MILANO — Un milione e mezzo di euro all'anno. Questo l'oneroso e sorprendente impegno economico della Findomestic, società di credito al consumo (meno signorilmente una società presta-soldi), al fianco di quattro Federazioni sportive in qualità di sponsor ufficiale (atletica leggera, canottaggio, pallacanestro e scherma) e di tre Leghe Nazionali nelle vesti di partner (pallanuoto, pallavolo serie A femminile e rugby di Eccellenza).
«Queste discipline sportive - afferma il responsabile della comunicazione Stefano Martini nel corso della presentazione alla stampa svoltasi ieri - sono state scelte per la passione necessaria alla loro pratica quotidiana, per la correttezza che sta alla loro base e per l'integrità della loro immagine. Valori a cui ci sentiamo vicini». Tutto incontestabilmente vero, ma lealtà e passione sembrano pretesti poco persuasivi e convincenti per investire quasi tre miliardi all'anno di svalutate lirette in una serie di discipline sportive che nessuno fa fatica a definire «minori» e ricordate solo in occasione della saltuaria celebrazione dell'orgoglio patriottico. E allora? E allora, forse, qualcuno si è finalmente e opportunamente accorto che, raggruppandole insieme, le quattro federazioni «minori» contano comunque 420.000 tesserati, 7500 società sportive e circa un milione di praticanti. Non basta. Forse qualcuno si è illuminatamente reso conto che le tre Leghe elette dalla banca di credito gestiscono tre discipline sportive attualmente in esponenziale crescita di attenzione da parte dei media: la pallanuoto, sport sempre più televisivo; il rugby, sempre più popolare con l'approdo di Dominguez e compagni al prestigioso, anche se avaro di soddisfazioni, Sei Nazioni; la pallavolo femminile, sport che garantisce, secondo incontestabili e recenti studi di marketing, il miglior rapporto investimento-ritorno d'immagine per un'azienda. Non a caso la nuova testimonial di Findomestic sarà la pallavolista della Nazioanale Elisa Galastri. E poi, con la discutibile ma in questo caso lungimirante legge Melandri, ormai le Federazioni hanno acquisito personalità giuridica privata (in soldoni possono comportarsi come una qualsiasi impresa) e questo è sicuramente un accattivante «incentivo» fiscale per attirare generosi sponsor.
Pretesti che crediamo essere sufficienti per investire in uno sport minore (sempre più questuante dopo l'abbandono del Coni) di cui finalmente vengono riconosciute le enormi potenzialità, anche di mercato. Speriamo che il credito duri a lungo.
Pietro Balzi
«Queste discipline sportive - afferma il responsabile della comunicazione Stefano Martini nel corso della presentazione alla stampa svoltasi ieri - sono state scelte per la passione necessaria alla loro pratica quotidiana, per la correttezza che sta alla loro base e per l'integrità della loro immagine. Valori a cui ci sentiamo vicini». Tutto incontestabilmente vero, ma lealtà e passione sembrano pretesti poco persuasivi e convincenti per investire quasi tre miliardi all'anno di svalutate lirette in una serie di discipline sportive che nessuno fa fatica a definire «minori» e ricordate solo in occasione della saltuaria celebrazione dell'orgoglio patriottico. E allora? E allora, forse, qualcuno si è finalmente e opportunamente accorto che, raggruppandole insieme, le quattro federazioni «minori» contano comunque 420.000 tesserati, 7500 società sportive e circa un milione di praticanti. Non basta. Forse qualcuno si è illuminatamente reso conto che le tre Leghe elette dalla banca di credito gestiscono tre discipline sportive attualmente in esponenziale crescita di attenzione da parte dei media: la pallanuoto, sport sempre più televisivo; il rugby, sempre più popolare con l'approdo di Dominguez e compagni al prestigioso, anche se avaro di soddisfazioni, Sei Nazioni; la pallavolo femminile, sport che garantisce, secondo incontestabili e recenti studi di marketing, il miglior rapporto investimento-ritorno d'immagine per un'azienda. Non a caso la nuova testimonial di Findomestic sarà la pallavolista della Nazioanale Elisa Galastri. E poi, con la discutibile ma in questo caso lungimirante legge Melandri, ormai le Federazioni hanno acquisito personalità giuridica privata (in soldoni possono comportarsi come una qualsiasi impresa) e questo è sicuramente un accattivante «incentivo» fiscale per attirare generosi sponsor.
Pretesti che crediamo essere sufficienti per investire in uno sport minore (sempre più questuante dopo l'abbandono del Coni) di cui finalmente vengono riconosciute le enormi potenzialità, anche di mercato. Speriamo che il credito duri a lungo.
Pietro Balzi