Dicono che l’abito non faccia il monaco, ma l’accostamento dei colori giusti può fare la differenza. Prendiamo il giallo e il rosso, due elementi primari che posti come base di partenza diventano il riferimento per la creazione di nuove tonalità. Geograficamente per l’intervista ci troviamo a Pesaro, ma la storia di oggi trova le sue radici molto più lontano: Roma.
Due regioni diverse, dialetti differenti e per raggiungere l’una e altra città bisogna tagliare in due il centro Italia. Il punto d’unione a legare queste due città è un filo invisibile che le rende meno distanti: Umberto “Stazzo” Stazzonelli, guardia della Carpegna Prosciutto Pesaro, romano doc e pesarese d’adozione. Classe 2004, inconfondibile ciuffo ricciolo e un simpatico sorriso che sotto canestro miete avversari.
Iniziamo parlando della sua città natale, dove tutto è iniziato e che nonostante gli piaccia vivere sul litorale adriatico (luogo dove si è trasferito per coltivare il suo sogno della pallacanestro), le sue radici rimangono forti.
“Roma per me è molto importante, è la città in cui sono cresciuto e dove le persone riescono a connettersi tra di loro. Roma è il posto che mi ha dato i primi insegnamenti e forgiato di quei valori che mi porterò sempre dentro”.
“Stazzo” , come lo chiamano tutti, ha compiuto 19 anni da quasi un mese ed è un profilo ancora in evoluzione ma che lavora sodo per spuntare dalla sua lista gli obiettivi e spulciare tra i sogni chiusi nel cassetto. Aprendo uno scomparto si nota che un desiderio spicca più degli altri: diventare un giocatore professionista e vedendo gli ultimi numeri qualcosa si sta muovendo.
“Quando si tratta di desideri e promesse recito sempre lo stesso: diventare un giocatore professionista di basket, facendo di questo sport il mio lavoro. La scorsa stagione è arrivato il debutto in Serie A con la prima squadra e con lui i primi punti. È stato un momento emozionante ed esserci riuscito è stato un incorniciare il percorso affrontato durante il periodo delle giovanili arrivare li. Lo definirei un recap fino al mondo dei grandi. Raccolgo i primi frutti di questa esperienza, lavorare con la Serie A mi ha fatto capire quanto è importante il lato difensivo e credo di averci lavorato molto in queste ultime due stagioni”.
L’impegno con la palla a spicchi trova spazio per confrontarsi con i suoi coetanei giocando il torneo della IBSA Next Gen Cup. Stazzonelli è al suo secondo anno con l’Under19 della Carpegna Prosciutto Papalini Pesaro, l’unica squadra imbattuta (7-0) dopo i due concentramenti della fase a gironi tenutesi Pesaro (novembre), Trento e Rovereto (febbraio):
“Come detto l’anno scorso, la IBSA Next Gen Cup è un progetto “fighissimo” in cui si giocano tante partite in pochi giorni: questo permette a noi giovani atleti già in contatto con la Serie A, di confrontarci con i nostri coetanei. Il livello del torneo è molto alto e questo permette di giocare ai massimi livelli”.
La IBSA Next Gen Cup ha già portato nella bacheca di “Stazzo” una soddisfazione: il premio MVP del Girone A nel concentramento di Trento e Rovereto.
Nella palette dei colori delle maglie di Stazzonelli, c’è spazio anche per il colore azzurro. È notizia di pochi giorni fa la convocazione da parte di coach Alessandro Magro con la nazionale Under20 a Sirmione il 13 e 14 marzo. Per lui si tratta della seconda chiamata a cui ha risposto presente con la maglia azzurra, dato che lo scorso anno ha partecipato ai campionati europei Under 18.
La figura di riferimento che più padroneggia nella testa riccioluta di Umberto Stazzonelli è un giocatore denominato “clutch”, ovvero dotato di sangue freddo nei momenti decisivi delle partite. Un profilo da qualche anno in NBA attualmente in forza agli Atlanta Hawks, nel ruolo di guardia/ala piccola e con un passato in Eurolega al Partizan Belgrado e Fenerbahçe: Bogdan Bogdanovic.
“Bogdan Bogdanovic è il mio giocatore preferito: mi sono cestisticamente innamorato di lui quando l’ho visto giocare per la prima volta al Fenerbahçe (gli occhi luiccicano quando parla del suo idolo, ndr). Lui è il mio modello di riferimento e a livello tecnico penso che il suo tiro sia il migliore del mondo. Se dovessi pensare di rubargli qualcosa non ho dubbi, prenderei il tiro e il rilascio del polso“.
L’ultima domanda a Stazzonelli ci riporta sul campo dando spazio ad una chiacchiera sulla sua routine prepartita.
“Prima di arrivare al palazzetto ascolto un po’ di musica, arrivo sempre un po’ in anticipo perché mi piace essere uno dei primi a scendere in campo. Una volta messi i piedi in campo comincio con lo svolgere gli esercizi a terra, mi piacere sentire il parquet, toccare la palla e guardare verso gli spalti. Per ultimo guardo il canestro. Da quel momento, inizia il riscaldamento vero e proprio”.
Insomma, sembra che nulla venga lasciato al caso da Stazzonelli, tanto giovane quanto già proiettato verso un mondo dei grandi che sta cercando di prendersi con tutta la tenacia che ha in corpo, quasi ad emulare i suoi avi gladiatori quando scendevano nell’arena del Colosseo. Pronto alla battaglia per la prossima palla a due.