Parlando ad Elisabetta Ferri sul “Corriere dello Sport”, il coach dell’Openjobmetis Varese, Matt Brase, ha raccontato delle sue esperienze passate tra G-League ed assistente allenatore ai Rockets in NBA: “Ho avuto la fortuna di lavorare per molti grandi coach e di imparare come essere un leader e un insegnante efficiente. Ho iniziato all'Università dell'Arizona, dove allenavo con mio nonno. Da lì in poi ho continuato al fianco di altri grandi tecnici: Russ Pennell, Kevin McHale, Nick Nurse, Mike D'Antoni e Chauncey Billups. Ciò che ho appreso da tutti loro ha avuto un impatto sulla mia carriera ed ha contribuito a modellare il modo in cui alleno e insegno”.
La sua filosofia di gioco si vede molto nell’Openjobmetis di oggi: “Mi piace che la nostra squadra giochi liberamente ma con uno scopo. Abbiamo determinati giochi che preferiamo in difesa e in attacco, ma molti modi per arrivarci. Mi piace che i nostri giocatori siano creativi e approfittino di come l'altra squadra difende per trovare soluzioni su come ottenere ciò che vogliamo. Voglio che i miei siano atleti che costruiscono loro stessi il gioco, e non robot con regole rigorose e assolute da eseguire”.
Qual è il segreto che sta portando così in alto Varese? “È uno sforzo di gruppo che inizia dai giocatori e discende poi a tutta l'organizzazione: ogni membro svolge un ruolo fondamentale per il nostro successo e quando un gruppo è unito allora si verificano risultati positivi”.
Ci sono vari leader nella squadra: “Ferrero è il nostro capitano e leader. Tiene unita la squadra e si concentra a farlo sia dentro che fuori dal campo. Durante la partita i nostri play, Colbey Ross e Giovanni De Nicolao, sono davvero bravi a comunicare con la squadra e darle organizzazione”.