Si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Adriano Vertemati, nuovo allenatore della Pallacanestro Openjobmetis Varese.
Ecco le sue prime parole in biancorosso:
"Sono emozionato ed onorato di essere qui. Ringrazio Andrea Conti e Toto Bulgheroni per avermi contattato ed avermi fatto sentire l'uomo giusto per questo incarico. Sono cresciuto con il mito delle società lombarde ed essere qua mi fa tremare i polsi; non potevo rifiutare questa occasione. Prima di vedere come si giocherà, bisogna riempire tutte le caselle del roster; non ho la presunzione di un credo cestistico da imporre, anche perché spesso l’idea di gioco iniziale non è l’idea giusta. Anzi, penso che la bravura di un allenatore sia la flessibilità; ecco perché voglio mettere tutti i miei giocatori nella condizione di fare il meglio che possono. Poi ci sono valori come l’etica lavorativa sulla quale, invece, non c’è spazio di trattativa. Nella mia carriera ho lavorato con tanti giovani, è vero, ma bisogna avere la capacità di saper parlare con qualsiasi tipo di giocatore, giovane od esperto che sia. L'importante è saper trovare una chiave comunicativa, farti accettare, far sì che loro si fidino senza dare per scontato che l’allenatore sia come l’insegnante. L’esperienza in Germania è stata formativa sotto tutti i punti di vista; l’organizzazione della Lega è di buon livello così come il prodotto televisivo. C'è l'idea di gestire il club come un'azienda e si dà grande importanza a marketing e merchandising. In Italia non siamo così indietro però. Nessuno di noi è più forte dei risultati; la chiave sarà l’equilibrio tra scommesse da far crescere e la concretezza che dovremo avere per scendere in campo a settembre per vincere le partite. Se ci sarà anche Scola non lo so; nel confronto telefonico che abbiamo avuto lui mi ha ribadito l’intenzione di non far pesare la sua presenza nella costruzione del roster e che l’idea, ad oggi, è quella di non giocare più. Poi se dovesse cambiare idea non sarò certo io a fermarlo, non sono stupido".
”Non ero a conoscenza di questo dato, ormai a 40 anni si è allenatori giovani mentre prima non era così e sono onorato di essere considerato un allenatore giovane e di essere qui. Un allenatore deve avere la capacità di stare in palestra, avere un rapporto, saper parlare con qualsiasi tipo di giocatore, giovane o vecchio che sia. Ho avuto la fortuna di lavorare nel settore giovanile della Benetton Treviso, che si proponeva come obiettivo di far crescere i giocatori e non di vincere. Poi a Treviglio il credo era quello di far crescere i ragazzi dal settore giovanile e che si affacciavano al mondo senior. Per me non c’è differenza tra giovani e senior. Devi trovare una chiave comunicativa con loro. Farti accettare, non dare per scontato che l’allenatore sia come l’insegnante, ti deve guadagnare il rispetto e la loro fiducia. Far sì che loro si fidino”.
”Abbiamo dei giocatori sotto contratto e tutti godono del mio apprezzamento. La società ha deciso di investire su di loro e io vedo un gruppo idoneo al livello del campionato e con il quale mi piacerebbe lavorare. La società ha avuto la lungimiranza di metterli sotto contratto anche per la prossima stagione”.
”Prima di vedere come si giocherà bisogna riempire tutte le caselle del roster. Spesso l’idea di gioco iniziale non è l’idea giusta. Voglio mettere tutti i miei giocatori nella condizione di fare il meglio che possono. Al di fuori di quello che è poi l’aspetto puramente tattico o tecnico, ci sono poi valori come l’etica lavorativa sulla quale non c’è spazio di trattativa. Io non ho la presunzione di un credo cestistico da imporre. Penso che la bravura oggi di un allenatore sia la flessibilità”.
”Non sono una persona che ha un piano in testa, che ha l’idea di usare le società dove lavora per arrivare da un’altra parte o perché è in cerca di qualcosa perché non è mai contento. A Treviglio ho trovato persone serie che non hanno mai messo in discussione il mio ruolo. Io potevo lavorare al 100% sapendo quando e dove fermarmi ma avevo nel mio lavoro la totale autonomia. Abbiamo sempre condiviso i rischi, facendo il meglio con le risorse limitate. Ciò che abbiamo fatto d’estate non lo abbiamo mai rinnegato nella stagione, questo è fondamentale. Mai rinnegare le scommesse o le scelte fatte. Condivisione dei piani e nel caso di errori assunzione di responsabilità e pronti a sistemare”
”L’esperienza in Germania è stata formativa sotto tutti i punti di vista. L’organizzazione della Lega tedesca è secondo me di buon livello, il prodotto televisivo è un prodotto ottimo. Credo che in Italia non siamo da buttare via. Palazzi completamente nuovi, livello arbitrale superiore è il nostro. In Germania c’è l’idea di gestire il club come un’azienda e si dà grande importanza al marketing ed al merchandising. Io non credo però che siamo così indietro”.
”Quest’annata, vissuta con tutte le norme anti covid-19, giocando 90 partite, è sembrata durare come 5 anni di normale lavoro. Un’esperienza del genere, dove spesso sei sempre con la squadra, aiuta a creare un clima ed un ambiente particolari. La coesione e la solidità diventano fondamentali e saranno fondamentali anche quest’anno. Poi ciò che avrò imparato lo vedrò solo al momento dell’atto pratico”.