di Pietro Cristofori
Il 24 giugno del 2015 la Pallacanestro Reggiana arrivò ad un soffio dal vincere il primo scudetto della sua storia, quando a fermarla sul più bello fu la storica Dinamo Sassari del triplete guidata in panchina dal fenomenale Meo Sacchetti. La Gara 6 e quel 115-108 dopo tre supplementari che avrebbe potuto consegnare il tricolore agli emiliani è una delle pagine più suggestive ed emozionanti dell’ultima decade di pallacanestro italiana. Oggi quella trasferta al PalaSerradimigni è una ferita ancora aperta per i tifosi reggiani, che in quei 55 minuti di gara si sono visti sfumare davanti agli occhi un sogno che però era quanto mai reale. Quella Reggio Emilia poteva contare su un mix di gioventù ed esperienza a dir poco esplosivo: Amedeo Della Valle allora era appena tornato dall’esperienza a Ohio State, Achille Polonara, Riccardo Cervi e Ojars Silins erano considerati il futuro della società bianco-rossa.
Dal punto di vista dell’esperienza, fondamentale in un roster allora così giovane e pimpante, a farla da padrone era ovviamente Rimantas Kaukenas che in quella serie finale, a 38 anni suonati, mantenne medie di oltre 13 punti per partita. Kaukenas per tre stagioni è stato il punto di riferimento essenziale del roster emiliano e molti dei successi che la Reggiana ha ottenuto negli anni della sua permanenza vanno attribuiti proprio alla sua leadership: una mentalità coriacea, ma anche un Q.I. cestistico di livello superiore. Inoltre, nel corso della stagione 2014-15 dalle parti di Reggio Emilia si erano intravisti anche i gemelli Lavrinovic: Darius con un ruolo importante fino al tentativo di conquista il tricolore con la Dinamo, Ksistof tornato invece in Lituania a metà stagione. Molto probabilmente, la finale contro Sassari è stata l’apice della storia del club, che da quel passo falso in poi, ha vissuto una fase di ricostruzione ripartendo dalle fondamenta. Tuttavia, il calo è stato graduale e non verticale, perché ancora nella stagione 2015-16 la squadra di Menetti era riuscita a portare l’Olimpia Milano a Gara 6 di Finale Scudetto, ma anche in quel caso uscendo però sconfitta (vittoria per 4-2 di Milano).
Nell’estate del 2017, Rimantas Kakuenas annunciò il definitivo ritiro dalla pallacanestro giocat e con il suo addio, al PalaBigi finì un ciclo. Kaukenas sarebbe rimasto l’ultimo lituano ad aver indossato la maglia di Reggio Emilia fino alla scorsa estate, quando è stato ufficializzato l’acquisto di Osvaldas Olisevičius, mossa di mercato avvenuta sotto i radar: un giocatore quasi nascosto fino a quel momento, che però a Reggio sembra aver trovato la sua definitiva consacrazione.
Olisevičius ha giocato la stagione 2020-21 al Bayreuth, sistema in cui si è trovato a suo agio e ha potuto esprimere una parte del suo potenziale. Classe ‘93, ed è uno dei giocatori più navigati del roster: nelle scorse stagioni, oltre al già citato Bayreuth, ha militato tra le file del Neptunas Klaipeda e del Pasvalys.
L’ala lituana è alta 2.00 metri per 92 chili e si sta dimostrando un’eccellente mente cestistica, che Attilio Caja sta sfruttando e esaltando nel migliore dei modi. Per larghi tratti della partita infatti, l’ex allenatore di Varese gli concede ampi gradi di responsabilità offensiva.
Il 29enne ha una varietà notevole di soluzioni in attacco: può giocare sia nello spot di ‘3’ che in quello di ‘4’. Le sue percentuali in stagione sono impressionanti: al momento sta tirando con il 53% da 2 punti, il 39% da 3 (su un volume considerevole di tentativi: 5.7 per partita), e il 93% ai tiri liberi: numeri che complessivamente gli portano un fatturato di 16.5 punti per allacciata di scarpe. Nella seconda metà di gennaio sono anche arrivati gli exploit contro Virtus Bologna, Trieste e Tortona (rispettivamente 25, 29 e 22 punti): partite dominate con la sua intelligenza tattica.
Il lituano è un three level scorer: ha un jumper dal mid-range affidabile, e come già detto in precedenza la sua efficienza da dietro l’arco è ai massimi in carriera. Tuttavia, non è solo un ottimo giocatore con la palla in mano ma anche un eccellente off-ball player: Caja lo usa spesso in uscita dai blocchi. Inoltre, Osvaldas è in grado di leggere in gioco molto velocemente: i tagli sulla linea di fondo sono un’opzione che esplora spesso.
Quello che forse ha negato ad oggi l’ingresso di Olisevičius ai piani di élite della pallacanestro europea è l’atletismo limitato e la sua capacità ridotta di attaccare dal palleggio fronte a canestro. Quando deve puntare il ferro nella maggior parte predilige giocarsi il possesso spalle a canestro lavorando di pura tecnica per ovviare al suo punto debole.
In difesa è un ibrido: è troppo grosso per poter marcare i ‘3’, mentre è troppo undersized per poter marcare i ‘4’. A rimbalzo si fa sentire, in campionato sta viaggiando a 4.9 rimbalzi per partita (di cui 1.4 offensivi): il suo basso baricentro e la capacità di leggere la traiettoria del pallone una volta respinto dal ferro, lo aiutano molto.
In estate, la dirigenza ha scelto di fondare la squadra sull’asse play-pivot Daniele Cinciarini - Mikael Hopkins, ma ora i tasselli insostituibili del roster sono diventati tre e Olisevičius si è affermato come primo violino dell’attacco e sembra non voler cedere questa posizione. Nel frattempo, Reggio Emilia non parteciperà alla Frecciarossa Final Eight di Coppa Italia, ma magari entro la fine della stagione potrebbe rientrare tra le otto che prenderanno parte ai playoff: con Osvaldas sugli scudi è tutto più facile.