di Pietro Cristofori.
La Pallacanestro Trieste si è affacciata a questa stagione con il desiderio di ripetere la buona annata passata. Per farlo, i giuliani hanno deciso però di cambiare guida tecnica: dopo una decade di gestione Dalmasson, la panchina è stata affidata a Franco Ciani, già vice dello stesso Dalmasson nella stagione scorsa.
Il roster è stato abbastanza rivoluzionato: Myke Henry e Milton Doyle non sono stati confermati, Davide Alviti ha preferito uscire dal contratto per accasarsi all’Olimpia Milano e con Laquintana c’è stata una risoluzione consensuale.
La dirigenza ha dovuto quindi rimboccarsi le maniche, e durante la sessione di mercato è arrivato innanzitutto il colpo Adrian Banks, in uscita dalla Fortitudo e con grande voglia di riscatto. Un acquisto che però è passato fin troppo sottotraccia è stato quello di Sagaba Konate, reduce da dei mesi complicati passati tra Saragozza (dove non aveva trovato molto spazio) e Salonicco. Nella stagione 2019-20 Sagaba aveva giocato con i Raptors 905, la squadra G League affiliata a Toronto: 8 minuti medi di utilizzo e poco meno di 5 punti a partita i suoi numeri in 18 apparizioni con i canadesi.
Konate è un centro di 2.01 m per 118 chili: lungo “undersized” e dal fisico coriaceo, come se ne vedono sempre di più nel basket moderno. L’altezza limitata per il ruolo e il baricentro basso gli conferiscono una dimensione variabile e ideale per la pallacanestro che gioca la squadra Ciani, fatta di velocità e ritmo, con quintetto versatili e tanti giocatori interscambiabili.
Sagaba, che ha offerto alla causa un altissimo livello di intensità, si è rivelato nella prima parte di campionato uno dei rimbalzisti più devastanti dell’intera LBA prima di alcuni problemi fisici che ne hanno condizionato i numeri recenti: al momento è quinto in questa speciale graduatoria con 7.3 boards a partita, con una media parametrata sui 40 minuti che ne farebbe il secondo migliore del campionato a 15.7 a gara.
Quello che impressiona maggiormente delle sue doti da rimbalzista è l’abilità con cui riesce a leggere con largo anticipo la traiettoria che seguirà la palla una volta terminata sul ferro. La reattività di piedi e la voglia fanno il resto.
Quando in difesa viene coinvolto in situazioni di pick and roll, Sagaba usufruisce di tutto il suo arsenale atletico per mettere fuori ritmo il palleggiatore e successivamente recuperare sul suo uomo con grande rapidità.
Oltre alle doti di rimbalzista però è anche un abilissimo stoppatore: ai tempi del college a West Virginia - dove tra le altre, per una stagione è stato compagno di squadra di Nathan Adrian, ora a Brindisi e già protagonista di questa rubrica - era diventato famoso in tutta America grazie ad alcune stoppate che fecero il giro del web, in un mix di potenza fisica e spettacolarità. La sua fisica nel pitturato è imponente, e la grande apertura di braccia di cui dispone rende il tutto ancora più facile.
Sagaba è molto attivo anche nella metà campo offensiva, dove il suo motore sa viaggiare a giri altissimi: durante una partita è praticamente impossibile vederlo fermo. Sotto le plance avversarie è una minaccia temibilissima (è ottavo in LBA con 2.4 rimbalzi offensivi per partita) e negli occhi dei tifosi triestini ci sono ancora le dominanti prestazioni di Supercoppa a dare fiducia e entusiasmo per il suo ritorno al 100%.
Quando viene innescato in movimento il lungo ex West Virginia può sfruttare tutte le sue doti per sprintare forte vero il ferro: nelle situazioni di pick and roll, grazie anche alla notevole gravity che crea con aiuti che mirano a ostacolargli la conclusione al ferro (per non finire dalla parte sbagliata del poster come in una recente sfida contro Trento con alley-oop di Fernandez chiuso da una sua poderosa schiacciata), sa innescare i compagni sul perimetro, situazione in cui ha mostrato flash interessanti ma sulla quale può e deve ancora migliorare. Inoltre, è molto bravo a “nascondersi” alle spalle del suo avversario, mostrando di saper giocare con sapienza off ball quando serve liberando spazi per i compagni.
La parte sulla quale Sagaba deve lavorare maggiormente è costanza di rendimento: quando è in partita è veramente difficile da fermare ma a volte risulta discontinuo e i suoi momenti off incidono pesantemente sul rendimento della squadra, che su intensità e fisicità del ragazzo maliano fa largo affidamento.
In generale però, la firma di Konate è stata un colpo estivo senza troppa risonanza mediatica e decisamente snobbato per quello che si è poi rivelato essere il lungo: ora che tutti ne stanno iniziando a riconoscere l’esuberanza fisica e la sensazione è quella che tra qualche anno lo vedremo al massimo livello europeo. Intanto a Trieste se lo godono e coach Ciani vuole fondare su di lui il nuovo corso.