Intervistato da Paolo Bartezzaghi su “La Gazzetta dello Sport”, il presidente della NutriBullet Treviso Paolo Vazzoler ha definito il successo contro Venezia in un Palaverde sold out “Una dolce rimembranza di qualcosa che non accadeva da tempo”.
Il presidente ha anche parlato della lunga ascesa del basket trevigiano dopo la scomparsa della Benetton: “Eravamo feriti per la morte del basket in città. C'era la forza di un amore, di un sogno e la voglia di rivalsa. È stato da pazzi iscriversi alla Promozione con 24 ragazzini di 18-20 anni. Al vecchio palazzetto venivano 1200 persone e un centinaio si organizzava per le trasferte in provincia. Erano gite in famiglia, c'era voglia di pallacanestro. Avevamo ritrovato la piazza. Quindi la wild card per la B. Alla prima partita c'erano 3200 spettatori. Ci siamo sentiti come Forrest Gump che inizia a correre da solo poi si volta e dice: "Quanti siamo?". Eravamo Gian Burrasca, l'Armata Brancaleone. Pochi anni prima eravamo alle Final Four di Eurolega. Drogati di benessere e di risultati".
Il verde è rimasto nel nome del palasport ma i colori social del sono il bianco e l’azzurro: “Una memoria storica pesante, noi siamo un'altra cosa. Abbiamo 700 ragazzi del settore giovanile, 2000 con le società affiliate. Non c'è un proprietario ma un consorzio. Altri club con la stessa struttura si sono adattati con maxi soci e trust di controllo, il nostro è rimasto un sistema puro. Dopo aver chiuso il bilancio in pareggio per 8 anni, nel 2019 ci siamo ritrovati in Serie A, con costi raddoppiati, e per il Covid senza pubblico che costituiva il 25 percento delle entrate. Una tempesta perfetta. Il basket vive di mecenatismo: Armani a Milano, Zanetti alla Virtus, Gavio a Tortona che sta costruendo palazzo e città dello sport. Mi ricorda la Benetton degli anni 90. I grandi club sono inarrivabili, il mercato in cui si opera è lo stesso. Ora non compri e non vendi nessuno, i ricavi grazie a pubblico e tv non fanno la differenza. L'Udinese calcio ha un budget sui 70 milioni di euro e 50 entrano dai diritti televisivi. A volte tutta la squadra in campo guadagna meno della metà di un solo avversario. Eppure Davide ha il diritto di battere Golia. È la bellezza dello sport”.