Luis Scola, amministratore delegato dell’Openjobmetis Varese, ha rilasciato una lunga intervista ad Andrea Tosi su “La Gazzetta dello Sport”, raccontando in primis al lavoro nella sua nuova veste da dirigente: “Non era questo il lavoro che cercavo all'inizio, anche se ero molto attratto dall'idea di fare azienda nel mondo dello sport. Ho pensato a un ruolo per me nel club dopo i Giochi di Tokyo, il mio ultimo atto da giocatore. Sono entrato con deleghe per il settore giovanile e il marketing, poi le dimissioni del diesse Conti hanno accelerato il mio ingresso nell'area sportiva. I tanti cambi? Non erano programmati, alcune sono state scelte professionali. Ma ora siamo felici di quello che abbiamo realizzato”.
Poi l’a.d. ha spiegato quello che è il progetto Scola: “C'è un patto interno che non voglio divulgare tra me e la Pallacanestro Varese che mi consente di acquisire quote societarie in un certo periodo di tempo. Intanto io e i miei collaboratori abbiamo impostato il lavoro. C'è tanto da fare, le 7 vittorie nelle ultime 9 partite non devono ingannare e prescindono dal progetto. Sono risultati positivi ma potevano uscire anche 34 sconfitte. Qualche volta ci è andata bene".
Sono ben precisi i punti chiave per crescere: "Sviluppo del settore giovanile e del prodotto basket in un sistema ecosostenibile. Dobbiamo vendere canestri e rimbalzi. E dobbiamo farlo bene. Senza proclami: non dirò ma iche il mio obiettivo è lo scudetto o l'Europa. E so bene che questo club ha fatto la storia. Ma parliamo di 40 anni fa. I tempi sono cambiati. Se devo guardare al passato, dico che un obiettivo è riproporre Varese come una destinazione finale di giocatori importanti. Oggi è una tappa di passaggio per giocatori che vogliono crescere per poi andare a Milano o al Real. Sarebbe bello che Varese tornasse a essere il traguardo come succedeva ai tempi d'oro".
Anche la via per arrivare a questi obiettivi Scola l’ha ben delineata: "Non cerchiamo un mecenate che metta 5 milioni a stagione per prendere Rodriguez o Teodosic. Non funzionerebbe nella nostra comunità. Le risorse devono uscire da come vendiamo il prodotto ecome valorizziamo i giocatori dentro a un programma di crescita continua. Il nostro motto è"win the day", vinci ogni giorno, nel senso di migliorare quotidianamente la squadra attraverso il lavoro e le idee. Poi per vincere ci vuole talento che puoi ottenere in due modi: pagarlo tanto, e noi non possiamo, oppure produrlo in casa puntando su giocatori sconosciuti o del vivaio che domani possono diventare campioni, come Caruso e Woldetensae. È la nostra strada”.