DI trentadue squadre che partirono il 10 ottobre, le quattro che il 3 e 5 maggio giocheranno la Final Four di Casalecchio sono autentica crema. Tre di esse (Kinder, Maccabi, Panathinaikos) sono le finaliste delle due Coppe Campioni dimezzate d´un anno fa: e la quarta, ossia il Tau, è caduta solo all´ultimo ostacolo, sia pure di schianto, contro un´altra finalista. La rileverà una Benetton degnissima: «il peggior accoppiamento che ci poteva capitare», diceva ieri Messina, già in forma smagliante nella sua gettonata versione 'piangi un po´. La Virtus stava in aeroporto a Francoforte, doppiata la boa del suo infinito rientro da Perm: Messina s´era letto al mattino le partite su Internet e ne aveva cavato pure, frammisti alle metaforiche lacrime, argomenti non banali. «Treviso ci ha battuto tre volte su tre nella stagione, è una squadra atipica che spesso diventa inafferrabile e infine giocare in casa, anche se pare un´eresia, non ci favorirà. Se parti male e vai sotto, la cappa diventa pesante. Però la Virtus sarà lì per dare il massimo, conosco la serietà della mia squadra e vedere i ragazzi qui, in questo viaggio eterno, col sorriso sulle labbra, mi fa stare sereno».
La Benetton entra da sfidante, ma srotola le sue risolute virtù. Ha sempre galoppato in testa, vincendo sia il primo che il secondo girone. Esce dal gruppo iniziale più duro, l´unico che avrà in finale due squadre (Treviso e Maccabi). E´ in forma luminosa, ben completata dall´ultimo arrivato Bell. Vanta infine credenziali giuste, sia quelle odierne racchiuse nei risultati, sia quelle passate contenute in due Final Four (Atene '93 e Barcellona '98). La terza in dieci anni è da piccola potenza europea, non da comparsa.
Si delinea insomma un poker senza outsider: chiunque tirerà il piatto, non sarà una sorpresa. Il cast è di qualità, il massimo che si potesse chiedere a livello sportivo, anche se la presenza del Maccabi agita timori sul fronte dell´ordine pubblico: non tanto per la vita quotidiana d´una squadra che coi problemi di sicurezza convive da anni, anche se gli inasprimenti recenti vanno pesati, quanto per chi dovrà ospitarla e potrebbe ritrovarsi, suo malgrado, sipario ideale per manifestazioni anti-Israele. Jordi Bertomeu, il gran capo dell´Uleb, ha ieri saggiamente minimizzato un problema che sarà soprattutto delle forze dell´ordine. Già allertate.
Basket City infine torna a dividersi in due. La metà che ride, quella virtussina, approda laddove, da cinque anni, non manca mai: cinque finali europee di fila (una, nel 2000, fu di Saporta, ma tant´è), a ribadire un primato diffuso che ne farà, anche stavolta, la squadra da battere. La metà che piange, quella fortitudina, esce da un torneo stentato (10 vinte, 10 perse) e ancor più vessato dalla cattiva salute di una squadra che ha pure subìto tanti terremoti interni. Nel giorno dell´eliminazione, Boniciolli ha fatto i quarant´anni e il suo bimbo è tornato a casa dopo sei giorni difficili d´ospedale. Se si sente a termine, e non più solo sott´esame, il coach annusa un´aria che già sentono molti e che lo induce a dosare parole che, inevitabilmente, qualcuno potrebbe usare un giorno contro di lui. Non sarà facile correre per il campionato e giocarsi, fra domani e mercoledì, un posto fra il primo e il terzo, anche se càpita talvolta che squadre nel bunker, contro tutto e tutti, si cementino. Intanto, già domani torna in gruppo Basile. Uno di quelli che contano di più.
Ma chi è fuori dai giochi per lo più lo merita, così come le quattro squadre arrivate in fondo hanno avuto una serie di venti partite che di solito non mentono, misurando con sufficiente esattezza i valori, malgrado le imperfezioni di una formula che lascia qualche partita inutile. Proprio Bertomeu però ieri l´ha difesa. «Non sarà la migliore del mondo, ma io personalmente la terrei, perché cambiar di continuo sarebbe un male. A giugno, decideranno i club se andare avanti così oppure no, ma in ogni caso, fatta la scelta, per 4 anni non si cambierà più».
Walter Fuochi
La Benetton entra da sfidante, ma srotola le sue risolute virtù. Ha sempre galoppato in testa, vincendo sia il primo che il secondo girone. Esce dal gruppo iniziale più duro, l´unico che avrà in finale due squadre (Treviso e Maccabi). E´ in forma luminosa, ben completata dall´ultimo arrivato Bell. Vanta infine credenziali giuste, sia quelle odierne racchiuse nei risultati, sia quelle passate contenute in due Final Four (Atene '93 e Barcellona '98). La terza in dieci anni è da piccola potenza europea, non da comparsa.
Si delinea insomma un poker senza outsider: chiunque tirerà il piatto, non sarà una sorpresa. Il cast è di qualità, il massimo che si potesse chiedere a livello sportivo, anche se la presenza del Maccabi agita timori sul fronte dell´ordine pubblico: non tanto per la vita quotidiana d´una squadra che coi problemi di sicurezza convive da anni, anche se gli inasprimenti recenti vanno pesati, quanto per chi dovrà ospitarla e potrebbe ritrovarsi, suo malgrado, sipario ideale per manifestazioni anti-Israele. Jordi Bertomeu, il gran capo dell´Uleb, ha ieri saggiamente minimizzato un problema che sarà soprattutto delle forze dell´ordine. Già allertate.
Basket City infine torna a dividersi in due. La metà che ride, quella virtussina, approda laddove, da cinque anni, non manca mai: cinque finali europee di fila (una, nel 2000, fu di Saporta, ma tant´è), a ribadire un primato diffuso che ne farà, anche stavolta, la squadra da battere. La metà che piange, quella fortitudina, esce da un torneo stentato (10 vinte, 10 perse) e ancor più vessato dalla cattiva salute di una squadra che ha pure subìto tanti terremoti interni. Nel giorno dell´eliminazione, Boniciolli ha fatto i quarant´anni e il suo bimbo è tornato a casa dopo sei giorni difficili d´ospedale. Se si sente a termine, e non più solo sott´esame, il coach annusa un´aria che già sentono molti e che lo induce a dosare parole che, inevitabilmente, qualcuno potrebbe usare un giorno contro di lui. Non sarà facile correre per il campionato e giocarsi, fra domani e mercoledì, un posto fra il primo e il terzo, anche se càpita talvolta che squadre nel bunker, contro tutto e tutti, si cementino. Intanto, già domani torna in gruppo Basile. Uno di quelli che contano di più.
Ma chi è fuori dai giochi per lo più lo merita, così come le quattro squadre arrivate in fondo hanno avuto una serie di venti partite che di solito non mentono, misurando con sufficiente esattezza i valori, malgrado le imperfezioni di una formula che lascia qualche partita inutile. Proprio Bertomeu però ieri l´ha difesa. «Non sarà la migliore del mondo, ma io personalmente la terrei, perché cambiar di continuo sarebbe un male. A giugno, decideranno i club se andare avanti così oppure no, ma in ogni caso, fatta la scelta, per 4 anni non si cambierà più».
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica