Chiudendo in doppia cifra dieci delle prime quindici gare della Serie A UnipolSai 2022/23, Kwan Cheatham ha terminato il girone d’andata con una media punti di tutto rilievo (13.4) ma, soprattutto, ha aiutato la sua Carpegna Prosciutto Pesaro ad issarsi al quarto posto della classifica della prima lega nazionale conquistando diciotto dei trenta punti disponibili.
Con questo ruolino di marcia, la formazione marchigiana è andata a strappare di forza anche il pass per le Final Eight di Coppa Italia, manifestazione in cui Cheatham (secondo miglior marcatore biancorosso) e tutta la Victoria Libertas proveranno a ben figurare e a sorprendere sulla falsariga di quanto fatto finora nella prima parte di campionato.
Qui il prodotto degli Zips, gara dopo gara, ha progressivamente compreso come risultare utile alla causa pesarese e, mettendo le proprie qualità al servizio di un gruppo talentuoso e sempre più coeso, è diventato uno dei punti di riferimento del roster marchigiano.
Di quanto conseguito da quest’ultimo finora, del suo adattamento al livello della Serie A, del suo passato come pure del ruolo di sua moglie e dei suoi giocatori preferiti, abbiamo discusso con lui nelle nostre “5 domande a ...” di questa settimana.
Con la vittoria contro Scafati avete chiuso il girone di andata con nove successi, il quarto posto in classifica e la qualificazione alle Final Eight: com’è stata questa prima parte di stagione?
Direi magnifica. Eravamo una delle squadre che la gente non teneva in gran conto quindi per noi arrivare a 9 vittorie in 15 partite nella prima parte della stagione è stato spettacolare. Ci abbiamo creduto tutti fin all'inizio. Dalla preseason, coach Repesa ci ha convinti del fatto che se avessimo seguito lui, la sua filosofia e il modo in cui vuole che giochiamo in attacco e in difesa avremmo sorpreso diverse squadre. Nessuno probabilmente pensava che avremmo fatto così bene. Siamo un grande gruppo dove a tutti, dagli stranieri agli italiani, piace giocare a pallacanestro l’uno con l’altro. Anche fuori dal campo siamo molto uniti. Coach Repesa ha creato una grande cultura qui a Pesaro che so esser sempre stata una stupenda città in cui giocare: i tifosi viaggiano ovunque andiamo e, ora che stiamo vincendo, tutte le partite in casa si giocano in un'atmosfera fantastica. Abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo che erano le Final Eight: ora vogliamo vincerle ma prima abbiamo altre quattro partite quindi dobbiamo procedere giorno per giorno.
Sei il miglior rimbalzista e il secondo miglior realizzatore della tua squadra: alla tua prima esperienza in Italia non hai avuto bisogno di molto tempo per avere un impatto in Serie A. Qual è il tuo giudizio sul campionato italiano? È stato facile adattarsi?
Il campionato italiano è divertente e molto altalenante. Potendo avere le squadre fino a sei americani, qui finisci per giocare, giorno dopo giorno, contro ragazzi di talento, davvero atletici. Personalmente, venendo dagli ultimi due anni in Spagna, mi ci è voluto un po’ di tempo per adattarmi ma, grazie all'allenatore che ha compreso il mio ruolo e mi ha detto cosa dovevo fare e come potevo farlo, in campionato che partita dopo partita le cose sono migliorate. Essendo io il più severo critico di me stesso, mi aspetto però di giocare ancora meglio di così. Come gruppo, penso che tutti noi ci siamo adattati abbastanza bene al livello di questo campionato durante la prima parte di stagione e ora possiamo solo crescere ogni giorno.
In Europa ha giocato in Francia, Spagna, Bulgaria, Israele, Belgio: dove ha vissuto il momento più bello e quello più difficile finora?
Probabilmente il momento più bello è quando ho conosciuto mia moglie il primo anno in Belgio. Anche lei giocava a basket lì ed essendo stato con lei negli ultimi cinque anni credo che questa fase possa esser sicuramente considerata la parte migliore della mia carriera, anche per quanto riguarda la pallacanestro. La parte più difficile è stata indubbiamente il trasferimento da Israele alla Spagna perché sapevo quanto fosse duro il campionato iberico e mi sono dovuto adattare ad un gioco completamente diverso. Ho dovuto davvero impegnarmi, guardare molti filmati e parlare con gli allenatori per capire come migliorare e cosa potevo fare per dare il meglio di me. Credo che quello sia stato il momento più difficile della mia carriera fino ad ora.
Che ruolo ha avuto tua moglie nella sua decisione di firmare con Pesaro e giocare in Italia quest'anno?
Davvero importante. È la mia più grande sostenitrice. Anche lei ha giocato sei o sette anni da professionista e questo mi permette di andare da lei e chiederle cose del tipo “Come sono andato?”, “Cosa dovrei migliorare?” o “Come posso inserirmi meglio nei meccanismi della squadra, in attacco e in difesa?”. Lei mi copre sempre le spalle, è davvero la roccia della nostra famiglia perché abbiamo due figli e si occupa di tutto anche fuori dal campo. Non potrei immaginare di essere qui con un bambino di due anni e uno di sette mesi da solo. È bravissima a gestire tutto e a lasciarmi concentrare sulla pallacanestro. È sempre al mio fianco e mi dice come migliorare ogni giorno e questo è molto bello.
Quali sono i giocatori a cui ti ispiri e che ammiri?
Sono cresciuto in California e, da grande tifoso dei Los Angeles Lakers, il mio giocatore preferito di tutti i tempi è Kobe Bryant. Quando ero più giovane ho assistito ad alcune partite, sono andato all'All Star Game e crescendo ho sentito le storie sulla sua etica del lavoro e sul suo atteggiamento, su quanto tempo dedicasse al gioco. Credo che lui abbia ispirato molto me e la mia storia che credo davvero sia una fra quelle che potrò raccontare quando sarò più anziano: non sono mai stato il miglior marcatore, né ho frequentato la scuola più importante o sono stato ai più alti livelli del professionismo, ma ho sempre trovato un modo per lasciare il segno in ogni squadra in cui sono stato.
Oggi, mi piace guardare Ja Morant, probabilmente il giocatore più eccitante dell'NBA in questo momento: è il primo di cui cerco gli highlights ogni mattina. E poi non posso non citare LeBron James: vedendo quello che sta facendo a 38 anni, penso che tutti aspirino a giocare a quel livello a quell'età. In ogni caso, è dura qui in Europa cercare di seguire le gare dell'NBA in diretta, posso farlo nei fine settimana se giocano presto. Sono comunque anche un grande fan dell'Eurolega: io e mia moglie ci sediamo qui e ogni sera guardiamo le partite che vengono trasmesse. Questo è il vantaggio di avere una moglie che gioca a basket.
Domanda bonus, oltre al basket, ha qualche hobby particolare?
A parte il basket, quando torno a casa faccio il papà quindi non ho il tempo per giocare ai videogiochi o cose simili. Detto ciò, quando ho del tempo libero provo ad imparare la lingua italiana. È una cosa importante perché mia moglie è italiana, quindi sto cercando di imparare la lingua dedicandoci del tempo due, tre o quattro volte a settimana. Lentamente sto facendo progressi. Voglio cercare di raggiungere il livello B1 per fare il test di cittadinanza. Questo è l'obiettivo da raggiungere. Il prima possibile.