LIVORNO. Arriva Reggie Slater. Come avevamo anticipato sull'edizione di ieri la Mabo è tornata sul mercato e ha messo a segno un colpo di gran fattura. Nel momento in cui pochi se lo sarebbero aspettato, dal cilindro amaranto è uscita questa mossa sorprendente, un segnale forte per dire che la società c'è e crede nella salvezza. I musi lunghi da adesso sono aboliti. Devono tornare fiducia, sorriso, voglia di lottare. Mancava un centro di stazza alla Mabo, dall'inizio del campionato.
Si era sbagliato con Watkins, si era sbagliato con Harvey, si è sbagliato con Radojevic, ora si prova con Slater e si dovrebbe andare sul sicuro. Bastano i numeri messi insieme dal giocatore nella sua unica stagione italiana, due anni fa a Montecatini, per averne la conferma: 30 gare, 15.9 punti e 6.1 rimbalzi a partita in 33' di media. Cifre da leccarsi i baffi. Tanto più in una stagione esaltante, in cui la Zucchetti si classificò addirittura quinta al termine della regular season.
31 anni, nato a Houston in Texas, 201 centimetri di altezza, moglie bionda e tre figli in tenera età, Slater è un centro atipico, un piccolo Barkley, con le dovute proporzioni, un animale d'area che potrà far molto comodo negli zompi all'ombra delle plance.
Il giocatore atterrerà quest'oggi all'aeroporto di Pisa, attorno all'ora di pranzo. Il tempo di sottoporsi alle visite mediche e subito verrà gettato nella mischia, sul parquet di via Pera. In due giorni dovrà imparare movimenti d'attacco, conoscere i nuovi compagni, farsi un'idea del gioco di questa squadra. Non c'è un minuto da perdere, perchè domenica c'è la trasferta di Biella e si dovrà ad ogni costo andare a segno. Il fatto che Slater abbia già avuto un'esperienza di spessore nel nostro campionato rappresenta un punto di partenza fondamentale. Probabilmente se non fosse stato così, la società non avrebbe deciso di firmarlo. Va detto che il black era già stato contattato da Livorno a gennaio, dopo il taglio di Antonio Harvey, ma il giocatore preferì rimanere negli States per motivi personali, dove poi ha vinto il titolo Aba con la maglia dei Kansas City Knights (la stessa con cui giocava l'anno scorso Elliott), insieme a quel Maurice Carter che la società aveva inseguito a lungo la scorsa estate.
Prima di approdare a Kansas, Slater aveva iniziato l'annata nella Nba, disputando nove partite tra New Jersey Nets e Atlanta Hawks. Ma nell'Nba era già stato firmato dai Denver Nuggets (94-94), dai Toronto Raptors e dai Minnesota Timberwolves, con cui l'anno scorso ha avuto una media di 12.5' e 3.4 rimbalzi.
«Quando si compiono degli errori bisogna avere il coraggio di ammetterli e saper anche tornare indietro, se è possibile», commenta con la modestia delle persone intelligenti Luca Banchi. Che poi puntualizza: «Slater è un buon giocatore, ma non dobbiamo assolutamente credere che abbia la bacchetta magica per portarci alla salvezza. Se vogliamo restare in A1 le energie dovremo trovarle dentro noi stessi. Dovremo reagire con l'orgoglio che ci ha contraddistinto in tante occasioni, dovremo giocare con l'anima, consapevoli che abbiamo le carte per vincere tutte e tre le partite che rimangono. La salvezza, prima di tutto, dobbiamo volerla».
Per quanto riguarda la squadra, ieri seduta al PalaMacchia, con Adrian Autry che si è allenato a parte, a causa del risentimento ai flessori della coscia sinistra.
Giulio Corsi
Si era sbagliato con Watkins, si era sbagliato con Harvey, si è sbagliato con Radojevic, ora si prova con Slater e si dovrebbe andare sul sicuro. Bastano i numeri messi insieme dal giocatore nella sua unica stagione italiana, due anni fa a Montecatini, per averne la conferma: 30 gare, 15.9 punti e 6.1 rimbalzi a partita in 33' di media. Cifre da leccarsi i baffi. Tanto più in una stagione esaltante, in cui la Zucchetti si classificò addirittura quinta al termine della regular season.
31 anni, nato a Houston in Texas, 201 centimetri di altezza, moglie bionda e tre figli in tenera età, Slater è un centro atipico, un piccolo Barkley, con le dovute proporzioni, un animale d'area che potrà far molto comodo negli zompi all'ombra delle plance.
Il giocatore atterrerà quest'oggi all'aeroporto di Pisa, attorno all'ora di pranzo. Il tempo di sottoporsi alle visite mediche e subito verrà gettato nella mischia, sul parquet di via Pera. In due giorni dovrà imparare movimenti d'attacco, conoscere i nuovi compagni, farsi un'idea del gioco di questa squadra. Non c'è un minuto da perdere, perchè domenica c'è la trasferta di Biella e si dovrà ad ogni costo andare a segno. Il fatto che Slater abbia già avuto un'esperienza di spessore nel nostro campionato rappresenta un punto di partenza fondamentale. Probabilmente se non fosse stato così, la società non avrebbe deciso di firmarlo. Va detto che il black era già stato contattato da Livorno a gennaio, dopo il taglio di Antonio Harvey, ma il giocatore preferì rimanere negli States per motivi personali, dove poi ha vinto il titolo Aba con la maglia dei Kansas City Knights (la stessa con cui giocava l'anno scorso Elliott), insieme a quel Maurice Carter che la società aveva inseguito a lungo la scorsa estate.
Prima di approdare a Kansas, Slater aveva iniziato l'annata nella Nba, disputando nove partite tra New Jersey Nets e Atlanta Hawks. Ma nell'Nba era già stato firmato dai Denver Nuggets (94-94), dai Toronto Raptors e dai Minnesota Timberwolves, con cui l'anno scorso ha avuto una media di 12.5' e 3.4 rimbalzi.
«Quando si compiono degli errori bisogna avere il coraggio di ammetterli e saper anche tornare indietro, se è possibile», commenta con la modestia delle persone intelligenti Luca Banchi. Che poi puntualizza: «Slater è un buon giocatore, ma non dobbiamo assolutamente credere che abbia la bacchetta magica per portarci alla salvezza. Se vogliamo restare in A1 le energie dovremo trovarle dentro noi stessi. Dovremo reagire con l'orgoglio che ci ha contraddistinto in tante occasioni, dovremo giocare con l'anima, consapevoli che abbiamo le carte per vincere tutte e tre le partite che rimangono. La salvezza, prima di tutto, dobbiamo volerla».
Per quanto riguarda la squadra, ieri seduta al PalaMacchia, con Adrian Autry che si è allenato a parte, a causa del risentimento ai flessori della coscia sinistra.
Giulio Corsi