Di Roberto Gennari e Matteo Puzzuoli
Una delle sorprese della stagione e una delle chiavi nell’imminente LBA Finals che sta per prendere il via. Mouhammadou (per tutti semplicemente “Mam”) Jaiteh si è preso in mano la Virtus Segafredo Bologna, trascinandola già al successo dell’Eurocup 2021/22. Arrivato a fari spenti dal club turco del Gaziantep, il centro francese di 27 anni si è cestisticamente consacrato alla corte di Sergio Scariolo, in un sistema che ha esaltato le sue qualità.
La bravura della dirigenza Segafredo è stata quella di capire quanto un giocatore con le caratteristiche del francese fosse funzionale accanto a maestri nelle letture quali Teodosic e Belinelli. Jaiteh è un centro “old style”, perché il suo raggio di tiro non esce al di fuori del pitturato e in generale raramente lo si vede lontano dai due tabelloni. Ma ciò che rende “Mam” speciale sono il suo straordinario senso della posizione e i tempi di taglio sul roll.
Nonostante le dimensioni del corpo all’apparenza non sembrino così agili (211 cm di altezza per 112 kg di peso), Jaiteh viene sfruttato per portare i blocchi sulle uscite di Teodosic e Belinelli in ala o in generale dei tiratori Weems, Hervey e compagni in angolo. Per i difensori avversari, passare sui suoi blocchi non è certamente semplice, viste la capacità del francese di settare la posizione appena prima del passaggio del compagno “spalla a spalla” (questo vale a maggior ragione con maestri come Teodosic e Belinelli, che conoscono infiniti trucchi del mestiere per seminare ulteriormente il diretto marcatore).
Un’altra grande qualità del francese è la capacità di tagliare e prendere posizione profonda sotto canestro. Come detto, la qualità dei passatori e delle “triangolazioni” sul pick and roll lo agevolano ma lui permette poi di capitalizzare grazie alla rapidità di piedi e il pacchetto completo di movimenti (con entrambe le mani) nei pressi del ferro. Infatti, nonostante il corpo decisamente ingombrante e gli arti molto lunghi, Jaiteh sa anche gestirsi molto bene e raramente commette fallo in attacco. Adesso la finale e una serie contro un maestro come Kyle Hines sarà la prova del nove. L’omologo dell’A|X Armani Exchange, difatti, è eccezionale nel “mettere e togliere la sedia”, nel tagliafuori e in tutti quei piccoli dettagli che fanno la differenza. Nonostante i 15 cm di differenza di altezza, sarà perciò una grande lotta nella lotta sotto le plance, e con ogni probabilità una delle chiavi della serie di finale scudetto.
Un aspetto statistico che sicuramente Milano starà tenendo in considerazione per questa serie è la percentuale a cronometro fermo di Jaiteh. In stagione e considerando tutte le competizioni italiane, il francese ha realizzato 2.1 tiri liberi su 3.7 tentati (55.8%) e nei playoff il dato è calato ulteriormente (1.7 su 3.7). Se l’avere braccia e mani così lunghe gli rendono la vita più semplice nei pressi del ferro, lo stesso non lo si può dire riguardo il movimento di tiro, a volte macchinoso e non in grado di dare sufficiente parabola al tiro. In generale, Jaiteh è straordinario nei gancetti a 2-3 metri dal ferro (e questo lo ha reso il migliore nella regular season per percentuale da due punti, 66.5%) ma rifiuta ancora qualsiasi conclusione da una distanza maggiore. Per limitare il suo strapotere in area, perciò, la formazione di coach Messina cercherà in tutti i modi di allontanarlo dal pitturato.
Il lato sottovalutato del suo gioco offensivo è la tecnica di passaggio. Nel corso della carriera, Jaiteh ha migliorato costantemente l’abilità nel trovare i compagni e sicuramente il sistema della Segafredo lo mette ulteriormente a suo agio. Che sia dalla punta o in post-basso, schiacciato a terra, in ribaltamento o in lob, Jaiteh sa sfruttare la propria intelligenza cestistica anche per mettere in ritmo i propri compagni. La situazione è poi ancor più migliorata dall’arrivo di Shengelia, dato che i due giocatori giocano da manuale “ad elastico” e quando uno si avvicina a canestro, l’altro gli lascia più spazio in area e viceversa. Nello scenario in cui è Shengelia a dover giocare l’1vs1 dal post-medio, Jaiteh è anche molto bravo nel nascondersi sulla linea di fondo e ad offrire la linea del passaggio nel momento più opportuno al compagno che molto spesso viene raddoppiato.
In difesa, la suddetta rapidità di piedi nello stretto e le lunghe leve gli permettono di poter tenere molto bene anche sui cambi (contro Rodriguez e gli esterni dell’Olimpia con tanti punti nelle mani sarà messo nuovamente alla prova). Il sistema di coach Scariolo, essendo impostato con tanta difesa di anticipo, “stunt” sulle uscite dai blocchi e tanta aggressività sulle linee di passaggio, cercherà di esporlo il meno possibile ai cambi di velocità degli esterni. Anche a rimbalzo, Jaiteh è bravissimo nel tagliafuori, fondamentale che cura con molta tecnica (da sottolineare il modo con cui legalmente riesce a tenere l’avversario alle spalle facendo muro con sedere e braccia) e in cui eccelle (7.2 rimbalzi di media in stagione regolare, 5° miglior dato assoluto del campionato, ancor più rilevante se si considera che resta sul parquet “solo” per 21 minuti a partita) non solo per la sua presenza fisica.
La capacità di trovare una dimensione di gioco dopo che le sirene della NBA lo avevano attirato e purtroppo anche illuso a più riprese, come ha recentemente raccontato in un’intervista, è il segno più evidente del suo essere in grado di restare focused a dispetto di tutte le avversità e gli ostacoli che ha potuto incontrare nel proprio percorso di crescita personale e sportiva, un percorso fatto di una rapidissima ascesa (dopo appena 6 anni dal suo primo approccio col basket era già un partecipante del Nike Hoop Summit per il world team, in compagnia di gente come Joel Embiid, Andrew Wiggins e Karl-Anthony Towns). La delusione della mancata chiamata al draft 2015 (dopo la vittoria della Coppa di Francia e dell’Eurochallenge, con la gloriosa maglia del JSF Nanterre), poi il cambio di piani degli Houston Rockets appena due anni dopo. La scelta di lasciare la Francia per cercare opportunità che lo potessero far crescere come giocatore. La costante ricerca, ancora oggi, di miglioramento negli aspetti del gioco che possono farlo salire di livello - come ad esempio le percentuali dalla lunetta, che dopo un inizio di stagione abbastanza disastroso, in cui convertiva poco più del 30% dei tentativi, si sono poi attestate su un ben più confortante 56% - hanno portato un giocatore che rischiava di smarrirsi nella difficile transizione da “rising star” a prospetto ancora da sviluppare, ad essere un fattore sia in Italia che in Europa. Il riconoscimento individuale di MVP dell’Eurocup, finito in passato a giocatori come Pat Beverley, Alexey Shved e Nick Calathes, solo per citarne tre, è l’ulteriore riprova di come la Virtus Bologna abbia saputo pescare bene un giocatore che già nella sua esperienza a Torino aveva fatto vedere delle buone cose, ma che in un roster come quello delle V Nere, con tanta qualità sugli esterni, rappresenta il complemento ideale.