori non è passata inosservata, merito dell'ambiente sano e di due ragazzi che sanno comunicare la lingua della pallacanestro senza dover obbligatoriamente usare le parole.
“Secondo me, due persone per funzionare bene insieme la cosa più importante tra tutte è che siano entrambe delle brave persone, ovvero delle persone disposte a lavorare l'uno con l'altro e di creare il giusto rapporto sia dentro sia fuori dal campo. Diego è una persona stupenda da questo punto di vista: sempre disposto a dare una mano, sempre disposto a mettersi nei panni degli altri e di trovare il modo di avere la giusta complicità l'uno con l'altro, quindi con lui è stato davvero tutto facile sin dall'inizio”.
La crescita del nativo di Brindisi passa anche attraverso figure come Diego Flaccadori, il quale però non è l'unico personaggio ad aver arricchito il suo bagaglio tecnico e culturale, poiché i suoi trascorsi a Madrid e Cremona lo hanno portato a rapportarsi con figure quali Sergio Llull e Peppe Poeta; inoltre nel suo percorso c'è stato anche un giovane interprete della panchina come coach Paolo Galbiati, figura differente – ma altrettanto importante – rispetto al suo attuale coach Emanuele Molin.
“Sono tutte persone estremamente esperte, estremamente brave a svolgere il loro ruolo, ma soprattutto intelligentissime e con un grande cuore. Per me lavorare con loro è stato molto bello anche perché mi ha portato a scoprire tante piccole cose, tanti aspetti del gioco e della vita reale. I due coach sono due allenatori differenti, ma entrambi penso abbiano subito capito il valore del giocatore che sono; hanno messo in chiaro fin dal principio ciò di cui avevano bisogno da me e ciò che dovevo fare meglio. Io sono molto aperto alle relazioni con tutti i membri dello staff, non ho un tipo di allenatore con cui vado più o meno d'accordo: per me una delle cose più importanti di tutte è la comunicazione allenatore-giocatore, perché è grazie a quella che si costruisce un percorso durante la stagione e si capisce dove si può fare meglio, se ci sono aspetti da cambiare e su questo io sono molto flessibile appunto. Sia coach Galbiati sia coach Molin sono state e sono tutt'ora due persone che porto nel cuore: Paolo è stato il mio primo allenatore nei professionisti; Lele ha avuto subito interesse nel portarmi a Trento, parliamo sempre e infatti penso di essere anche migliorato tanto sotto l'aspetto difensivo grazie ai suoi consigli”.
Paolo Banchero, Gabriele Procida e Matteo Spagnolo sono stati i tre ragazzi italiani selezionati tra i cinquantotto del Draft NBA 2022, un traguardo storico per la nostra nazione ma che ci mostra ancora una volta quanto il talento europeo stia incantando sempre di più i front office oltreoceano. Con i numerosi tornei giovanili, i college statunitensi e le competizioni quali mondiali ed europei, l'export di giocatori del vecchio continente verso la Lega più famosa del mondo sarà costretto a crescere.
“Il gioco europeo è sempre stato il top, basti vedere ciò che propone l'Eurolega, però penso proprio che oggi ci sia più consapevolezza dall'altra parte del mondo riguardo il basket europeo. L'arrivo in NBA di fenomeni come Doncic, Jokic, Antetokounmpo – per fare alcuni nomi – penso abbia proprio aperto gli occhi sul fatto che i giocatori europei possano fare la differenza anche negli Stati Uniti; l'Italia di sicuro con quel pre-Olimpico, le Olimpiadi, dopo aver giocato così gli Europei ed essersi qualificata ai Mondiali si sta inserendo tra le nazioni in crescita e questo mi rende molto contento”
Segnare un numero record di punti nelle fasi finali di un campionato regionale under 14 è qualcosa di incredibile quando hai 13 anni, eppure pochi anni dopo ti ritrovi a vestire la candida divisa del Real Madrid, il primo italiano nella storia del settore giovanile blànco; il debutto tra i professionisti nel tuo paese d'origine e poi arriva quella notte che sognano un po' tutti i bambini, quella notte che per Matteo Spagnolo è arrivata il 23 giugno 2022.
“La notte del Draft è stata assurda: è iniziato tutto verso l'una di notte (ora italiana, ndr) o forse erano le due se non mi sbaglio ed è finita alle sei di mattina; io sono stato chiamato verso le cinque, cinque e mezza, nonostante fossi stanco morto appena ho sentito annunciare il mio nome abbiamo festeggiato. Eravamo tutti molto, molto contenti quando è successo”.
Un approccio differente, una pallacanestro differente e una serie di ragazzi che non guardano in faccia nessuno: pur di giocare un singolo minuto in NBA c'è chi è disposto davvero a tutto, ma ciò che conta davvero è la sicurezza in se stessi, un autentico lascia passare per chi vuole sopravvivere in un modo di squali.
“È un mondo diverso, ma è un mondo che mi piace perché le persone sono molto motivate e molto competitive. La competitività per gli americani è una cosa assurda: anche in un normale due contro due o un allenamento come qualsiasi altro ci si fa a botte e sei obbligato a vincere ad ogni costo. Per loro devi vincere e basta, nessuno si crede inferiore all'altro perché hanno tutti una consapevolezza incredibile dei propri mezzi, spesso superiore al reale talento effettivo e questa cosa li porta ad avere la mentalità giusta per affrontare tutto il processo. Certamente una volta che ci sei dentro acquisisci tu stesso quel tipo di testa, perché tu devi sempre far vedere che sei una persona sicura dei tuoi mezzi oppure gli altri ti mangiano”.
Con la seconda concentrazione della IBSA Next Gen Cup in programma nelle città di Trento e Rovereto e con i padroni di casa al comando del Girone B a punteggio pieno, l'auspicio di Matteo Spagnolo è di veder trionfare la Dolomiti Energia nella competizione ma soprattutto che questa possa dare modo a tanti giovani di mettersi in mostra e di conquistarsi anche minuti importanti al piano di sopra.
“La Next Gen Cup credo sia un palcoscenico molto importante a livello giovanile ed è sicuramente un modo per tutti i ragazzi di mostrare il proprio talento e giocare in serenità. Quando si gioca con i propri coetanei si ha una consapevolezza diversa rispetto a quando giochi con i più grandi, questo ti garantisce anche l'opportunità di provare alcune giocate che magari in una Serie A non faresti; tuttavia, è un gran bel torneo e secondo me questo tipo di competizioni sono molto importanti perché oltre ad affrontarsi squadre ben attrezzate, ci sono ragazzi che danno tutto quanto e ciò permette loro di guadagnarsi una bella spinta a livello di consapevolezza in se stessi, magari conquistandosi un posto con la prima squadra facendo quel salto che da tempo meritavano di fare”