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5 domande a ... Filip Kruslin: “Questa la mia miglior stagione italiana ma tutto nasce dal basket di squadra. Da appassionato di scacchi il nostro re è Devecchi, la regina coach Bucchi”

L’esterno croato è stato il miglior realizzatore del Banco di Sardegna nella gara 4 che ha chiuso la serie contro la Reyer Venezia.

Filip Kruslin Posato

Se il Banco di Sardegna Sassari è riuscito a fare scacco matto all’Umana Reyer Venezia in quattro gare nella serie di quarti di finale playoff conclusa settimana scorsa, il merito è, in gran parte, anche di Filip Kruslin.

L’esterno croato, giunto quest’anno alla terza stagione in maglia Dinamo, è stato autentico mattatore del quarto e decisivo confronto con gli orogranata griffando 22 punti in 28 minuti con un eccellente 6/9 da tre punti, una prestazione questa che, con ancor più forza, ha ribadito come quella in corso sia la miglior stagione italiana del nativo di Zagabria.

Approdato in Italia nel 2020, l’ex Cibona e Cedevita Olimpija attualmente sta viaggiando a 10.5 punti, 2.7 rimbalzi, 2.2 assist col 49.4% al tiro pesante, numeri che egli non era mai riuscito a mettere assieme finora con Sassari, formazione che, anche grazie a questo tipo di contributo, da fine gennaio ha cambiato passo inanellando successi a ripetizione fino a qualificarsi come quinta testa di serie ai playoff. Qui, facendo valere una solidità e una coesione trovate strada facendo, i biancoblu hanno estromesso al primo turno Venezia guadagnandosi il diritto di sfidare in semifinale niente meno che i campioni d’Italia in carica dell’EA7 Emporio Armani Milano.

In virtù del fatto che le due formazioni l’anno scorso si incrociarono ai playoff proprio a questo punto, per il Banco di Sardegna la serie che avrà inizio sabato sarà una sorta di remake dove provare a riscattare il 3-0 del 2022. Il compito chiaramente, visto il valore degli avversari, non sarà semplice ma con l’unione d’intenti e la concretezza palesate di recente le basi per provare a dare fastidio all’Olimpia non mancano.

In più, rispetto alla stagione passata, Sassari ha in faretra un Kruslin molto più efficace sulle due metà campo (in lizza a inizio mese per il premio di miglior difensore della stagione) e questo potrebbe chiaramente facilitare la missione biancoblu. Noi, prima di vederlo completamente immergersi nella preparazione di questo stimolante scontro, lo abbiamo sentito per fare un passo indietro e capire assieme dove risieda la forza della Dinamo degli ultimi mesi, quali siano i suoi consigli per affinare il proprio tiro ma, anche, per indagare la sua passione per gli scacchi e la sua ammirazione per Carmelo Anthony.

Dopo il girone d'andata, nella seconda parte di stagione avete cambiato marcia ottenendo 13 vittorie e 5 sconfitte: a cosa pensi sia dovuto questo cambiamento?

Come probabilmente lo è la maggior parte delle stagioni, posso dire che anche questa è stata piena di alti e bassi. È una cosa del tutto normale perché è difficile iniziare bene e poi mantenere lo stesso livello per tutto l’anno. Abbiamo avuto un periodo all'inizio in cui non abbiamo prodotto una buona pallacanestro ma come società, giocatori e staff tecnico lo abbiamo riconosciuto e tutti fondamentalmente abbiamo iniziato ad allenarci più duramente, a lavorare in palestra, a focalizzarci mentalmente nella maniera giusta. Tutti lo hanno fatto, dai giocatori agli allenatori. Tutti hanno cercato di mostrare un volto diverso nella seconda parte della stagione e qui credo che abbiamo giocato un ottimo basket, a mio avviso, probabilmente, uno dei migliori della Serie A. Abbiamo trovato la nostra chimica, il nostro modo di giocare e credo proprio che la semifinale contro Milano sia il risultato della maggior applicazione, concentrazione e determinazione avute rispetto alla prima metà di stagione.

Cifre alla mano, questa è la tua migliore stagione finora in Italia: come te lo spieghi? Hai lavorato su qualcosa in particolare durante l'estate?

Anche se questa è la mia migliore stagione continuo a credere che un buon basket individuale sia il frutto di un buon basket di squadra. La chimica, all’interno del team e fra i giocatori, aiuta a giocare meglio. Noi abbiamo trovato il nostro amalgama e in questo modo determinati giocatori hanno iniziato a dare il loro meglio. Non c'è stato uno che si può dire abbia giocato bene dall'inizio alla fine della stagione, semplicemente a periodi qualcuno ha fatto un passo avanti rispetto agli altri e ha giocato meglio. Ora, ad esempio, nella serie contro Venezia, Jamal Jones ha fatto una Gara 2 straordinaria, Ousmane è stato incredibile per tutta la serie, mentre io ho giocato bene l'ultima partita e Chris Dowe la prima. Personalmente, non ho fatto nulla di speciale quest'estate. Ho 34 anni, ho la mia routine da 15, faccio tutto allo stesso modo cercando di avere la miglior forma fisica possibile e di concentrarmi su ogni partita e su ogni allenamento.

Quali consigli daresti a qualcuno che vuole diventare un buon tiratore?

Non sono molto bravo a dare consigli ma ovviamente direi l’allenamento e la ripetizione. Non conosco nessuno che abbia un buon range di tiro, un buon tiro in sospensione o buone capacità balistiche senza esercitarsi. È qualcosa che è necessario fare. Poi secondo me ogni tiratore ha, esattamente come li ha una stagione, alti e bassi, momenti in cui tira bene e momenti in cui tira male, è semplicemente così. Per questo, quando si parla di tiro, la fiducia in sé stessi è una componente molto importante: se la hai, sicuramente potrai far meglio. Inoltre, in generale, non bisogna pensare troppo ai tiri sbagliati o ai tiri segnati ma solo focalizzarsi su quelli che sono i tuoi tiri: se sei un tiratore abituato a concludere in uscita da uno stagger, dovrai lavorare sul tiro in quella situazione cercando di ripetere tutto sempre allo stesso modo. A volte i tiri entreranno, a volte no ma non bisogna rimuginarci troppo sopra, perché se entri nell’ottica “ho sbagliato un tiro, ne ho sbagliato un altro...” l’errore allora finisce per entrarti in testa. Se si è liberi si tira, tutto qui. E poi si vedrà se avrai segnato o meno.

In quale aspetto, a livello di chimica e organizzazione, la Dinamo eccelle rispetto alle altre squadre in cui hai militato?

All'inizio della stagione, soprattutto quando si firmano e arrivano giocatori che non hanno mai giocato nel club, conosci le loro capacità cestistiche ma non la persona. Magari hai sentito qualcosa sul loro conto, hai avuto qualche informazione ma non hai la stessa impressione di quando ti ci ritrovi a tu per tu. Ovviamente, a volte ti imbatti in giocatori che non sono esattamente come ti aspettavi che fossero, ma questo è normale. Quindi, sicuramente, le qualità in campo di ogni giocatore sono importanti ma una delle cose che secondo me è ancora più rilevante è l'aspetto umano di ognuno. Se hai un buon carattere, se ogni giocatore ha una buona forza mentale, allora si supereranno i momenti negativi della stagione, come le sconfitte o i frangenti in cui non si gioca una buona pallacanestro, che sicuramente arrivano perché ci sono sempre alti e bassi. È allora che c'è bisogno di persone come queste, di persone con carattere e una forte personalità in grado di aiutarti a superare tutto questo. Penso che quest'anno, grazie al contributo di tutti i giocatori, nel nostro spogliatoio questo non sia mancato ed è qualcosa che sicuramente ci ha aiutato molto.

Hai pubblicato una foto con Carmelo Anthony: è il tuo idolo?

Ho scattato quella foto sei anni fa alle Olimpiadi, durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro al Maracana. C’erano atleti di tutti gli sport e ovviamente anche il Dream Team che, credo, fosse proprio dietro di noi. Carmelo è l'unica persona con cui ho scattato una foto in tutta la mia vita, non ne ho mai fatte con nessun’altro, solo con lui. In Brasile quindi, pur avendo l'opportunità di fare foto con chiunque, ho cercato solo lui. Nel 2012 invece avevo chiesto alla sorella di mia moglie (presente ai Giochi di Londra con la squadra croata di pallamano) di farmi fare, se lo avesse visto, un autografo ma non ci era riuscita (anche se lei era tornata con una foto con Kobe Bryant). Non so dire perché sia il mio idolo. Era il giocatore che più ammiravo ai tempi in cui ancora cercavo di diventare un giocatore di pallacanestro. Onestamente però, per quali ragioni mi piaccia, non saprei dirlo. Apprezzo il suo gioco, il modo in cui ha portato nel basket quello che ha portato... in generale mi piace tutto di lui, è sicuramente uno dei miei giocatori preferiti. So che ha avuto molte critiche perché non ha mai vinto un titolo ma io di solito non do peso a queste cose.

Domanda extra: Ami molto gli scacchi. Vivi il basket o la tua vita in generale come una partita a scacchi? Se dovessi indicare le torri nel roster della Dinamo chi sceglieresti? Chi sarebbero invece gli alfieri e i cavalli? E chi il re e la regina?

Penso che gli scacchi siano un gioco stupendo e, secondo me, particolarmente adatto a chi è più giovane perché aiuta a sviluppare un certo modo di ragionare. È uno sport, ma penso che sia una disciplina che va anche oltre perché ti obbliga a riflettere e a prevedere che mossa farà il tuo avversario. Non puoi andare avanti semplicemente dicendo “ok, ora faccio così e basta” ma devi più muoverti col pensiero “faccio questa mossa e poi come risponderà il mio avversario?”. È essenziale quindi pensare un po’ in anticipo. Nella pallacanestro, per prepararmi a una partita, sfrutto i video che abbiamo. Mi piace conoscere i punti di forza di qualcuno, i punti deboli, ciò che a qualcuno piace o non piace fare. In questo modo, quando affronto qualcuno, se devo difendere su un giocatore e so che preferisce andare a destra, cerco di ricordarmene durante la partita per spingerlo di più a sinistra. Indubbiamente, non è facile quando difendi sui grandi giocatori, è difficile fermarli in questo modo perché sono abituati a certe cose ma avere un'idea in mente credo sia utile. Qualcuno non si prepara in questo modo, qualcun altro sì, dipende da giocatore a giocatore. Tornando agli scacchi, forse qualcuno pensa sia una passione un po’ strana e mi guarda chiedendosi “Che cosa sta facendo?” ma a ciascuno piacciono cose diverse e a me gli scacchi piacciono e mi divertono. Guardo molti canali YouTube, uno dei più famosi è quello di un ragazzo che ho iniziato a seguire cinque o sei anni fa che in pratica spiega le mosse di una partita. Aveva forse 5.000 iscritti in quel momento, ora ne ha 1 milione e 400 mila utenti, è cresciuto in modo incredibile ed è considerato uno dei migliori su piazza su YouTube. Io di mio, con la famiglia e i bambini, non ho molto tempo per giocare agli scacchi classici ma quando ne ho la possibilità, mi piace farlo. Posso dire però che gioco regolarmente ogni giorno online su siti come chess.com.

Per le torri dico Chris Dowe e Ousmane Diop. Per gli alfieri scelgo invece Massimo Chessa e Tommaso Raspino. I cavalieri? Io e Jamal Jones. Il re è sicuramente Jack Devecchi, facile, mentre la regina è il pezzo più potente quindi dico coach Piero Bucchi.

 

Redazione: Golden Flamingo

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