In una lunga intervista concessa a Walter Fuochi su “La Repubblica”, Ettore Messina ha parlato della rivalità tra Milano e Bologna: “Sul piano sportivo mi piace, le belle rivalità fanno bene a tutti e due le squadre italiane in Eurolega ne sono un esito di cui essere contenti”.
In estate sono arrivati sette volte nuovi, seguiti poi da Luwawu-Cabarrot arrivato in autunno. Messina però non fa ancora bilanci: “Preferisco aspettare i 5-6 mesi che mancano. Ci pensi, quando vedi giocar meglio un altro che potevi avere nel ruolo, poi la ruota gira, i tuoi risalgono e i conti si fanno alla fine. Ribadisco però un dato, e non per rivalsa: per e per tutti era un ottimo mercato, che non presentava scommesse. Ma il nodo infortuni è comune a molte squadre. Un’assenza importante ti priva del pezzo forte e in più, mutando gli assetti, fa calare il rendimento di tutti. Ragazzi che in un quintetto reggono la parte in altri più arrangiati faticano. Il basket è equilibrio”.
Messina resta sempre un coach che fa autocritica: “Non sono quello che si scrolla le sconfitte dalle spalle, ma ci si macera. Non in pubblico, però, col mio staff o con la mia proprietà. Loro sanno, altri no. Così, oltre a fustigarmi, ho risfogliato pagine di vecchia Olimpia. Scudetto 1982. Si fa male Dino Meneghin, ci sono problemi con Vittorio Galinari e l’undicesimo posto die che tutto sta andando a rotoli. Invece Dan Peterson li aspetta, rimonta, finisce terzo la stagione regolare e vince la finale con Pesaro. Si può fare, no? L’autocritica, ora. Ebbene sì, confesso che ho sbagliato di brutto. La sera che beccammo quei trenta punti dall’Efes, unico vero schianto in un anno di partite perse, ma sempre lottando, lo scoramento dilagava e in sala stampa dissi, scoratissimo anch’io, che da quel disastro avrei potuto trarre conclusioni doverose. Sbagliai e non lo ridirei, ma si è inesperti anche a sessant'anni. Se posso fare una battuta, mi spiace aver incoraggiato l'invio di qualche curriculum”.
Messina non sa ancora per quanto tempo resterà in panchina: “Nessun orizzonte, non lo so davvero, anche se ci tengo a rispettare l'accordo che ho, fino alla fine della prossima stagione. Usciamo da uno scudetto vinto, proviamo a vincerne un altro, la terza stella, e a tornare a una Final Four. C'è chi dice: vado avanti finché mi diverto. E si diverte se vince. Correggerei così: continuo finché mi piacerà esser parte di un gruppo che si sbatte. La squadra di quest'anno sta faticando a mettersi insieme però è la difesa numero uno in coppa e in campionato. Per me ha un valore e di ciò le sono grato”.