Parlando a Luca Chiabotti su “La Repubblica – Milano”, Peppe Poeta ha analizzato nuovamente la scelta di ritirarsi la scorsa estate dopo la retrocessione con la canotta della Vanoli Cremona: “Sono dell'idea che nella vita c'è un momento per tutto. La mia carriera di giocatore era naturalmente in declino, ho avuto questa opportunità soprattutto a livello formativo e ho deciso di ritirarmi nonostante avessi un altro anno di contratto e indipendentemente da quello che sarà il mio futuro al quale non voglio neppure pensare. L'unico mio obbiettivo è attingere il più possibile da questa esperienza”.
Poi Poeta ha specificato il suo ruolo nello staff di coach Messina all’EA7 Emporio Armani Milano: “Ognuno nello staff ha dei compiti precisi. Il mio è di vicinanza coi giocatori, offrire un 'player feeling', far da ponte con un gruppo che credo mi consideri una via di mezzo tra un allenatore e un compagno di squadra. In più c'è una suddivisione tecnico tattica all'interno di una singola gara o nel lavoro settimanale. Ho molto meno tempo libero di quando giocavo, con le grandi motivazioni che ti dà lavorare al fianco di un allenatore come Messina. Il che è molto positivo perché non vivo il distacco dal basket giocato, spesso molto critico per un giocatore”.
Qual è il credo del Poeta allenatore? “Ancora molto legata alle mie esperienze da giocatore. La realtà è che non ce l'ho, metto tutto nel calderone delle esperienze e poi cercherò di elaborarle in modo personale. Per il momento attingo dalla conoscenza di Messina, dalla sua profondità di analisi nei dettagli come, in Nazionale, dalla fiducia che Pozzecco dà ai giocatori e dal modo di comunicare con loro. Poz, a cui l'esperienza all'Olimpia ha aperto la mente da allenatore, per me è come un fratello maggiore, siamo molto legati”.
“Credo che per un giocatore, essere oggi all'Olimpia è un sogno che si avvera. Come organizzazione è nella Top 3 d'Europa, come Reai o Barcellona”, ha concluso Poeta.