La leggenda Sandro Gamba sta per compiere 90 anni e per l’occasione ha rilasciato un’intervista a Massimo Pisa su “La Repubblica – Milano”, non avendo dubbi su quale successo in Nazionale gli sia rimasto maggiormente impresso: “La vittoria dell'Europeo dell’83. Perché sì, a Mosca 1980 fu una grossa soddisfazione ma legata anche a circostanze strane, a incastri di risultati, e poi mancavano gli americani, per cui facevano festa tutti. A Nantes, invece, c'erano tutti i più forti. E noi più degli altri”.
Lui ha anche vissuto le Olimpiadi del 1960 disputate a Roma: “È stato come entrare in un mondo nuovo, che poi era il villaggio olimpico. Dove erano rappresentate tutte le bandiere e vivevamo fianco a fianco, neri, bianchi, gialli, senza differenze. Un'esperienza unica anche spiritualmente. E poi vedevamo da vicino per la prima volta i supercampioni, da Oscar Robertson a Jeny West. E mi ricordo anche la lotta durissima, nelle selezioni durante l'inverno, per arrivarci”.
Poi Gamba parla della sua passione per il jazz: “Grazie a mio padre, che durante la guerra ascoltava Radio Londra, rischiando il carcere. Diceva: senti questa musica, che ti fa battere il piede. I primi vinili, i Vdisc che celebravano la vittoria, me li regalarono i soldati. Da lì conobbi Benny Goodman, Louis Armstrong, Duke Ellington, Artie Shaw, Gene Krupa. Li ascolto anche oggi”.
Tra i molti giocatori con cui ha avuto a che fare, Gamba ne sceglie alcuni: “Tanti ne ho visti crescere e vincere. Iellini e Brumatti, Vianello e Masini ma anche gli americani, da Bon Salle a Bindley a Kenney. E non dimentico i miei a Varese: Meneghin e Ossola, Morse e Raga, Rusconi e Bisson”.
Infine, un auspicio a Ettore Messina, suo successore sulla panchina dell’Olimpia: “Gli auguro di vincere questo scudetto con l'Armani, sarebbe la cosa più logica ma anche più scontata. Dico invece che uno come lui, che ha l'autorità e il sapere, riuscirà un giorno ad avere una panchina in Nba. È l'unico italiano che può riuscirci”.