Raphael Gaspardo è stato l’ospite della nuova puntata di “LBA Conversation”, il podcast della Lega Basket che porta a scoprire i grandi protagonisti del nostro campionato. Il nativo di Bressanone ha iniziato la scelta di indossare la canotta numero 10: “Da piccolino mi piaceva tantissimo il calcio ed essendo lì uno dei numeri più ambiti, anche vedendo Maradona e altri fenomeni. E quindi ho scelto quello. Poi nelle stagioni iniziali non ho potuto mai usarlo perché era già stato preso ma quando poi l’ho trovato libero ho detto ‘ecco è mio’”.
Poi Raphael ha raccontato un aneddoto su Brian Scalabrine, suo ex compagno ai tempi della Benetton: “Me l’aspettavo totalmente diverso, un po’ come lo dipingevano in NBA, una sorta di pagliaccio. E, invece, quando arrivò a Treviso si dimostrò un super professionista che comunque sapeva veramente giocare a basket e lì in qualche partita fece davvero la differenza. Ovviamente era simpaticissimo, carismatico ma anche un grandissimo professionista. Ovviamente se è arrivato in NBA non è per caso… e fisicamente era tostissimo, un muro, che a vederlo così neanche si direbbe”.
Un fondamentale su cui Raphael ha lavorato negli ultimi anni è stato il tiro e quindi quali sono stati i modelli di riferimento che ha avuto? “Ho preso tanto da alcuni super professionisti con i quali ho giocati. Ad esempio, mi ricordo le routine di tiro che faceva Jobey Thomas a Treviso oppure nell’anno di Jesi c’era Ryan Hoover, un tiratore formidabile. Avendo avuto la fortuna di aver giocato tanti anni in Serie A ed aver visto tanti campioni, ho cercato di capire quali erano gli effetti di avere così tanto successo nel tiro. Da piccolissimo poi mi impressionò tantissimo Gary Neal a Treviso, una macchina da tre punti. Piccolo, compatto, saltava un metro e mezzo quando tirava”.
L’intera puntata, inclusi gli interventi di Gianluca Della Rosa e del fratello David, è disponibile su tutte le piattaforme di podcasting.