Antonello Palmas su “La Nuova Sardegna” ha intervistato coach Piero Bucchi, che ha subito parlato di come si trovi bene nel vivere a Sassari: “Abito in centro e vado spesso a passeggio con i miei cani, è una città piccola ma accogliente, le persone sono molto educate, ti fermano per salutarti. Io e mia moglie ci troviamo molto bene, spero di ripagare la fiducia che mi viene data con il prolungamento del contratto (2025, ndc). E poi qui ho visitato posti straordinario come Bosa, Stintino e Alghero”.
Poi Bucchi ha parlato della scelta di venire al Banco di Sardegna: “Ho accolto con gioia la chiamata del presidente, mi ha fatto molto piacere e l'aspettavo da anni. Ho trovato una società organizzata, che ha lo stigma di Sardara. Qui non si lavora semplicemente nello sport ma c'è un senso di appartenenza che ti rimane addosso, ci si sente davvero parte e rappresentanti di un'isola, e questo grazie proprio al presidente che ha inculcato una mentalità”.
Al momento dell’arrivo sulla panchina della Dinamo, l’obiettivo di Bucchi era chiaro: “Ci tenevo moltissimo ad arrivare tra le prime quattro, anche se era difficile, la squadra era terzultima, ma mi fa molto piacere che ci siamo riusciti grazie al lavoro di tutti".
C’è stato un momento in cui Bucchi ha capito che la squadra stava intraprendendo una direzione giusta? "Dopo una sconfitta, quella con la Virtus allo scadere con un tiro sbagliato e che mi è rimasta sullo stomaco. Ho capito però che c'era la disponibilità dei ragazzi, che si poteva incidere sul gruppo col lavoro, ho avuto sensazioni positive anche se abbiamo perso".