Dalle mura fortificate nasce Sisak, centro fondamentale per le operazioni di commercio ai tempi dei Romani. Una città che non salta subito all'occhio guardando la cartina della Croazia nonostante i soli sessanta chilometri di distanza dalla capitale, ma che un tempo ha visto passare da lì gli imperatori più importanti e conosciuti della storia. Nel corso dei secoli si è evoluta, ha visto cadere gli Ottomani, edificare nuove strutture fino a diventare una sorta di capitale distrettuale del regno di Croazia e Slavonia. Tuttavia per tutto il '900 è stata protagonista di alcune delle pagine più buie d'Europa: ultima, non per importanza ma in ordine cronologico, quella riguardante i massacri avvenuti durante la guerra per l'indipendenza del paese. Leon Radosevic è solo un bambino costretto a vivere questo scenario da spettatore inerme; non è ancora cosciente del fatto che un giorno una semplice sfera rotonda gli cambierà la vita, lo porterà ad alzare trofei e che potrà indossare i colori del suo paese per rendergli onore in memoria dei tempi più bui. La pallacanestro inizia a diventare una certezza quando nel 2006 viene convocato per gli europei di categoria: qui solo la Spagna in semifinale e la Serbia nella finale per il terzo posto vietano a lui e alla Croazia di conquistare la medaglia. Due anni più tardi arriva il bronzo nella finale contro la Francia agli europei U18 in Grecia; nel 2009 sono gli Stati Uniti – al termine di una gara elettrizzante – a vietargli la finalissima al mondiale U19, ma si consola nuovamente con la terza posizione dopo aver battuto l'Australia nella finale per il bronzo. Questi sono i primi ricordi di chi oggi è tornato in Italia dopo dieci anni, non troppo lontano da quella Milano in cui era avvenuta la prima esperienza nel nostro campionato. Alla corte di coach Ramondino si sta distinguendo come centro in uscita dalla panchina grazie al suo rigore e alla compostezza con cui gioca: nell'ultima gara contro l'Openjobmetis Varese ha messo a referto 9 punti, 6 rimbalzi, 1 assist e 1 stoppata contribuendo al successo della squadra.
Il percorso da giocatore di Radosevic non ha nessun approdo negli Stati Uniti per frequentare un college, ma si sviluppa nello storico Cibona Zagabria che oltre ad essere una delle squadre più vincenti d'Europa è stata la casa di una leggenda quale Drazen Petrovic. Debutta da professionista all'età di 19 anni e affronta fin dal principio la realtà dell'Eurolega: durante il suo primo anno parte titolare otto volte in sedici partite, ma è solo nella stagione successiva che mostra il suo talento mettendo a referto 12.9 punti, 6.3 rimbalzi, 1.3 assist e 1.2 recuperi nelle nove gare da titolare. Il suo nome è difficile non tenerlo a mente, così su di lui piomba l'Olimpia Milano che lo mette sotto contratto per due stagioni. Si tratta della prima esperienza al di fuori della Croazia alla giovane età di 21 anni ed infatti l'adattamente con una pallacanestro differente e di qualità più alta lo mette leggermente alle strette. Dopo aver assaggiato il parquet con la maglia meneghina, la stessa società lo presta per una stagione ai lituani del Lietuvas Rytas per permettergli di svilupparsi in un contesto meno esigente e certamente più alla sua portata. In Lituania gioca trentasei partite prima di fare ritorno nel Belpaese.
Tuttavia il matrimonio con Milano giunge al termine, ma per il giocatore si aprono le porte della Germania, una nazione che prima imparerà ad amare e successivamente diventerà parte integrante della sua vita quotidiana. Due stagioni nella capitale teutonica gli valgono tre trofei – due Supercoppe di Germania e una Coppa di Germania – e una media di oltre 10 punti e di quasi 4 rimbalzi a partita tra Bundesliga ed EuroCup. A Berlino, il classe 1990 matura e diventa un centro su cui contare in qualsiasi momento della partita grazie alla sua solidità e a quell'ordine che lo distingue da altri pari ruolo. Nel 2015 la parentesi con i turchi del Besiktas dura il tempo di cinque partite, perché il richiamo della Bundesrepublik è troppo forte e lo porta a firmare con il Brose Bamberg dove fa la conoscenza di un allenatore speciale quale Andrea Trinchieri.All'interno di un gruppo vincente e guidato da un coach visionario, Leon Radosevic vive i momenti migliori della sua carriera. Non sono le cifre a definire il suo contributo sul parquet, ma il tipo di mentalità che riesce a dare ai compagni quando viene chiamato in causa: in tre stagioni a Bamberga conquista due campionati consecutivi e una Coppa di Germania; tra Bundesliga ed Eurolega chiude il primo anno con 6.9 punti e 3.2 rimbalzi, il secondo con 6.3 punti e 2.7 rimbalzi, il terzo con 7.1 punti e 3.4 rimbalzi ogni volta giocando meno di 20 minuti a partita. Il suo attaccamento alla Germania diventa tale da ottenere la cittadinanza tedesca nell'agosto 2017 e il legame con Trinchieri lo porta a lasciare il Brose proprio nella stessa estate in cui saluta il capo allenatore. La sua nuova casa diventa Monaco di Baviera, la dimensione da sesto uomo gli calza a pennello e capisce come il suo basket influenzi il gruppo oltre che il pubblico; non a caso Radosevic rimarrà in terra bavarese per quattro stagioni – vincendo il suo terzo campionato e la sua terza coppa nazionale – sia per l'affetto mostratogli dalla piazza sia anche grazie all'arrivo di Andrea Trinchieri nella stagione 2019-2020. Per due anni consecutivi sfiora le Final Four di Eurolega uscendo al termine di gara-5 contro due favorite per la vittoria finale quali Olimpia Milano e Barcellona; contemporaneamente va vicinissimo ad altri due scudetti, ma l'ALBA Berlino gli toglie questa gioia vincendo 3-1 in entrambe le occasioni. Chiude l'ultima stagione con 4.4 punti e 2.2 rimbalzi in circa 14.5 minuti di media tra Bundesliga ed Eurolega; nel luglio 2022 si unisce alla Bertram Yachts Tortona di coach Marco Ramondino che lui definisce affine ad Andrea Trinchieri per spirito e idee.
È partito tra i titolari solamente in tre delle diciotto gare a cui ha preso parte, poiché anche nelle rotazioni della Bertram Yachts il suo gioco è più funzionale in uscita dalla panchina. In un contesto che predilige il ritmo alto e un numero elevato di tiri, Radosevic rappresenta l'eccezione che mette ordine nel “caos” facendo dell'efficienza la sua arma migliore. Prende circa 4.6 conclusioni a partita – 3.4 da due punti e 1.2 da tre – e le converte con il 60.8%; viaggia raramente in lunetta ma il suo 74.1% è il terzo migliore della squadra tra i giocatori con almeno 1.5 tentativi a partita. Non propriamente il giocatore a cui affidare una conclusione dai 6.75 metri, però sopperisce a questa mancanza con un ottimo gioco sul pick and roll: infatti, si distingue per le sue capacità da bloccante e da rollante che gli permettono di prendersi conclusioni ad alta percentuale. Pur non essendo particolarmente mobile, i suoi movimenti creano spaziature utili ai compagni per attaccare il ferro o prendersi indisturbati tiri da oltre l'arco. Il suo habitat naturale però è nell'altra metà campo e lo dimostra sia come difensore primario sia in aiuto; può tenere il palleggiatore sui pick and roll e switchare sul bloccante/rollante anticipando la mossa dell'avversario grazie soprattutto alla sua comprensione del gioco. Sono buoni anche i suoi tempi di gioco, sebbene non sia uno stoppatore incredibile sa come generare disturbo ai danni del portatore e togliere sicurezza alle sue intenzioni sopperendo proprio alla mancanza di atletismo. L'acquisizione di un giocatore con questo tipo di esperienza e duttilità nelle due fasi di gioco permette a coach Ramondino di poter utilizzare differenti soluzioni soprattutto a gara in corso.