Dopo 32 anni, Salvatore Trainotti lascia la Dolomiti Energia Trentino e il suo incarico da direttore generale. Per l’occasione, è stato intervistato da Stefano Frigo sul “Corriere del Trentino”: “La prima partita che mi viene in mente? Quella a Capo d’Orlando (era il 6 giugno 2014, ndr) che ha significato la promozione in A1. Ricordo come fosse ieri quanto è stato dolce ilritorno con il pensiero di quello che eravamo stati capaci di fare e, allo stesso tempo, tante idee in testa sul come strutturarci in maniera differente”.
Ma qual è il segreto dei successi bianconeri? “Mutuo le parole del nostro capitano Toto Forray: "Il club prima di tutto". Questo è stato il filo conduttore che ci ha permesso, insieme ad altri fattori, di arrivare dove siamo ora. I personalismi e gli egoismi non portano da nessuna parte. Chi si avvicina all'Aquila sa che deve farlo in questo modo".
Poi c’è spazio per i ricordi più belli e più brutti in tutti questi anni: "Indubbiamente aver perso due finali scudetto non è stato proprio facile da digerire, è vero che con il senno di poi ti rendi conto del livello altissimo raggiunto ma a caldo la sofferenza non è mancata. Tutte le promozioni invece hanno rappresentato il coronamento di un percorso, a prescindere dalla categoria si tratta di successi indimenticabili”.
E infine, l’addio al club bianconero: “Arrivati ad un certo punto credo faccia bene a tutti provare a prendere altre strade, il professionista ha bisogno di stimoli diversi, di non rimanere troppo nella comfort zone. A livello personale penso che dopo molti anni trascorsi in bianconero forse chi di dovere avrebbe fatto addirittura fatica a interrompere il rapporto con il sottoscritto. E magari (grande sorriso, ndr) non aspettavano altro da tempo. Un ringraziamento a tutti quelli con cui ho avuto rapporti in questi 30 anni. Non mi piacciono le liste e non voglio dimenticare nessuno, ovviamente non sempre gli scambi sono stati sereni ma fa parte del lavoro. Ognuno però ha contribuito a rendermi il professionista che sono oggi”.