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Courtside NBA - Chi sale e chi scende nella settimana

Uno sguardo alla situazione oltreoceano

Courtside NBA - Chi sale e chi scende nella settimana

Chi sale: Toronto Raptors – Memphis Grizzlies

Toronto Raptors: complice anche il tracollo dei Cleveland Cavaliers e dopo la vittoria di questa notte contro Indiana, i Raptors “in costruzione” del 2021-22 sono riusciti a issarsi addirittura al sesto posto a Est, che oggi varrebbe la qualificazione diretta alla post-season senza passare per le sabbie mobili del torno Play-in. Il record complessivo dice 42-30, quello degli ultimi 7 giorni un più che soddisfacente 3-1 con vittorie di peso contro 76ers e Cavs appunto, oltre alla sconfitta contro i Chicago Bulls e la “W” contro Indiana. Toronto è una squadra nella media, a guardare i numeri (13esimo attacco e 12esima difesa della lega), ma la versatilità di tanti giocatori da caratteristiche tecniche e fisiche molto simili sta consentendo a coach Nick Nurse di sperimentare quintetti con spesso 4 se non 5 ali pure in campo, abili sia faccia che fronte a canestro ma soprattutto capaci di sporcare ogni possesso offensivo degli avversari per poi scatenarsi in contropiede (15.6 punti a partita da situazioni di transizione, terzi in NBA dietro Grizzlies e Hornets) o in generale a correre e puntare il ferro dopo una palla persa degli avversari (anche qui, terzi nella lega). I canadesi portano ben 5 uomini, praticamente tutto il quintetto, in doppia cifra di media, partendo dai 15.4 punti del rookie delle meraviglie Scottie Barnes fino alla coppia oltre i 20 di media composta da Pascal Siakam e Fred VanVlett, quest’ultimo fondamentale nella metà campo offensiva della squadra grazie alla sua capacità di creazione dal palleggio e alla sua dimensione perimetrale. In più, dalla panchina, due ulteriori atleti e fisici che si sposano perfettamente con le idee dello staff tecnico, Chris Boucher e Precious Achiuwa, che portano alla causa 9.4 e 9.0 punti di media. In una stagione che dopo l’addio di Kyle Lowry doveva in qualche modo rappresentare un punto zero nella ricostruzione della franchigia, i canadesi si sono scoperti mina vagante che nessuna delle 5 squadre attualmente in corsa per il primo posto della Eastern Conference vorrebbe incontrare al primo round. Merito anche della cultura di una franchigia che dal 2014 ad oggi ha avuto solo in un’annata un record perdente, e che nelle giuste intuizioni sul mercato unite alla lungimiranza su giocatori sigillati con contratti assolutamente convenienti visto le cifre attuali sta riuscendo a sorprendere tutti per l’ennesimo anno, costruendo un piccolo capolavoro. Le perplessità relative alla scelta di Scottie Barnes sono presto evaporate complice un rendimento sorprendente del ragazzo uscito da Florida State, con Evan Mobley e Cade Cunningham sicuramente il miglior giocatore dell’ultimo draft cifre alla mano. Con la sesta piazza conquistata da poche ore, il destino dei Raptors è nelle loro mani: guadagnarsi i Playoffs con la qualificazione diretta potrebbe essere una delle sorprese più inaspettate di questo 2021-22.

Memphis Grizzlies: 4 vittorie consecutive, 8 nelle ultime 9, il secondo miglior record NBA con il secondo roster più giovane e il penultimo monte salari della lega. Se non è un capolavoro questo, non esistono capolavori. E di più bello c’è che i Grizzlies di quest’anno riescono anche senza il loro condottiero Ja Morant, rapidamente issatosi tra i migliori giocatori della lega, ad imporsi contro avversari di caratura ben superiore almeno sulla carta. Il 127-102 arrivato nella notte contro i campioni in carica dei Milwaukee Bucks rende al meglio l’idea di profondità del roster a disposizione di Taylor Jenkins (nome forse troppo sottovalutato nella corsa al coach dell’anno), che nelle 19 partite senza la sua stella ha un record di 17 vittorie e 2 sconfitte con un impressionante margine medio di 15.5 punti a gara. Successi che arrivano come detto grazie a un gruppo profondo e nel quale lo staff tecnico è riuscito a migliorare ogni singolo giocatore, e che dipendono anche e soprattutto da inizio stagione dall’efficienza perimetrale dei tiratori a disposizione: i Grizzlies sono infatti 31-4 quando tirano almeno con il 35.2% da oltre l’arco, che sale a 29-1 quando la percentuale è di almeno il 37% da tre. È proprio dalla pericolosità sul perimetro non solo dell’ormai noto Desmond Bane, ma anche del lungo (e tra i migliori difensori della lega) Jaren Jackson Jr o di De’Anthony Melton, che in uscita dalla panchina si è ritagliato un ruolo essenziale nelle gerarchie della squadra. Attorno, il rientro di Dillon Brooks (terzo miglior marcatore della squadra) e il ritorno ad alti livelli di Brandon Clarke hanno contribuito a rendere Memphis una squadra non più interessante in prospettiva, ma assolutamente competitiva nell’immediato. E con nell’entusiasmo unito alla totale assenza di pressione e aspettative può trovare la spinta per sorprendere anche in post-season. La squadra corre tanto e bene (primi per punti segnati in contropiede a quota 17.9) e grazie alle scorribande nel pitturato di Morant è prima in NBA per punti in area (58.1) a dimostrazione di una dimensione che è collegata a doppio filo alle percentuali dall’arco ma anche all’efficienza nei pressi del ferro. Un mix letale che rende la truppa di Jenkins davvero temibile in prospettiva Playoffs.

 

Chi scende: Los Angeles Clippers – Cleveland Cavaliers

Los Angeles Clippers: un calo (un crollo?) quasi fisiologico, che arriva dopo una stagione miracolosa giocata senza Kawhi e con pochissimo Paul George, che pare però vicino al rientro. I Los Angeles Clippers sembrano ormai rassegnati all’idea di doversi giocare il Play-in e in quest’ottica il tirare virtualmente i remi in barca provando a far rifiatare un roster al quale complici gli infortuni si è chiesto tantissimo quest’anno è uno degli obiettivi più evidenti di coach Lue, che confida di avere un gruppo maggiormente riposato e almeno una delle sue due stelle per affrontare al meglio il torneo dal quale dipende l’accesso alla post-season. Le sconfitte consecutive, nelle ultime 2 settimane, sono 5 e tutte rumorose nelle proporzioni, ma chiedere più di quanto fatto finora a questa squadra sarebbe un errore. Senza i suoi due migliori giocatori e dopo l’infortunio di Norman Powell arrivato dai Blazers per garantire produzione offensiva e pericolosità palla in mano proprio in assenza di Kawhi e PG, Los Angeles è attualmente sopra i cugini dei Lakers con un margine rassicurante di 4 partite e ormai troppo lontana dal settimo seed dei Timberwolves: immaginare un finale di stagione così era quindi prevedibile per certi versi visti gli equilibri ormai consolidati, e a prescindere da incroci e esiti del Play-in sarà comunque difficile non tributare un lungo applauso ad un roster in grado di andare ben oltre i suoi limiti e le fondamentali defezioni, giocando un basket aggressivo in difesa e efficace in attacco. Lue qualche giorno fa non ha chiuso del tutto le porte a un rientro del terzetto Leonard-George-Powell in vista della post-season, ma forzare la mano senza l’assoluta garanzia della loro tenuta fisica vorrebbe dire esporsi a un rischio troppo grande per una squadra che al completo ha tutto per puntare all’anello. Per ora, il filotto di sconfitte per quanto scontato condanna i los-angeliniall’inserimento tra i bocciati della settimana. Ma dal 10 aprile in poi si azzererà tutto e dopo le rimonte degli scorsi Playoffs nessuno tiferà per vedere i Clippers emergere vincitori dal torneo di qualificazione. 

Cleveland Cavaliers: la frittata è fatta. Con il 98-94 subito in casa stanotte contro i Chicago Bulls, i Cleveland Cavaliers sono riusciti nell’impresa al contrario di perdere la posizione che gli garantiva la qualificazione diretta in post-season, la sesta, ai danni dei citati Toronto Raptors. Una discesa verticale giunta a 3 battute d’arresto consecutive, 6 nelle ultime 10. Come nel caso dei Clippers, occorre mettere un enorme asterisco quando si parla del team dell’Ohio: coach Bickerstaff ha infatti svolto un lavoro eccellente nello sviluppo di un roster che ha potuto contare per appena 29 partite sul quartetto formato da Darius Garland, Jarrett Allen, Evan Mobley e Lauri Markkanen, vincendone 19. Da quando gli infortuni hanno iniziato però a condizionare pesantemente le rotazioni a sua disposizione, trovare una nuova chimica offensiva e difensiva è diventato davvero difficile. Lo spacing verticale fornito da Allen unito alla sua capacità di bloccare e rollare ha messo in crisi l’attacco di una squadra che ha sempre trovato valide alternative in situazioni di emergenza ma che ora inizia ad avvertire il peso degli sforzi degli ultimi mesi. Da qui, le sconfitte in successione che oggi mostrano da vicino lo spettro dei Play-in da giocare con lo spauracchio Brooklyn Nets e un’Atlanta pur sempre reduce da una Finale di Conference presenti in lista. Non c’è da disperarsi, tuttavia: la direzione intrapresa è quella giusta e i risultati arrivati con un gruppo solo apparentemente al competo e che gioca praticamente da inizio anno senza Collin Sexton, rappresentano il punto di partenza nella costruzione delle future fortune di Cleveland. Che spera nel frattempo di recuperare i pezzi e giocarsi con rinnovato ottimismo il Play-in il cui accesso oggi dipende non più solo da loro, ma anche da eventuali passi falsi dei Raptors. Garland e soci non sono quindi più padroni del loro destino, ma per quanto fatto finora il giudizio sul 2021-22 dei Cavs resta comunque abbondantemente positivo.

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