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Slater, una ventata di energia

«Alla Mabo ritrovo tanti vecchi amici: ci salvereno»

LIVORNO. «Sono tornato in Italia per vincere». E giù una grassa risata. Il nuovo amaranto Reggie Slater si presenta così. Sei parole secche, per far capire di che pasta è fatto. Poi un sorriso, per far capire che le sue spalle da panzer e il suo muso da duro devono far tremare solo gli avversari, Lacey e Batiste, le due torri di Biella intanto, poi Podestà e Mazique, e infine Blair e DeMarco Johnson, gli ostacoli che si frappongono tra Livorno e la sospirata salvezza.
La nuova montagna amaranto è atterrata ieri a mezzogiorno all'aeroporto di Pisa, dopo essere partito nella notte di mercoledì da Houston. Il tempo di sottoporsi alle visite mediche, e subito in via Pera: colloquio con Banchi, visione di una cassetta della Mabo, presentazione ai nuovi compagni. Alle 17.15 in punto è sbucato dalla porta saloon del fortino sociale con la sua nuova canotta italiana. Il coach lo aspettava sul parquet con un sorriso a trentadue denti, insieme a Massimo Faraoni e al team manager Savi. Un "five" alto, poi Banchi ribadiva i concetti già espressi due giorni fa: «É un valore aggiunto importante, ma non mi stancherò mai di ripetere che le risorse per salvarci dovremo trovarle dentro ad ognuno di noi».
Lui comunque, Reggie Slater dal Texas, una bella mano alla Mabo potrà darla per davvero. «Non sono al massimo della condizione, ma sto bene. Tre settimane fa ho terminato la stagione con i Kansas, vincendo il campionato Aba, poi ho continuato ad allenarmi da solo. Rispetto a due anni fa, quando giocavo a Montecatini, mi sento migliorato nelle cose che mi riescono meglio: rimbalzi, difesa, gioco spalle a canestro. Perchè ho deciso di accettare l'offerta della Mabo? Semplice, perchè qua ritrovo diversi amici, De Raffaele, Sambugaro, Giachetti e Garri, che erano con me a Montecatini, ma soprattutto perchè voglio vincere. Dico la verità, da casa non seguivo il campionato italiano, preferisco l'Nba, ma il coach mi ha detto la situazione. So che dovremo fare sei punti nelle prossime tre partite. No problem, li faremo».
La ventata di fiducia e di ottimismo che ci voleva in questa squadra depressa da sei cadute consecutive e da una stagione anche sfortunata. Una ventata che l'ex torello di Minnesota ha portato anche sul campo. Allenamento intenso, quello di ieri, due ore filate in cui Slater si è fatto un'idea dei giochi offensivi di Livorno, ma in cui si è trottato forte anche nel cinque contro cinque. Ed è lì che il black ha fatto vedere tutte le sue carte migliori: senso della posizione in area, tempismo a rimbalzo, capacità di farsi spazio e di sfruttare le sue spalle da buttafuori, due ante di muscoli che non gli impediscono però di avere un'agilità eccezionale, con la quale in partenza è riuscito a bruciare più di una volta anche un atleta come Elliott. «Sotto le plance è un giocatore devastante - commenta Giovanni Papini - è uno capace di caricarsi sette uomini sulle spalle e tirarli su. Non è un cinque, lo sapevamo, ma ricordo che ai tempi di Pistoia con Dan Gay e Joe Binion facemmo grandissime cose».
Vedremo quali saranno i frutti di questo acquisto. Certo è che a vedere cifre, commenti e impatto in allenamento viene da chiedersi: perchè non è stato firmato prima? Ma si sa, a discolpa di Livorno, che i contatti erano stati avviati da tempo e che Slater avrebbe rifiutato anche offerte di colossi come Roma. Per cui, meglio tardi che mai.
Giulio Corsi
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