Il più giovane coach della Serie A, Marco Legovich, è stato intervistato da Cosimo Cito su “La Repubblica: “È una bella sensazione sedere su una panchina storica del basket italiano, in una piazza che vive di basket, e nella mia città”.
Allenare a trent’anni vuol dire dover guidare tecnicamente due giocatori più vecchi di lui: “Si comincia dalla professionalità, dalla capacità di coinvolgere i giocatori in una visione e aiutarli nello sviluppo. In allenamento utilizzo molto i video per il confronto uno a uno e capire live gli aspetti su cui migliorare. Il basket è fatto di mille particolari e un allenatore deve essere bravo nel declinare i suoi metodi sulle qualità di ognuno”.
Poi Legovich ha parlato di come ha capito che la sua strada sarebbe quella della panchina: “L'ha deciso il destino, due volte. La prima, a 18 anni, dopo il terzo infortunio alle ginocchia. A 21 ho iniziato da assistente di Dalmasson, l'anno scorso sono stato il vice di Franco Ciani”. E il basket invece com’è arrivato nella sua vita: “Grazie a mio padre, ex pallavolista ma appassionato di sport in generale e due giocatori, Tyus Edney, che dominava in Italia con la maglia di Treviso, e naturalmente Kobe Bryant”.