LIVORNO. Centoventi minuti per non ritrovarsi in mano col gobbo nero, la carta maledetta. Un anno intero di lavoro in tre partite. La Mabo scriverà il proprio destino da oggi a sabato 27 aprile, attraverso un filo sottile che unisce Biella, Trieste e Pesaro. Due trasferte, la prima e l'ultima, più un match al PalaMacchia, quello contro gli ex Podestà e Ivo Maric. È il momento dello sforzo supremo, come lo strappo per un sollevatore di pesi. Fermo davanti al bilancere, le mani bianche, raccolto per trovare la concentrazione ideale che gli faccia scaricare potenza e rabbia insieme, in un unico gesto. Una partita di basket dura quaranta minuti, Livorno comunque non pensi di poter diluire quella cascata di emozioni che ti navigano addosso davanti a un esame fondamentale per il tuo futuro. Perché a Biella chi va in campo dovrà sputare sangue, esserci di testa e con le gambe, carico come una pila appena uscita dalla fabbrica.
Un anno dopo la promozione in A1 c'è da difendere il diritto di appartenenza al basket vero, dove si lotta con chi va alle final four di Eurolega e magari può anche vincerle. La mossa di questa settimana - dentro Reginald Slater via l'inutile soprammobile Radojevic - dimostra che la società non è passiva, non subisce gli eventi. Certo, potrebbe essere tardi ma il 'toro scatenato' di Houston tiene moglie e tre figli e a fine gennaio, quando cominciò il pressing da via Pera, fece sapere che la situazione familiare non gli permetteva di andarsene per tre mesi. È venuto giovedì, ha fatto due giorni di allenamenti e oggi esordirà a Biella. In un basket un po' diverso (nel 1999-2000 non c'erano i 24'' e neanche le frontiere aperte) eppure deciso a battersi per la causa. In una squadra ibrida, nata per mordere e fuggire con i 'mis-match' dei lunghi che si spostano sul perimetro e bombardano da tre, Reggie Slater farà tanto comodo anche per tre partite. Nessuno si attenda miracoli, il passaggio al pivot è un fondamentale che non s'inventa quando da nove mesi sei abituato a giocare fronte a canestro, comunque anche i tiratori oggi sapranno che, se sbagliano, in area ci sarà un armadio vestito della loro stessa canottiera a lottare per il rimbalzo. E questo può diventare il 'Prozac', la scossa nervosa a una squadra un po' depressa, finita nel vortice dell'insicurezza.
Al palasport di via Pajetta si annuncia una battaglia titanica. L'ex Ramagli ha già cucito il suo piccolo scudetto, dopo la salvezza anticipata ha i playoff a portata di mano e non farà sconti. Cuore e professione in questi casi diventano nemici, normale che sia così. Biella è forte, lanciata, arrabbiata per aver perso a Reggio Calabria dopo due overtime. Luca Banchi sa che non potrà tentare di vincere questa partita ripetendo le medie da fantascienza di Fabriano e Verona, tirare col 60 per cento da tre quando la tensione si taglia a fette è da Harry Potter, non da comuni mortali. Allora ha preparato la sua Mabo a cercare altre vie: difesa alla morte, gestione attenta dei possessi, un atteggiamento fisico e mentale senza sbalzi per evitare break assassini. Il resto (tanto) dovranno metterlo i giocatori: l'arrivo di Reggie Slater ha detto che la società ci crede ancora, anche Sambugaro & company dovranno fare altrettanto. Non è il momento degli animali a sangue freddo, di chi sfugge alla responsabilità. Uomini veri, in questi centoventi minuti Livorno cerca dieci guerrieri. Se li trova non potrà non salvarsi.
Un lungo striscione bianco. Una quarantina di tifosi della Mabo hanno consegnato alla squadra un lungo striscione bianco con la scritta «Livorno è presente! Tutti insieme per la A». Lo striscione verrà esposto nelle ultime tre gare di campionato dai ragazzi della curva, il gruppo dei North Pride.
Renzo Marmugi
Un anno dopo la promozione in A1 c'è da difendere il diritto di appartenenza al basket vero, dove si lotta con chi va alle final four di Eurolega e magari può anche vincerle. La mossa di questa settimana - dentro Reginald Slater via l'inutile soprammobile Radojevic - dimostra che la società non è passiva, non subisce gli eventi. Certo, potrebbe essere tardi ma il 'toro scatenato' di Houston tiene moglie e tre figli e a fine gennaio, quando cominciò il pressing da via Pera, fece sapere che la situazione familiare non gli permetteva di andarsene per tre mesi. È venuto giovedì, ha fatto due giorni di allenamenti e oggi esordirà a Biella. In un basket un po' diverso (nel 1999-2000 non c'erano i 24'' e neanche le frontiere aperte) eppure deciso a battersi per la causa. In una squadra ibrida, nata per mordere e fuggire con i 'mis-match' dei lunghi che si spostano sul perimetro e bombardano da tre, Reggie Slater farà tanto comodo anche per tre partite. Nessuno si attenda miracoli, il passaggio al pivot è un fondamentale che non s'inventa quando da nove mesi sei abituato a giocare fronte a canestro, comunque anche i tiratori oggi sapranno che, se sbagliano, in area ci sarà un armadio vestito della loro stessa canottiera a lottare per il rimbalzo. E questo può diventare il 'Prozac', la scossa nervosa a una squadra un po' depressa, finita nel vortice dell'insicurezza.
Al palasport di via Pajetta si annuncia una battaglia titanica. L'ex Ramagli ha già cucito il suo piccolo scudetto, dopo la salvezza anticipata ha i playoff a portata di mano e non farà sconti. Cuore e professione in questi casi diventano nemici, normale che sia così. Biella è forte, lanciata, arrabbiata per aver perso a Reggio Calabria dopo due overtime. Luca Banchi sa che non potrà tentare di vincere questa partita ripetendo le medie da fantascienza di Fabriano e Verona, tirare col 60 per cento da tre quando la tensione si taglia a fette è da Harry Potter, non da comuni mortali. Allora ha preparato la sua Mabo a cercare altre vie: difesa alla morte, gestione attenta dei possessi, un atteggiamento fisico e mentale senza sbalzi per evitare break assassini. Il resto (tanto) dovranno metterlo i giocatori: l'arrivo di Reggie Slater ha detto che la società ci crede ancora, anche Sambugaro & company dovranno fare altrettanto. Non è il momento degli animali a sangue freddo, di chi sfugge alla responsabilità. Uomini veri, in questi centoventi minuti Livorno cerca dieci guerrieri. Se li trova non potrà non salvarsi.
Un lungo striscione bianco. Una quarantina di tifosi della Mabo hanno consegnato alla squadra un lungo striscione bianco con la scritta «Livorno è presente! Tutti insieme per la A». Lo striscione verrà esposto nelle ultime tre gare di campionato dai ragazzi della curva, il gruppo dei North Pride.
Renzo Marmugi