Il 17 luglio 2022 la vita del ragazzo nato a Pescara cambia improvvisamente. Dopo aver giocato due stagioni di livello altissimo in Eurolega con ALBA Berlino e Baskonia Vitoria-Gasteiz, gli Utah Jazz propongono al figlio di Daniele un biennale per proseguire la carriera oltreoceano. I suoi connazionali vorrebbero rivederlo in Serie A dove ha già vestito le divise prestigiose di Virtus Segafredo Bologna ed EA7 Emporio Armani Milano; tuttavia, vedere alzata la bandiera tricolore nella Lega più importante del mondo è un motivo di orgoglio troppo forte per sperare nel suo rifiuto. Simone Fontecchio infatti firma quel contratto aggiungendosi alla lista di italiani che prima di lui hanno calcato i parquet della NBA: dal primo di nascita – probabilmente dimenticato – Hank Biasatti (nato in quella che oggi è Codroipo) a Dino Meneghin, primo italiano di sempre ad essere scelto in un Draft NBA (sebbene senza presenze); dal primo debuttante Stefano Rusconi alla prima scelta assoluta Andrea Bargnani sino al primo (e fin ora unico) campione NBA Marco Belinelli.
In realtà Simone la strada della NBA l'aveva già tentata nel 2015 e nel 2017. Dapprima si era reso eleggibile per il Draft con due anni in anticipo rispetto a quella che sarebbe stata l'eleggibilità automatica. Ne aveva ben donde per dichiararsi: nel 2011 – a soli 16 anni – viene invitato al Jordan Brand Classic di Londra, mentre nei successivi due anni partecipa a diversi tornei rilevanti con eco mediatica in giro per il mondo, tra i più importanti di sicuro l'ANGT (Adidas Next Generation Tournament) disputato con la Virtus Bologna. Aveva rifiutato anche alcune borse di studio per i college americani rimanendo fedele al tipo di formazione cestistica italiana e a seguito delle selezioni All-Star del campionato e la nomina a miglior under 22, arriva – come citato in precedenza – il momento di mettere il suo nome tra quello dei prospetti per il Draft NBA 2015. Dopo aver anche svolto un workout con i Boston Celtics all'inizio del mese di giugno, Simone Fontecchio decide che non è ancora giunto il momento. Due anni più tardi il suo profilo non sembra in linea con gli standard della Lega americana e finisce undrafted, ovvero non scelto.
Cos'ha convinto però il front office degli Utah Jazz un lustro dopo ad offrire un biennale ad un giocatore di 27 anni, ormai non più considerabile giovane o 'prospetto' secondo i loro metri di giudizio? Semplice. Simone Fontecchio non è solo un'ala piccola/guardia tiratrice con struttura muscolare importante in grado di saper reggere gli urti delle difese NBA, ma è anche un duro lavoratore, probabilmente uno dei giocatori che più si è evoluto e si è saputo adattare al progresso della pallacanestro. In attacco è capace di incendiarsi e colpire da ogni posizione grazie ad un arsenale offensivo che pochi altri possono vantarsi di avere, allo stesso tempo in difesa è sempre l'uomo in più qualsiasi essa sia la situazione di gioco o la richiesta del capo allenatore. Nel corso degli anni ha imparato ad essere un leader dentro e fuori dal campo senza mai una parola fuori posto; inoltre questo suo atteggiamento gli ha permesso di fare breccia nel cuore dei tifosi di tutta Europa, spesso sulle tribune si trovano cartelloni a lui dedicati o persone che hanno macinato chilometri pur di vederlo stracciare la retina.
La consacrazione è arrivata a seguito di un FIBA EuroBasket giocato in maniera spettacolare. Se l'ultima stagione in maglia Baskonia aveva già fatto intravedere quanto gli stesse stretta quella piazza, durante i campionati europei ha messo i proverbiali puntini sulle 'i' con autorevolezza. Simone Fontecchio ha chiuso come ottavo miglior realizzatore della competizione con 19.4 punti a partita tirando con il 49.5% dal campo (6.7 canestri su 13.6 tentativi), il 45.1% da tre punti (3.3 canestri su 7.3 tentativi) e il 79.2% dalla lunetta (2.7 realizzati su 3.4 tentati) in 28.1 minuti di media. Alle sue prestazioni balistiche si sono aggiunti i 4 rimbalzi, i 2.7 assist e il dato sui recuperi – 1.7 di media a partita – ha testimoniato ulteriormente il suo essere fondamentale sui due lati del campo, nello specifico si sono visti i miglioramenti nella lettura delle linee di gioco e la difesa forte sul portatore. L'Italia si è fermata ai quarti di finale contro la Francia poi vice-campione d'Europa, Fontecchio successivamente ha spiccato il volo (in ogni senso) verso il continente americano.
Lo spazio sul parquet in NBA per l'abbruzzese è tutto da conquistare: differente il modo di giocare, differenti i corpi contro cui collidere e differenti le occasioni che ti possono capitare o che ti puoi creare all'interno di una partita. Al momento sono quattordici le gare da lui disputate con 8.6 minuti di media, utilizzato maggiormente in quello che viene chiamato garbage time eppure lui non si è mai fatto cogliere impreparato e non si è certamente dato per vinto. La sua media punti è di 3.9 con il 42.4% da tre, il suo massimo di 13 punti è arrivato alla terza partita quando è stato lasciato in campo per oltre 15 minuti; la sua efficienza è tutta da leggere nella personalità con cui tira da oltre l'arco dove sbaglia poco e mette sempre la squadra in condizione di servirlo nell'angolo giocando principalmente come spot-up shooter. La dimensione del Simone Fontecchio giocatore NBA è diversa da quella vista in Europa, ma negli Stati Uniti spesso guardano a quanto sia utile quel profilo – anche con pochi scampoli di partita da sfruttare – nel portare benefici al punteggio di gioco e alle rotazioni. Infine gli Utah Jazz sembravano destinati ad una stagione di tanking pesante, invece si stanno mostrando come una delle realtà più interessanti della Lega e anche questo per il classe 1995 può essere un vantaggio come uno svantaggio: da una parte l'idea di creare una cultura vincente e uno spogliatoio dalle vibrazioni positive, dall'altra la difficoltà di trovare il giusto spazio in un roster i cui membri hanno compiti specifici e ben delineati.
Redazione: Overtime - Storie a Spicchi