Intervistato da Simone Antolini su “L’Arena”, coach Ramagli ha parlato della Tezenis Verona e del caso Wayne Selden, che ha rescisso unilateralmente l’accordo con la Scaligera: “L'ho vissuto in modo inatteso. Onestamente, perchè nonostante tutte le stupidaggini che sono state dette o che sono state lette in giro, il rapporto personale della squadra con il giocatore e di Wayne dentro alla squadra è un rapporto di grande coinvolgimento. Anche domenica sera, dopo la partita, siamo stati lì, abbiamo parlato insieme con gli altri giocatori di quello che abbiamo fatto male, di quello che potevamo fare meglio, di quello che ci aspettava. Quindi, quello che è successo dopo è totalmente inaspettato e chiaramente fuori dal mio e dal controllo della squadra. Quindi, non spendiamoci energie ma pensiamo a giocare la miglior partita possibile contro la Virtus, concentrandosi su noi stessi”.
La testa, quindi, va al match contro la Segafredo di sabato alle 20.30 (diretta su Eleven Sports): “La squadra che gioca in Italia, rispetto all'Europa, è una squadra diversa perché può andare a cercarsi vantaggi diversi. Nel campionato italiano la Virtus ricerca molto il gioco interno, perché la stazza che ha perlomeno in quattro su cinque giocatori delle varie line up che si alternano sul campo, permette quel tipo di vantaggio. L'altro aspetto è che sono bravissimi ad utilizzare le caratteristiche individuali. Nel momento in cui c'è in campo Belinelli, tutti i loro giochi d'attacco vengono rivolti a sfruttare al meglio le sue caratteristiche e le sue qualità. Questo è un merito delle grandi squadre: cioè riconoscere dove possono colpire e questo nel campionato italiano, pur non giocando al top della loro condizione, lo hanno fatto vedere bene”.
Ovviamente, affrontare la Virtus da ex è un’emozione particolare per Ramagli, visto che ha conquistato la promozione in Serie A con il club bianconero cinque anni fa: “Bologna è molto particolare per me. La Virtus più di altre mi è rimasta dentro. Perchè il posto è particolare, perchè Bologna è la capitale della pallacanestro. Passare due anni lì, vincere un campionato, fare un campionato di A1 di un certo tipo e vedere la tifoseria riaggregarsi intorno alla squadra dopo che si era un po' sfilacciata in seguito a quella retrocessione precedente al mio arrivo, è qualcosa che rimane dentro. Bologna non mi è indifferente. Sarei bugiardo a dire il contrario".