Rassegna Stampa

Dan Peterson e il suo nuovo libro “La mia Virtus”: “Qui ci sono tutti gli anni splendidi e decisivi per la mia carriera e la mia vita”

Il leggendario coach è stato intervistato su “La Repubblica – Bologna”

Dan Peterson e il suo nuovo libro “La mia Virtus”: “Qui ci sono tutti gli anni splendidi e decisivi per la mia carriera e la mia vita”

Intervistato da Walter Fuochi su “La Repubblica – Bologna” nel giorno della presentazione a Bologna in Sala Borsa (alle ore 18) de “La mia Virtus”, Dan Peterson ha raccontato di cosa ha scritto nel suo libro: “Quelli che ricordavo di quella Virtus, dentro e intorno. Giocatori, dirigenti, allenatori, preparatori, giornalisti. Furono anni splendidi, decisivi per la mia carriera e la mia vita, pieni di persone indimenticabili. Scrivo ancora tanto per abitudine, adesso, in un blog di cui mando agli amici un post ogni mattina, capitoli di una storia del basket universitario americano. Bologna mi smuoveva la nostalgia, è bastato un clic e ho raccolto quei ritratti. E guarda, il primo in ordine alfabetico è Renato Albonico, che fu anche il primo a credere nel mio metodo, quando arrivai. I giocatori importanti erano Bertolotti e Serafini, ma in estate stavano in nazionale, poi c'era Fultz, che non nasceva leader. Fu Albonico a tirare il gruppo. E anche Loris Benelli, che aveva vent'anni e mi fece vincere il primo anno un paio di partite decisive”.

Peterson arrivò a Bologna nel lontano 1973: “A me pareva la città più bella del mondo. Avrei voluto il cellulare, allora. Per scattare una foto ogni dieci metri. Bellezza ovunque e Porelli che mi raccontava ogni angolo dei portici, lui che sapeva esattamente quanti chilometri sommavano. E poi, qualità della vita. Amici, cene, serate con la chitarra. E i settemila tifosi al palazzo”.

Il punto più alto della sua carriera felsinea risale allo Scudetto del 1976: “Certo, ma ho ricordi stupendi anche degli anni in cui non vincemmo. Quello con Tom McMillen, giocatore meraviglioso, i due con Villalta, che sarebbe poi diventato un pilastro. Le vittorie pesano di più, e allora due, scolpite qui. Coppa Italia '74: il nostro modo per dire a Milano, Varese, Cantù: ehi, la Virtus è tornata, non siete più sole. Scudetto 76 a Varese. Mi pare sempre un minuto fa”.

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