Presidente Snaidero, dopo il ko nel derby di sabato Udine rischia seriamente la retrocessione.
«Ce la caveremo. Mi dà forza lo spirito del gruppo, la cosa più bella di questa stagione disgraziata. Giocando con l’orgoglio esibito contro Roseto, ci toglieremo presto dai guai.»
I programmi iniziali erano ben diversi per questa seconda stagione in A1.
«Verissimo, ma troppe cose son girate male. A cominciare dagli infortuni, una serie impressionante. Con Scott e Smith saremmo in piena corsa per un posto nei play-off: questo credo che nessuno lo metta in dubbio.»
Questo no, certe scelte estive forse sì.
«Se il riferimento è alla coppia Gentile-Esposito, ammetto che vi sono stati degli errori: da parte nostra, da parte loro, sottilizzando anche da parte di qualche giornalista più malizioso che incompetente. Alla fine comunque in regia abbiamo rimediato bene con Woolridge: purtroppo paghiamo le disgrazie dei rimbalzisti.»
Stern e Mills non hanno certo incantato nel derby.
«Non vanno giudicati troppo severamente. Sono appena arrivati, non conoscono nemmeno il nome dei compagni, figurarsi i giochi. Non saranno dei fenomeni, ma mi fido ciecamente della scelta di uno specialista come Sarti. E poi le statistiche parlano a loro favore.»
Nessuna squadra schiera tanti italiani come Udine: per i maligni questa la causa di tanti problemi...
«Che il basket nostrano non viva bei momenti, è vero. Anzi, in futuro aumenteranno, purtroppo. Costruendo la squadra siamo stati vincolati dalla partecipazione alla Coppa Saporta e quindi al limitato numero di extracomunitari. Senza la coppa, magari avremmo seguito la via generale, cioè diversi americani che fra l’altro costano meno dei comunitari ed in tanti casi valgono di più. Sarà per il prossimo anno.»
Siete fra le pochissime realtà che investono ancora nei giovani: funziona ancora il vostro Progetto Friuli?
«Chiariamo subito che il nostro è innanzitutto un impegno sociale. Non differente da quello della Benetton a Treviso: noi però agiamo su tutta la provincia ed oltre, da Portogruaro a Tolmezzo, coinvolgendo circa 2000 ragazzi, maschi e femmine. L’esperienza ci ha convinto a differenziare l’intervento: non più solo un sostegno economico per ogni cartellino ma un contributo tecnico mirato tramite l’invio di istruttori ed allenatori. Quanto alla qualità, dipende dalle annate: alcune sono ottime, ci contiamo molto. Noi crediamo ancora nell’importanza del vivaio però chiediamo che cambino le regole. Oggi perdi un 19enne se non gli offri un contratto professionale, una assurdità perchè solo i fenomeni a quella età sono pronti per la serie A. Imitiamo gli Usa dove sino a 23 anni sono universitari, cioè senza compenso! Ed obblighiamo l’A2 a tesserare più italiani, non a scimmiottare l’A1 in un torneo dove gli italiani continuano a fare tappezzeria. Almeno i più giovani.»
In che misura continuerà il vostro impegno nel basket? Le recenti dimissioni da presidente del Consorzio dei club di A hanno fatto temere un progressivo abbandono.
«Non esiste alcun rapporto fra le due cose. Col basket siamo solo agli inizi della marcia: voglio fortissimamente riportare la Snaidero alle stesse posizioni in cui l’aveva saputa trascinare mio padre, ancora oggi il primo tifoso della squadra, sempre in prima fila assieme alla mamma. Quanto alle dimissioni, si tratta di un semplice atto di protesta verso un andazzo della Lega che non mi soddisfa nè me nè quanti mi hanno chiamato a rappresentarli.»
Come azienda avete prospettato l’idea di un nuovo palazzo dello sport. Eppure il Carnera solo raramente è esaurito.
«Udine ed il Friuli avrebbero bisogno di un nuovo impianto polifunzionale. Per lo sport ed anche per spettacoli musicali, di danza od altro. L’impianto progettato costa 30 miliardi. Metà è a carico della regione che è entusiasta dell’iniziativa, l’altra metà spetta ai privati. Noi come azienda siamo disponibili per una buona fetta (cinque miliardi, ndr) e stiamo cercando partner. Se non li avremo entro poche settimane, attenderemo ancora: mi auguro comunque che l’idea vada in porto, oggi o domani non importa, noi restiamo sempre disponibili. Quanto al pubblico della Snaidero, è diminuito rispetto allo scorso anno per due motivi: i risultati e Charles Smith. Lui da solo calamitava appassionati e non solo tifosi, anche da fuori provincia. Un asso così sarà difficile rivederlo, ha fatto del bene a Udine e continua a farlo... all’azienda: sui tabelloni di tutta la Nba quando viene presentato accanto al suo nome c’è il nostro marchio, quello del club e della città da cui proviene. Stessa cosa sui canali televisivi. Avete idea del valore di uno spot pubblicitario del genere?»
Qual’è il problema più grosso del basket professionistico italiano?
«Non sappiamo vendere un prodotto bellissimo, più bello che in passato perchè la liberalizzazione del mercato ha alzato spettacolo e competitività. Ci serve un manager abile: secondo la maggior parte dei club, uno fuori dal coro, super partes. Secondo pochi altri, come il presidente della Kinder Madrigali, invece dovrebbe essere uno di noi, magari un proprietario. Una soluzione la troveremo. Mi rende ottimista la visione aperta della federazione: il presidente Maifredi ha capito perfettamente che occorre diversificare lo sport d’elite da quello giovanile ed amatoriale.»
Che scenario dobbiamo attenderci per il prossimo anno?
«Meno squadre, spero non più di 16, mai più dispari comunque. Ci arriveremo senza traumi: basterà seguire le normative vigenti riguardo i parametri di iscrizione. Alcune società saranno costrette a scendere in A2 anche se si saranno salvate. Già ora del resto stiamo assistendo in coda ad un campionato irregolare.»
Cioè?
«Alcuni club stanno palesemente ignorando i parametri decisi dalle Lega, ad esempio la norma che prevede uno stanziamento minimo di un milione 400mila euro in contratti depositati in Lega, cioè risparmiano i soldi destinati alle tasse, quindi (legalità a parte) si mettono su un piano di palese disparità rispetto alla maggioranza. Dovesse retrocedere un club in regola, facile prevedere una violenta battaglia anche legale su questo delicatissimo punto. Per me fondamentale.»
Chi vincerà il campionato?
Vedo una finale Benetton-Kinder. La Skipper non è meno forte, anzi, ma non è da scudetto. Mi piacerebbe che il titolo andasse a Treviso perchè esprime il basket giusto per entusiasmare il pubblico. Tutto attacco. La Kinder vive soprattutto sulla difesa, materia per intenditori. Una Benetton tricolore porterebbe in Italia il sapore della Nba, dello show-time, del divertimento. Non mi sembra che in tv si ammiri molto sport spettacolare: è il momento di darglielo.»
Luigi Maffei
«Ce la caveremo. Mi dà forza lo spirito del gruppo, la cosa più bella di questa stagione disgraziata. Giocando con l’orgoglio esibito contro Roseto, ci toglieremo presto dai guai.»
I programmi iniziali erano ben diversi per questa seconda stagione in A1.
«Verissimo, ma troppe cose son girate male. A cominciare dagli infortuni, una serie impressionante. Con Scott e Smith saremmo in piena corsa per un posto nei play-off: questo credo che nessuno lo metta in dubbio.»
Questo no, certe scelte estive forse sì.
«Se il riferimento è alla coppia Gentile-Esposito, ammetto che vi sono stati degli errori: da parte nostra, da parte loro, sottilizzando anche da parte di qualche giornalista più malizioso che incompetente. Alla fine comunque in regia abbiamo rimediato bene con Woolridge: purtroppo paghiamo le disgrazie dei rimbalzisti.»
Stern e Mills non hanno certo incantato nel derby.
«Non vanno giudicati troppo severamente. Sono appena arrivati, non conoscono nemmeno il nome dei compagni, figurarsi i giochi. Non saranno dei fenomeni, ma mi fido ciecamente della scelta di uno specialista come Sarti. E poi le statistiche parlano a loro favore.»
Nessuna squadra schiera tanti italiani come Udine: per i maligni questa la causa di tanti problemi...
«Che il basket nostrano non viva bei momenti, è vero. Anzi, in futuro aumenteranno, purtroppo. Costruendo la squadra siamo stati vincolati dalla partecipazione alla Coppa Saporta e quindi al limitato numero di extracomunitari. Senza la coppa, magari avremmo seguito la via generale, cioè diversi americani che fra l’altro costano meno dei comunitari ed in tanti casi valgono di più. Sarà per il prossimo anno.»
Siete fra le pochissime realtà che investono ancora nei giovani: funziona ancora il vostro Progetto Friuli?
«Chiariamo subito che il nostro è innanzitutto un impegno sociale. Non differente da quello della Benetton a Treviso: noi però agiamo su tutta la provincia ed oltre, da Portogruaro a Tolmezzo, coinvolgendo circa 2000 ragazzi, maschi e femmine. L’esperienza ci ha convinto a differenziare l’intervento: non più solo un sostegno economico per ogni cartellino ma un contributo tecnico mirato tramite l’invio di istruttori ed allenatori. Quanto alla qualità, dipende dalle annate: alcune sono ottime, ci contiamo molto. Noi crediamo ancora nell’importanza del vivaio però chiediamo che cambino le regole. Oggi perdi un 19enne se non gli offri un contratto professionale, una assurdità perchè solo i fenomeni a quella età sono pronti per la serie A. Imitiamo gli Usa dove sino a 23 anni sono universitari, cioè senza compenso! Ed obblighiamo l’A2 a tesserare più italiani, non a scimmiottare l’A1 in un torneo dove gli italiani continuano a fare tappezzeria. Almeno i più giovani.»
In che misura continuerà il vostro impegno nel basket? Le recenti dimissioni da presidente del Consorzio dei club di A hanno fatto temere un progressivo abbandono.
«Non esiste alcun rapporto fra le due cose. Col basket siamo solo agli inizi della marcia: voglio fortissimamente riportare la Snaidero alle stesse posizioni in cui l’aveva saputa trascinare mio padre, ancora oggi il primo tifoso della squadra, sempre in prima fila assieme alla mamma. Quanto alle dimissioni, si tratta di un semplice atto di protesta verso un andazzo della Lega che non mi soddisfa nè me nè quanti mi hanno chiamato a rappresentarli.»
Come azienda avete prospettato l’idea di un nuovo palazzo dello sport. Eppure il Carnera solo raramente è esaurito.
«Udine ed il Friuli avrebbero bisogno di un nuovo impianto polifunzionale. Per lo sport ed anche per spettacoli musicali, di danza od altro. L’impianto progettato costa 30 miliardi. Metà è a carico della regione che è entusiasta dell’iniziativa, l’altra metà spetta ai privati. Noi come azienda siamo disponibili per una buona fetta (cinque miliardi, ndr) e stiamo cercando partner. Se non li avremo entro poche settimane, attenderemo ancora: mi auguro comunque che l’idea vada in porto, oggi o domani non importa, noi restiamo sempre disponibili. Quanto al pubblico della Snaidero, è diminuito rispetto allo scorso anno per due motivi: i risultati e Charles Smith. Lui da solo calamitava appassionati e non solo tifosi, anche da fuori provincia. Un asso così sarà difficile rivederlo, ha fatto del bene a Udine e continua a farlo... all’azienda: sui tabelloni di tutta la Nba quando viene presentato accanto al suo nome c’è il nostro marchio, quello del club e della città da cui proviene. Stessa cosa sui canali televisivi. Avete idea del valore di uno spot pubblicitario del genere?»
Qual’è il problema più grosso del basket professionistico italiano?
«Non sappiamo vendere un prodotto bellissimo, più bello che in passato perchè la liberalizzazione del mercato ha alzato spettacolo e competitività. Ci serve un manager abile: secondo la maggior parte dei club, uno fuori dal coro, super partes. Secondo pochi altri, come il presidente della Kinder Madrigali, invece dovrebbe essere uno di noi, magari un proprietario. Una soluzione la troveremo. Mi rende ottimista la visione aperta della federazione: il presidente Maifredi ha capito perfettamente che occorre diversificare lo sport d’elite da quello giovanile ed amatoriale.»
Che scenario dobbiamo attenderci per il prossimo anno?
«Meno squadre, spero non più di 16, mai più dispari comunque. Ci arriveremo senza traumi: basterà seguire le normative vigenti riguardo i parametri di iscrizione. Alcune società saranno costrette a scendere in A2 anche se si saranno salvate. Già ora del resto stiamo assistendo in coda ad un campionato irregolare.»
Cioè?
«Alcuni club stanno palesemente ignorando i parametri decisi dalle Lega, ad esempio la norma che prevede uno stanziamento minimo di un milione 400mila euro in contratti depositati in Lega, cioè risparmiano i soldi destinati alle tasse, quindi (legalità a parte) si mettono su un piano di palese disparità rispetto alla maggioranza. Dovesse retrocedere un club in regola, facile prevedere una violenta battaglia anche legale su questo delicatissimo punto. Per me fondamentale.»
Chi vincerà il campionato?
Vedo una finale Benetton-Kinder. La Skipper non è meno forte, anzi, ma non è da scudetto. Mi piacerebbe che il titolo andasse a Treviso perchè esprime il basket giusto per entusiasmare il pubblico. Tutto attacco. La Kinder vive soprattutto sulla difesa, materia per intenditori. Una Benetton tricolore porterebbe in Italia il sapore della Nba, dello show-time, del divertimento. Non mi sembra che in tv si ammiri molto sport spettacolare: è il momento di darglielo.»
Luigi Maffei
Fonte: Il Gazzettino