Gianmarco Pozzecco, oggi c’è Milano-Varese... «Il derby triste?».
Milano non è ancora salva, Varese lo è da una settimana ma forse non andrà ai playoff: faccia lei...
«Tanto io sarò solo in tribuna, stavolta: la mano rotta non è guarita. Spero che vinca Varese: vorrei rientrare nei playoff e giocarli per riscattare un’annata nera. Però auspico pure la salvezza di Milano: non si sa mai...».
Prego?
«Potrei trovare lavoro all’Olimpia, se a fine stagione Varese mi darà una pedata nel sedere. Anzi, lo dico chiaro: Milano prendimi tu, se di là mi liquidano».
È lei che ha voglia di lasciare, o è la Metis che desidera cacciarla?
«Da parte mia c’è il desiderio di restare, anche perché ho il contratto. Però dopo otto anni fantastici, per la prima volta non dico ‘‘rimango di sicuro’’. Devo riflettere».
Tempi grami per lei e per Maurizia Cacciatori, sua fidanzata non più convocata per la nazionale: la futura famiglia cambierà il cognome in «Esclusi».
«Spiritosi... La verità è che lei, almeno, in azzurro s’è tolta delle soddisfazioni».
Ormai quando un allenatore la incontra, scantona in occhiali scuri.
«Ma va là... Sono solo meno gestibile quando perdo. Odio perdere».
In questo mese e più di assenza le hanno impedito di entrare nello spogliatoio, all’intervallo di un incontro.
«Non ne faccio un dramma, rispetto la decisione di Beugnot, l’allenatore. Ma è un’altra cosa strana che è successa...».
Dicono che nella stagione ha frequentato più le discoteche di Milano che gli allenamenti di Varese.
«Nell’anno dello scudetto uscivo sempre, di sera. Eppure andava bene tutto perché si vinceva. Sono abituato al tormentone. Però allora parlate anche dei calciatori che incontro. Anzi, che incontro a seconda dei risultati: dalle facce che vedo, potrei fare la schedina della domenica senza sapere come sono andate le partite...».
Torniamo a Milano. Perché potrebbe essere un approdo?
«Perché il 90 per cento dei miei tifosi varesini verrebbe a vedermi».
Il Pozzecco di oggi non ha più i guizzi soliti.
«Non ci credo. Quando sono stato bene, in una partita ho segnato 30 punti e distribuito 14 assist».
Dia a Varese un buon motivo per proseguire il rapporto con lei.
«Sono sempre una calamita di abbonamenti».
Se resta senza squadra, farà il mantenuto da Maurizia?
«Escludo di rimanere a piedi».
Dopo lo scudetto del ’99, Varese ha perso giocatori chiave e ha deluso. Ma Pozzecco c’era. Ergo: non fa la differenza.
«E Bullock, giocatore devastante, l’ha forse fatta a Milano? Un grande solista rende di più se è a fianco di sette fenomeni: succede nella Kinder».
Ci riproporrà, in estate, la telenovela della Nba?
«Se ci andrò ancora, vorrò vivere l’esperienza senza le pressioni eccessive che un anno fa mi hanno fregato».
Si ritrova su una torre assieme ai suoi tre «nemici»: l’ex c.t. Tanjevic, Beugnot e Rusconi, manager di Varese. Ne può buttare giù due soli: chi tiene?
«Posso buttarne giù uno due volte?».
Sì, ma chi?
«Indovinate...».
Flavio Vanetti
Milano non è ancora salva, Varese lo è da una settimana ma forse non andrà ai playoff: faccia lei...
«Tanto io sarò solo in tribuna, stavolta: la mano rotta non è guarita. Spero che vinca Varese: vorrei rientrare nei playoff e giocarli per riscattare un’annata nera. Però auspico pure la salvezza di Milano: non si sa mai...».
Prego?
«Potrei trovare lavoro all’Olimpia, se a fine stagione Varese mi darà una pedata nel sedere. Anzi, lo dico chiaro: Milano prendimi tu, se di là mi liquidano».
È lei che ha voglia di lasciare, o è la Metis che desidera cacciarla?
«Da parte mia c’è il desiderio di restare, anche perché ho il contratto. Però dopo otto anni fantastici, per la prima volta non dico ‘‘rimango di sicuro’’. Devo riflettere».
Tempi grami per lei e per Maurizia Cacciatori, sua fidanzata non più convocata per la nazionale: la futura famiglia cambierà il cognome in «Esclusi».
«Spiritosi... La verità è che lei, almeno, in azzurro s’è tolta delle soddisfazioni».
Ormai quando un allenatore la incontra, scantona in occhiali scuri.
«Ma va là... Sono solo meno gestibile quando perdo. Odio perdere».
In questo mese e più di assenza le hanno impedito di entrare nello spogliatoio, all’intervallo di un incontro.
«Non ne faccio un dramma, rispetto la decisione di Beugnot, l’allenatore. Ma è un’altra cosa strana che è successa...».
Dicono che nella stagione ha frequentato più le discoteche di Milano che gli allenamenti di Varese.
«Nell’anno dello scudetto uscivo sempre, di sera. Eppure andava bene tutto perché si vinceva. Sono abituato al tormentone. Però allora parlate anche dei calciatori che incontro. Anzi, che incontro a seconda dei risultati: dalle facce che vedo, potrei fare la schedina della domenica senza sapere come sono andate le partite...».
Torniamo a Milano. Perché potrebbe essere un approdo?
«Perché il 90 per cento dei miei tifosi varesini verrebbe a vedermi».
Il Pozzecco di oggi non ha più i guizzi soliti.
«Non ci credo. Quando sono stato bene, in una partita ho segnato 30 punti e distribuito 14 assist».
Dia a Varese un buon motivo per proseguire il rapporto con lei.
«Sono sempre una calamita di abbonamenti».
Se resta senza squadra, farà il mantenuto da Maurizia?
«Escludo di rimanere a piedi».
Dopo lo scudetto del ’99, Varese ha perso giocatori chiave e ha deluso. Ma Pozzecco c’era. Ergo: non fa la differenza.
«E Bullock, giocatore devastante, l’ha forse fatta a Milano? Un grande solista rende di più se è a fianco di sette fenomeni: succede nella Kinder».
Ci riproporrà, in estate, la telenovela della Nba?
«Se ci andrò ancora, vorrò vivere l’esperienza senza le pressioni eccessive che un anno fa mi hanno fregato».
Si ritrova su una torre assieme ai suoi tre «nemici»: l’ex c.t. Tanjevic, Beugnot e Rusconi, manager di Varese. Ne può buttare giù due soli: chi tiene?
«Posso buttarne giù uno due volte?».
Sì, ma chi?
«Indovinate...».
Flavio Vanetti