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Capitan Pittis a ruota libera

«Le mie Final Four fra gioie e dolori»

Partecipare alle Final Four non vuol dire averle già vinte, ovvio, ma è una grossa soddisfazione: significa essere tra le quattro migliori squadre europee e giocarsi l'Eurolega contro tre superpotenze (Kinder, Maccabi, Panathinaikos) dal budget doppio di quello della Ghirada.
La Benetton peraltro non fa la figura della Cenerentola: ha già qualcuno che sa come si vince la Coppa, D'Antoni, Edney e soprattutto capitan Pittis, uno che di Final Four se ne intende avendone alle spalle già tre (con in totale due trofei vinti). «La prima fu nel 1989 a Gand contro il Maccabi - ricorda Ricky - la vinsi a 21 anni con la Tracer. In semifinale con l'Aris ebbi la soddisfazione di stoppare Galis, una cosa che mi è sempre rimasta in mente, in finale poi giocai parecchio. La seconda Final Four arrivò nel 1992 sempre con Milano, ad Istanbul, perdemmo la semifinale contro il Partizan Belgrado di Danilovic, Djordjevic e di un giovane Rebraca: buttammo via una grossa occasione forse perché li sottovalutammo. La terza nel 1998 a Barcellona in maglia Benetton, ci eliminò l'Aek (bomba di Subotic all'ultimo minuto, ndr) e fu un'altra bella occasione sprecata, eravamo più forti dei greci».
Sicchè a 34 anni insegui la terza Coppa.
«Già, non sono più un ragazzino: il chiodo ed il martello per appendere le scarpette sono pronti, ma non ho ancora dato il primo colpo al muro. Queste Final Four per me hanno un sapore particolare anche perché questa Benetton è una squadra bella, divertente, attorno alla quale avverto un ottimo feeling da parte di tutti: tifosi e giocatori. Anche chi non gioca tantissimo è ugualmente partecipe ed in sintonia con i suoi compagni. Io stesso giovedì a Bologna mi sono sorpreso a saltare e correre come un ragazzino, felice a fine gara come ai vecchi vecchi tempi. Vincere la Coppa sarebbe veramente il coronamento di un bel sogno».
Te l'aspettavi una Benetton così forte, quest'anno?
«Beh, calma: andiamo bene ma non abbiamo ancora vinto nulla. Meglio procedere con i piedi di piombo, la strada è ancora lunga, dovremo giocare in casa della Virtus».
Cosa prevedi, a Casalecchio?
«Quattro grandissime squadre, partite secche: è difficile. Un po' più di vantaggio ce l'ha la Kinder che gioca in casa, anche se su quel campo l'abbiamo già battuta».
Adesso però dovete rientrare sulla terra: domani vi attende la Snaidero.
«Giusto. Non possiamo continuare a vivere in mezzo alle nuvole, occorre tornare alla realtà del campionato. Battendo Udine saremmo matematicamente secondi, che è sempre un ottimo risultato. Perciò meglio concentrarci solo sui friulani, senza contare che mercoledì ci giocheremo il primato di nuovo sul terreno della Skipper, che l'altra sera ha risparmiato minuti a qualche giocatore».
Con questi ritmi affiora un po' di fatica.
«Lo penso anch'io ma faremmo meglio a dimenticarla, non possiamo permetterci di riposare proprio adesso. E poi, vincendo, la fatica si sente meno, anche ora se un errore da evitare è credere che possiamo battere chiunque, perdendo quell'umiltà che ci ha portati così avanti. Dovremo entrare in campo pronti ad esprimere sempre la massima intensità e non credere invece che solo perché abbiamo vinto un po' di partite tutto ci riesca automaticamente facile. La partita contro Imola ci deve servire da esempio».
Silvano Focarelli
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