Di Pietro Cristofori
Dopo un avvio di stagione abbastanza complicato, la Carpegna Prosciutto Pesaro è tornata a fare la voce grossa: alla fine del mese di ottobre, l’arrivo di Luca Banchi in panchina ha dato una nuova linfa alla squadra, che dopo un filotto di sei sconfitte consecutive ha finalmente trovato se stessa, vincendo anche match di valore come contro l’allora capolista Milano.
Coach Banchi ha a sua disposizione un roster che presenta al suo interno un intrigante mix di esperienza e gioventù. Carlos Delfino è indubbiamente il leader mentale della squadra e da un anno e mezzo è una pedina fondamentale nello scacchiere marchigiano: in pochi hanno la sua conoscenza della pallacanestro. Matteo Tambone è ormai ai piani alti della pallacanestro italiana da qualche stagione e il suo contributo in molti casi è essenziale (andare a vedere la partita che ha giocato contro Milano).
Un’altra nota positiva della rinascita pesarese è la crescita di rendimento di Davide Moretti, che con Banchi ha preso fiducia e da qualche mese sta dando dimostrazioni caratteriali importanti, specialmente nei finali di partita punto a punto.
Il motore della squadra, tuttavia, è Tyrique Jones, che in estate è arrivato dall’Hapoel Tel Aviv e si è subito imposto come anima temperamentale dei biancorossi. Jones è un centro “undersized” di 2.06 metri per 108 chili: come si può evincere da questi dati, il lungo americano è molto ben strutturato fisicamente, seguendo per molti versi l’archetipo classico del centro d’intensità.
Durante l’arco dei quaranta minuti, Banchi lo cavalca molto e cerca di innescarlo in situazioni dinamiche sfruttando le abilità creative di Davide Moretti, Carlos Delfino e Doron Lamb. Il pick and roll è la situazione in cui l’ex Xavier può sfoderare tutta la sua potenza ed esplosività: in campionato sta tirando con il 67.6% dal campo (il migliore in assoluto davanti a Mam Jaiteh della Virtus) e questo dato è dovuto principalmente alla sua costante presenza nel pitturato, dove si prende la maggior parte delle conclusioni. Jones è un centro mobile che dà pochissimi punti di riferimento ai suoi diretti avversari: in campo aperto è una mina vagante, sa correre il campo come pochi altri lunghi del nostro campionato.
Nel roster di Pesaro non c’è nessun altro lungo con delle caratteristiche tecnico-fisiche simili alle sue, e i 30 minuti di impiego medio per partita sono la dimostrazione pratica di questo fatto: Jones è il fulcro della squadra, senza la sua energia la squadra perde la propria miccia.
Da rimarcare la chimica dello statunitense con Carlos Delfino, che, come al solito, è maestro nel mettere a suo agio i compagni e farli rendere al meglio.
Al momento, il classe ‘97 è una minaccia solo nel pitturato: per fare lo step decisivo e diventare un giocatore di caratura europea deve aggiungere un gioco affidabile anche dal mid-range (o dal perimetro, ma per quello ci vorrà ancora più tempo). Il tiro dalla media distanza lo esplora molto sporadicamente e quando il livello sale questa è un’arma che i difensori possono usare. Anche la sua attività in post-basso è abbastanza bassa: quando esplora questa situazione sembra mancargli un po’ di raffinatezza nel footwork; tuttavia, a volte mostra delle conclusioni anche in gancio che promettono bene per il futuro. Questa stagione inoltre, sta tirando con il 60% ai tiri liberi, un dato in discesa dopo le parentesi coreane e israeliane dove aveva mostrato una buona costanza di rendimento sotto questo punto di vista.
L’eccezionale mobilità che dispensa in attacco, Jones la offre anche in difesa: sa leggere le situazioni con una velocità notevole e grazie anche al basso baricentro di cui è dotato può cambiare contro giocatori più piccoli e reattivi. In campionato, inoltre viaggia a una stoppata per partita: è un ottimo rim protector con un buon senso della posizione quando deve scalare in difesa.
Probabilmente, la situazione difensiva in cui va maggiormente in difficoltà è quando deve marcare dei lunghi con una tecnica molto buona (contro Watt e Sims, ad esempio, è andato in difficoltà). Inoltre, a volte incappa in problemi di falli, e questo è dovuto anche al fatto che spesso e volentieri abbocca alle finte dei suoi diretti avversari e spende falli che lo portano fuori dal ritmo partita.
L’incredibile energia che mette in campo ogni tanto può essere controproducente su entrambi i lati del campo. Quando imparerà a “pulire” il suo gioco da queste imperfezioni dovute principalmente alla foga agonistica, allora ci sarà da divertirsi.
Con il suo acquisto, Pesaro ha fatto una mossa molto intelligente, e sicuramente l’ex Xavier avrà un’influenza molto positiva sul suo “vice”: Gora Camara, giovanissimo centro classe 2000, con potenziale fisico da vendere. Tyrique Jones al college è stato compagno di squadra di JP Macura, un binomio esplosivo ed imprevedibile che complessivamente nella stagione 2017-18 era in grado di produrre 20 punti e 10 rimbalzi per partita.
Ora che Pesaro si è messa alle spalle il brutto inizio di stagione può iniziare a pensare al futuro e se Tyrique dovesse farne parte, allora nelle Marche ci sarebbe una certezza in più.