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Courtside NBA Special - Promossi e bocciati della stagione: Pacific Division

Courtside NBA Special - Promossi e bocciati della stagione: Pacific Division

A Finals appena iniziate e che per ora vedono i Boston Celtics condurre 1-0 contro i Golden State Warriors, proseguiamo nelle nostre pagelle alla stagione NBA che si avvia alla conclusione, passando alla Western Conference e iniziando proprio dalla Division degli attuali finalisti, la Pacific.

Golden State Warriors: promossi a pieni voti. Considerata la stagione 2020/21 e le mille incognite legate allo stato di forma di Klay Thompson dopo 3 anni di assenza dal parquet e all’inserimento sia dei due rookie Jonathan Kuminga e Moses Moody, senza dimenticare i tanti dubbi che aleggiavano sul nome di Jordan Poole, l’annata della squadra di Steve Kerr può dirsi assolutamente positiva a prescindere dall’esito delle Finals. Golden State ha ritrovato il suo assetto migliore sia offensivamente, grazie proprio al ruolo che il coach ha ritagliato per Jordan Poole, passato dall’essere un giocatore sostanzialmente di G-League a pedina fondamentale nelle spaziature offensive e nella distribuzione dei tiri della squadra. Nelle vesti che erano prima di Harrison Barnes e poi di Kevin Durant nella versione più letale mai vista nella Baia, il classe ‘99 ha incarnato al meglio il ruolo di terzo sbocco offensivo di un attacco che ritrovato Thompson e sfruttando al meglio la gravity di Curry ha aggiunto un attaccante di primissimo livello impossibile da battezzare per le difese avversarie. Dando allo stesso tempo a Steph una validissima alternativa per i minuti di riposo e diventandone a tratti una replica anche nel richiamare l’attenzione delle difese grazie a un range di tiro notevole. I Warriors sono partiti a razzo, salvo poi tirare un po’ i remi in barca quando era chiaro che il primo posto stava diventando irraggiungibile vista la corsa dei Suns, mettendo in vetrina oltre a Poole anche un Andrew Wiggins premiato con la convocazione all’All-Star Game. E tra un infortunio gestito con tutta la calma necessaria di Green e il recupero progressivo di Thompson che pur lontano parente del giocatore ammirato fino al 2019 si è già preso la copertina di almeno 2 gare cruciali di questa post-season, sono arrivati alla fase cruciale della stagione con tutti gli effettivi a disposizione e nella miglior forma possibile. Il resto lo faranno gli accoppiamenti coi Celtics, ma come detto far dipendere la valutazione del 2021-22 dei Warriors dall’eventuale titolo o meno sarebbe un errore. Le basi per replicare questa annata ci sono e sono solidissime.

Los Angeles Clippers: promossi a pieni voti. No, non ci siamo sbagliati. I Clippers hanno fallito l’accesso alla post-season, chiuso la stagione regolare con un record appena superiore al 50%, eppure una squadra che ha affrontato praticamente tutto l’anno senza le sue due superstar non può che ricevere giudizi positivi per come è riuscita a restare competitiva rispetto a squadre ben più attrezzate e…integre. Coach Ty Lue, ancora una volta, ha dimostrato di essere in grado di sfruttare al meglio e valorizzare anche i comprimari, e senza Leonard e George sono stati diversi gli eroi che settimana dopo settimana hanno contributo a rendere la stagione dei Clippers importante. In più, un mercato votato alla ricerca di giocatori di sicuro rendimento sacrificando poco o nulla (come il contratto di Eric Bledsoe) ha allungato a dismisura un roster che si affaccia al 2022/23 come uno dei più profondi e assortiti, grazie alle aggiunte di Robert Covington e di Norman Powell. Ovviamente tra un’ottima squadra e una contender la differenza la farà il rientro della coppia Leonard-George, ma dopo un’annata di semina e tutto il tempo necessario lasciato ai due per recuperare la miglior forma possibile, non sarà difficile migliorare la regular season di quest’anno e andare oltre il primo turno del play-in. A Los Angeles si giocherà per il titolo.

Los Angeles Lakers: bocciati. Sarebbe il caso di dire bocciati a pieni voti, in realtà. L’acquisto in pompa magna di Russell Westbrook nella scorsa off-season, accompagnato dalla rinuncia a giocatori fondamentali nell’anello 2020 come Caruso e alla cessione fin troppo sottovalutata di role players ideali per le star presenti in squadra, ha distrutto in un sol colpo tutte le certezze di un gruppo dato forse per finito in maniera troppo superficiale dopo l’eliminazione per mano dei Suns degli scorsi Playoffs. La voglia di aggiungere un nome di richiamo a scapito della funzionalità ha reso il 2021/22 dei Lakers una lunga agonia, complicata ulteriormente dai soliti infortuni di Anthony Davis e da una posizione di Vogel apparsa da subito in bilico e non a caso sfociata nel licenziamento di poche settimane fa. Note positive? Poche, pochissime anzi. Austin Reaves è un gregario sul quale poter fare affidamento, LeBron James continua a essere uno dei più forti su pista in qualsiasi posizione (anche da centro come fatto tra dicembre e gennaio), Stanley-Johnson si è dimostrato più funzionale di quanto si potesse pensare. Per il resto, a questa squadra manca un senso tecnico e tattico e le premesse per il prossimo anno, con questo roster, sono decisamente negative.

Phoenix Suns: promossi in regular season, bocciati in post-season. Il miglior record nella storia della franchigia e quello per distacco migliore di tutta la lega lasciavano intendere una stagione trionfale per la squadra dell’Arizona, di gran lunga la più rodata, profonda e matura delle contender viste le Finals del 2021. A una stagione regolare eccellente tuttavia hanno fatto da contrappeso dei Playoffs fallimentari, iniziati nel peggiore dei modi con la serie fin troppo sudata contro la Cenerentola Pelicans e chiusi con l’eliminazione clamorosa per mano dei Dallas Mavericks di Luka Doncic, abili a sfruttare il crollo verticale di Chris Paul e il felling tra Ayton e coach Williams apparso improvvisamente ai minimi storici. L’ottima annata di elementi come Cameron Johnson e Mikal Bridges fa ben sperare per il prossimo anno, ma è evidente come a una squadra così collaudata serva ora nuova linfa per trovare motivazioni sufficienti a superare la caduta di queste settimane. C’è da prendere una decisione proprio su Ayton, il cui contratto in scadenza può essere rinnovato pareggiando ogni offerta che il lungo riceverà dalla free agency. Da lì in poi saranno più chiare le intenzioni e le prospettive di Phoenix.

Sacramento Kings: bocciati. AAA cercasi un progetto lineare. La franchigia californiana continua da anni a barcamenarsi tra stagioni perdenti con vista sul draft e ripensamenti last-minute per tentare di agguantare una post-season che potrebbe almeno invertire un trend perdente che vede la squadra fuori dai Playoffs da 16 anni (la striscia più lunga in NBA) e porre il primo paletto di una rivoluzione culturale che si attende da ormai troppo tempo. La trade per Sabonis sembrava almeno andare in questa direzione, anche se a conti fatti l’inerzia non è cambiata e quanto sacrificato a posteriori appare davvero eccessivo, con la promettente point guard Tyrese Haliburton e il tiratore Buddy Hield lasciati partire senza troppi rimpianti verso i Pacers. Il cambio in panchina, con Mike Brown che terminate le Finals saluterà lo staff tecnico Warriors per accettare la difficile sfida di riportare Sacramento ai fasti di un tempo, potrebbe aiutare ma va supportato da un mercato di un certo tipo. O da scelte oculate al draft, con giocatori di sicuro impatto. La quarta scelta offre tante chance, compresa quella di uno scambio per accelerare il processo di ricerca di una competitività immediata a scapito dell’ennesima costruzione a lunga scadenza. 

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