Il protagonista di questa puntata di LBA - Under 23 è un giovane cestista che se dovesse rendere in metafora la sua esperienza nel mondo della palla a spicchi gli basterebbero due semplici elementi: una cartina geografica e un aeroplano di carta.
Tracciando con una matita la rotta di viaggio si parte da una città dal sapore mitteleuropeo ed il fascino della piazza aperta più grande d'Europa: Trieste. Proseguendo verso il centro nord, il profumo inebriante di cucina casereccia ci trasporta in varie città dell'Emilia dove la pallacanestro è casa: Reggio Emilia, Cento e Bologna per citarne alcune.
Il tragitto è quasi concluso e la pista d’atterraggio si trova in una città allegra, dove predomina il colore azzurro e il “frizzante caos cittadino” fa da sottofondo. Regione Campania: Napoli città, che dall’estate scorsa è diventata casa per Nicolò Dellosto, classe 2000 originario di Trieste e in forza alla GeVi Napoli Basket nel ruolo di ala.
“Napoli è stata una grande sorpresa - debutta il quasi 23enne - ed è stata la città che più mi è sembrata un mondo nuovo rispetto alle precedenti realtà in cui ho vissuto. È un luogo veloce, sveglio e reattivo con un’importante componente giovanile, insomma in città non si può certo dormire in piedi. Ho vissuto in realtà con background differenti e in ogni città in cui sono stato sono riuscito sempre ad imparare qualcosa. Trieste è la città in cui sono nato e dove ho iniziato a giocare a basket, quando sono tornato in città non l’ho vissuto come un derby anche perché io sono andato via presto di casa. Sicuramente c’era l’entusiasmo di giocare davanti ad amici e parenti ed è stato molto bello".
Da piccolo, non è stato amore a prima vista con la palla a spicchi: "Mio papà, grande appassionato di pallacanestro, all’età di tre anni mi ha iscritto al corso di mini basket ma dopo qualche lezione mi sono accorto però che, come sport, non faceva al caso mio così mi sono ritirato. Per qualche anno ho giocato a calcio, abbandonando la pallacanestro, ma l’estate dei miei sette anni durante l’oratorio estivo mi sono ritrovato da solo con la palla in mano ed ho iniziato a tirare. Se potessi incontrare il me bambino gli direi sicuramente di essere fiero di sé stesso perché nonostante le difficoltà e i momenti belli non bisognerà mollare mai”.
Il giovane Nicolò ha fatto "step back" tornando a calcare il parquet canestro dopo canestro e ridato vita al fuoco sacro della palla a spicchi. Il basket ha portato Dellosto per un periodo della sua carriera in Emilia Romagna in particolare a Reggio Emilia, Ferrara e nel cuore di basket city alla Fortitudo Bologna. Questa regione ha visto i suoi primi passi nel mondo dei grandi dello sport prima da matricola e successivamente da protagonista.
“Il mio esordio in Serie A è stato nella stagione 2017/18 con la squadra di Reggio Emilia. In quell'occasione ho visto il campo solo per una manciata di secondi ma è stato veramente emozionante. Il mio primo canestro in Serie A è arrivato con la maglia della Fortitudo Bologna. Ricordo che stavamo giocando il terzo quarto della prima giornata di campionato contro Pesaro. Entro e mancano pochi secondi alla fine, mi trovo con la palla in mano, palleggio, arresto, tiro e la palla entra con un po’ di fortuna (ride ndr). Nella mia carriera ancora da costruire ho cambiato tanti coach ed ho avuto la fortuna di essere allenato anche da chi ha fatto la storia del basket. Penso che ognuno di loro a 360 gradi abbia contribuito a rendermi il giocatore che sono oggi".
La chiacchiera con Dellosto continua ricordando le sue gesta sul campo da basket, spostandoci però su un “terreno” dove le battaglie sono ancora più difficili: il campetto, in particolare il playground dei Giardini Margherita di Bologna. Ogni estate il cemento quel campetto dà vita al celebre torneo omonimo, dove le sfide sembrano interminabili, accolgono storie e persone così diverse tra loro. Insomma una sorta di genius loci cittadino. Al playground è come se i suoi personaggi diventassero i protagonista di una grande epica collettiva, e la morale della favola si palesa molto chiara: giocare a basket fa bene al corpo e all’anima.
“Il torneo dei Giardini Margherita credo sia una competizione in cui si possa percepire l’effettivo amore per la pallacanestro. È bello vedere che nonostante sia in estate - dice Nicolò - la città di Bologna risponda numerosa a vedere le partite. Sul campo è bello confrontarsi con giocatori di tutte le categorie. In quel momento non importa in quale categoria giochi, il basket del playground è diverso. Ecco, al campetto mi piacerebbe sfidare in uno contro uno Michael Jordan, perché sarei curioso di capire quanto onnipotente sia il suo livello di pallacanestro. Penso che sia meglio, anzi, è sempre meglio confrontarsi con quelli forti. È il più forte di tutti i tempi non ha rivali".
In generale, comunque sia, Dellosto non ha un riferimento sportivo specifico "Ora che ci penso, non ho un idolo in particolare. Sono stato e sono fortunato di essermi confrontato con tanti compagni di alto livello e da loro mi piace prendere spunti. In squadra sono una persona che ha sempre fatto gruppo con i compagni e mi sono sempre sentito il fratello minore. A Napoli seguo sempre i consigli del mio capitano Lorenzo Uglietti, è un giocatore che lotta e che tiene molto alla squadra prima che al risultato personale”.
Dellosto, prima di maturare quest'esperienza tra i grandi, ha vissuto tutte le trafila con le giovanili, dove ha trovato anche il suo numero preferito che da anni (il 9) lo accompagna nelle battaglie sul parquet.
“Il numero 15 lo usavo alle giovanili perché era il numero di Richard “Rich” Laurel (ex Trieste dal 1978 al 1981), il giocatore preferito di mio papà. D’estate ho la grande fortuna di potermi allenare con lui e ne sono veramente contento. Successivamente ho preso il numero 9 che non ha un vero e proprio significato, ma devo dire che mi ha portato fortuna in alcune situazioni".
Dellosto ha partecipato alla Next Gen Cup in gioventù con Reggio Emilia, raggiungendo anche la finale nel 2018/19, prima di arrendersi ai campioni di quell'edizione, la Dolomiti Energia Trentino: "Per quanto riguarda il torneo della Next Gen Cup penso che nonostante fossimo tutti ragazzi delle giovanili si percepiva il contesto professionistico della Serie A. L’agonismo in campo era tanto ed ho un bel ricordo del torneo perché al di là della sconfitta e il mio buon punteggio ho conosciuto molti ragazzi di altre squadre e a livello di team è stata un’esperienza che ci ha fatti crescere molto".
Ultima ma non meno importante la chiamata in Nazionale, perché indossare la maglia azzurra ha sempre il suo fascino: "Penso sia l’obiettivo di ogni giocatore di ogni nazionalità. Quando ho iniziato a vestirla all’età di 15 anni mi sono sentito onorato e mi sono reso conto che in queste competizioni non giochi per te stesso, ma per un movimento cestistico quindi devi sentire la responsabilità di tutti quelli che ti seguono o fanno parte del tuo percorso".
La chiacchierata è terminata e metaforicamente siamo già a bordo dell'aeroplano di carta pronti verso una nuova direzione, così come quella intrapresa da Dellosto che step dopo step sta innalzando il proprio livello di pallacanestro.