Per molti anni la Finlandia ha dovuto far fronte a numerose insidie partendo dalle violente conquiste dei normanni alla dipendenza dalla Svezia. Ancora oggi tra gli stati che compongo la regione della Scandinavia è quella che risente maggiormente delle influenze dei paesi limitrofi; nonostante sia diventata indipendente da oltre cento anni, nessuno al di fuori dei nativi chiama Suomi la terra finlandese che rimane in un certo senso “schiava” del suo appellattivo svedese. Nella città di Helsinki o di 'Stadi' – o 'Hesa' se si vuole entrare ancora più a fondo nello slang – nasce Mikael Jantunen, giovane imberbe il cui destino è quello di mostrarsi abile nell'arte di arrangiarsi. La strada che lo accompagna verso l'approdo negli Stati Uniti e successivamente a toccare le terre di Belgio e Italia non è priva di ostacoli; tuttavia, proprio per questa caratteristica tipica dei finlandesi di sapersi adattare, il classe 2000 si forgia e in breve tempo trova la sua dimensione sul campo da basket. Come un personaggio del 'Kalevala' – poema epico di metà ottocento – il suo compito è di trovare una soluzione, creare vantaggi dalle sue mani e grazie ad un fisico statuario imporsi contro le avversità; così dal freddo della capitale finnica si è ritrovato in poco più di un paio d'anni ad essere un protagonista con la palla a spicchi e il Palaverde non ha esitato a dedicargli il suo affetto. Lui sta rispondendo presente alle richieste di coach Marcelo Nicola, perciò non manca mai di dare un contributo vincente per salvare la squadra dalle zone calde della classifica: nella vittoria contro la Germani Brescia per 80-81 si è imposto con una prestazione da 9 punti, 12 rimbalzi e 15 di valutazione.
Il 22enne finlandese però fino ad almeno dieci anni fa sognava di diventare un campione sui prati dei campi da calcio. Come ogni altro ragazzo che sogna di gonfiare la rete, la prospettiva di diventare l'erede di Jari Olavi Litmanen – considerato il giocatore finlandese più forte di sempre – era tra le più allettanti che la vita gli potesse proporre; tuttavia, aiutato da una prematura crescita fisica si interessa ad un'altra palla quella arancione da basket che lo porterà a togliersi numerose soddisfazioni sia a livello nazionale sia internazionale. All'età di 16 anni entra a far parte della prestigiosa Helsinki Basketball Academy e grazie ad essa affina la tecnica imparando a controllare un corpo nuovo che di lì a poco lo renderà uno dei prospetti più intriganti tra quelli nati nel 2000. Nonostante un deludente tredicesimo posto ai FIBA U18 European Championship con la Finlandia, Mikael è tra i migliori del torneo e registra 17 punti, 10 rimbalzi, 3.6 assist, 2.1 recuperi, 1.3 stoppate e 25.9 di valutazione in 31.6 minuti spesi sul parquet; due mesi dopo l'esperienza estiva, decide di accettare la borsa di studio dal college di Utah preferendola a quelle proposte da Loyola Marymount, Oregon State, Georgia Tech e Stanford. Il trasferimento negli Stati Uniti significa per Jantunen la possibilità di misurarsi con una nuova concezione di pallacanestro e migliorare in tutti quegli aspetti del suo gioco in cui si sente carente: l'obiettivo è certamente puntare a diventare un giocatore della NBA, ma il suo floor già di per sé elevato gli garantisce spazio in territorio europeo anche in caso la Lega americana non fosse interessata.
Il suo primo anno con i Runnin' Utes coincide anche con quello della sospensione dei campionati a causa della pandemia. Fino al momento in cui viene annullata la stagione, il finlandese disputa trentuno partite – di cui tre nel quintetto iniziale – giocando circa 23 minuti di media e registrando 6.7 punti e 4.9 rimbalzi; l'impatto con il basket oltreoceano non lo scompone e inizia a sentirsi sicuro anche nel prendersi tiri da oltre l'arco che sebbene non siano la specialità della casa, lo aiutano ad imporsi anche in un contesto collegiale. Da sophomore gioca tutte e venti le partite da titolare – ne salta un paio per una frattura del naso che lo costringe in seguito a giocare mascherato – e migliora la sua produzione offensiva: i punti diventano 8.9 in 28.1 minuti, raccoglie 4.5 rimbalzi e distribuisce 1.4 assist; la percentuale al tiro da tre passa da 31.3% a 37% triplicando i tentativi a partita, così come migliora quella a cronometro fermo dal 73.3% nell'anno da freshman all'85.7% con cui chiude la sua seconda stagione. Niente esperienza alla March Madness e Mikael Jantunen decide di voler diventare professionista, così torna in Europa nell'estate 2021 e firma con il Filou Oostende. In Belgio le soddisfazioni individuali e di squadra non tardano ad arrivare: grazie ad una stagione da 10.6 punti – tirando con il 58.6% da due, il 43.7% da tre e l'83.1% ai liberi – e 4.7 rimbalzi realizzati principalmente in uscita dalla panchina, Mikael Jantunen viene premiato come miglior sesto uomo della BNXT League; raggiunge la Top 16 in Basketball Champions League e successivamente vince il titolo del campionato belga approdando come una delle favorite anche per la vittoria della BNXT League da cui però vengono eliminati in semifinale. Il suo profilo è richiesto da squadre di campionati più competitivi, così lo scorso giugno ha accettato la corte della NutriBullet Treviso con cui ha disputato fin qui una prima parte di stagione positiva realizzando 7.6 punti, 4.8 rimbalzi, 1.0 assist e 7.9 di valutazione in 16 partite.
Oltre alle caratteristiche fisiche, sono l'intelligenza cestistica e la capacità di rimanere focalizzato sulla gara a rendere il classe 2000 uno dei rookie più interessanti del nostro campionato. A discapito della taglia abbiamo di fronte un lungo in grado di correre il campo lungo tutto l'arco della partita pur mantenendo sempre elevata l'asticella della sua pallacanestro; perciò possiamo considerare Mikael Jantunen un centro/ala versatile, poiché non garantisce solo presenza nel pitturato ma anche un apporto offensivo come tagliante grazie ai suoi movimenti off the ball. Sul parquet ha mostrato più volte di appartenere all'archetipo del lungo moderno: capacità di mettere palla a terra e sfidare uno contro uno il diretto avversario, discreta abilità nel crearsi un tiro dal palleggio, un rapido movimento di piedi con cui batte il marcatore in post basso ed inoltre sa giocare il pick and roll e il pick and pop con la stessa efficienza. Sotto le plance parliamo di un ottimo rim protector, ma allo stesso tempo di un profilo capace di difendere con efficacia sul perimetro grazie alla già menzionata rapidità di piedi; tuttavia, non è esente da errori ed infatti paga uno scarso timing mancando alcune facili stoppate e commettendo falli spesso evitabili. Inoltre contro avversari più “pesanti” può soffrire la loro fisicità ed andare in mismatch concedendo qualche punto di troppo nel pitturato. In sostanza Mikael Jantunen è un giocatore camaleontico in grado di sposarsi con qualsiasi gameplan venga adottato dal coach: la sua presenza sul parquet è un upgrade per la squadra sui due lati del campo e un valore aggiunto nei momenti in cui serve alzare i centimetri; infine a Treviso ha trovato la sua dimensione partendo nello starting five – un ruolo diverso da quello avuto per lunghi tratti in carriera – ma non è da escludere un suo utilizzo in uscita dal pino per non dare riferimenti agli avversari.