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LBA Under 23 – Alessandro Ferrari: “Mio padre mi ha messo la palla a spicchi in mano già dalla nascita, a Verona mi spingono a dare il massimo e a lavorare sui dettagli”

Gli insegnamenti di papà Federico e il legame con Borgomanero, oggi Verona è l'Arena che lo renderà un gladiatore del parquet

LBA Under 23 – Alessandro Ferrari: “Mio padre mi ha messo la palla a spicchi in mano già dalla nascita, a Verona mi spingono a dare il massimo e a lavorare sui dettagli”

'Tale padre tale figlio' è stata una divertente commedia del 1987 in cui i protagonisti – appunto un padre e un figlio – si scambiano l'identità attraverso una strana pozione, ciò sconvolge le loro vite completamente agli antipodi l'una dall'altra. Non è il caso della famiglia Ferrari, dove papà Federico e il figlio Alessandro condividono da sempre la stessa identica passione per la pallacanestro; nessuna pozione, solo l'amore di un padre intenzionato a crescere il proprio bambino secondo i migliori canoni e da qui il termine 'tale padre tale figlio' si sposa alla perfezione, proprio perché la famiglia Ferrari si appresta a vedere in pianta stabile tra i professionisti un talento di seconda generazione.

“Il mio giorno zero coincide proprio con il giorno in cui sono nato, perché fin da subito mi è stata messa una palla a spicchi in mano. Mio padre è stato un giocatore professionista di basket e quindi sono sempre stato nel mondo della pallacanestro vivendo questo spirito cestistico ogni giorno: spesso andavo a vedere le sue partite, avevo magari un giocattolo a tema oppure un piccolo canestro con la pallina con cui potevo giocare; fin dalla nascita appunto c'è stata proprio questa passione per la pallacanestro”.

Siamo stati abituati nel corso degli anni a tante coppie padre-figlio che si sono passate il testimone, un'investitura generazionale che riempie d'orgoglio la parte più “anziana” e carica di responsabilità quella più giovane. I nomi più famosi senza dubbio sono quelli dei Della Valle, dei Gallinari, dei Gentile, giusto per citarne alcuni che abbiamo potuto ammirare o ammiriamo tutt'ora sui parquet del nostro campionato; tuttavia, la presenza dei padri ha avuto un effetto importante sia sulle scelte dei propri figli sia sulla loro carriera a tutto tondo, per questo avere avuto una presenza con esperienza di un certo calibro può aiutare chi si sta approcciando da poco al palcoscenico del professionismo.

“Mio padre è più un papà coach e meno un papà tifoso: infatti, anche quando magari c'è stata una buona prova da parte mia in campo lui non lesina nei complimenti, cioè mi dice che sono stato bravo però posso dare decisamente di più; quando invece la prestazione è stata negativa lui è sempre pronto a darmi quel consiglio per migliorarmi e soprattutto per rifarmi nella gara successiva. Per me è sempre stato una guida ed essendo stato un giocatore di alto livello mi spinge a diventare un giocatore come lui se non migliore”.

Certamente somigliare al proprio padre sul parquet ha valenza doppia: se da una parte significa aver avuto un magister vitae di qualità incredibile, dall'altra parte significa portare sulle spalle una responsabilità enorme poiché l'ultimo desiderio è proprio deludere il tuo punto di riferimento. Nonostante ciò, Alessandro Ferrari vuole scrivere la sua storia con la sua narrativa e questo lo distinguerà da papà Federico nel prosieguo della sua carriera.

“Sono un giocatore a cui piace avere spesso la palla tra le mani, magari raccogliere un rimbalzo e far ripartire velocemente in transizione la squadra o farmi trovare pronto io stesso in posizione quando i compagni fanno partire il contropiede; successivamente direi anche che mi piace mettere in ritmo il gruppo e dare loro la possibilità di essere messi nella miglior condizione possibile per finalizzare l'azione. Poi essere d'aiuto pensa sempre sia molto importante, magari quando la squadra è in difficoltà contribuire con un rimbalzo o una deflection che può cambiare le sorti proprio della partita, perché si sa che a volte le gare si vincono anche grazie a questi piccoli dettagli”.

Un giovane sì, ma consapevole di avere l'età e i mezzi per mettersi in gioco anche al piano di sopra con la prima squadra. L'ala piccola ha già un doppio ruolo non da poco in questa sua prima esperienza veronese, poiché con i senior cerca di ritagliarsi uno spazio carpendo i segreti di una competizione come la Serie A e con i coetanei ha l'obiettivo di essere determinante nei successi della propria squadra durante la IBSA Next Gen Cup.

“L'esperienza in prima squadra mi ha messo di fronte ad un ambiente nuovo dove mi spingono a dare ogni giorno il massimo, a migliorarmi soprattutto nella fase difensiva e a crescere nei dettagli; invece quando gioco con i ragazzi della mia età come ad esempio nella Next Gen Cup, cerco nel mio piccolo di aiutare i compagni a commettere meno errori possibili e a dare loro dei consigli che magari ho proprio imparato dalla prima squadra. Di sicuro l'esperienza fatta a Pesaro nella prima parte della Next Gen è stata positiva, questo perché lo spirito del gruppo mi è rimasto impresso particolarmente, siamo molto uniti sia dentro sia fuori dal campo e sono convinto che possiamo fare ancora meglio di quanto fatto nella prima parte e perciò non vedo l'ora di andare a Trento per questa nuova tappa”.

La Next Gen è sicuramente una delle tappe più importanti per i giovani ragazzi delle squadre della nostra Serie A, perché la possibilità di mettersi in mostra di fronte agli addetti ai lavori o conquistarsi in seguito minuti con la prima squadra è una chance da non farsi sfuggire. Tuttavia c'è un altro grande obiettivo alle porte ed è a portata solo delle prime otto squadre classificate nel girone d'andata: la Final Eight. Questa competizione si giocherà a Torino, capoluogo del Piemonte, una regione che Alessandro Ferrari conosce molto bene essendo nato a Borgomanero – in provincia di Novara – a poco più di un'ora dalla Mole Antonelliana. La Tezenis Verona si vuole giocare le sue carte per entrare a far parte di questa élite, il classe 2003 potrebbe avere la possibilità di partecipare ad entrambe le manifestazioni e di sicuro un ritorno vicino a quella che fino all'anno scorso era casa sua non gli dispiacerebbe.

“Borgomanero è il posto dove sono nato, ma è anche il posto dove ci sono la mia casa, la mia famiglia; io sono cresciuto lì e ho iniziato a giocare a basket con loro: è una società fondata da mio nonno e ormai da qualche anno gestita da mio padre. Anno dopo anno sta crescendo sempre di più soprattutto dal punto di vista dei giovani su cui puntano molto, li fa crescere e i ragazzi si trovano molto bene; per me davvero anche quella è stata una casa, una famiglia, sono cresciuto lì ed è stata dura lasciare i miei compagni così come salutare lo staff, gli allenatori e non la dimenticherò mai proprio perché ho sempre avuto un legame forte. Al piccolo Alessandro gli farei i complimenti, ma gli direi lo stesso che avrebbe potuto fare di più perché migliorarsi ogni giorno è alla base per diventare un grande giocatore e so che forse avrei potuto fare qualcosina di più”.

Nonostante il saluto agli affetti e le difficoltà che si possono trovare nel lasciare casa per partire verso una nuova avventura, Alessandro si ritrova di fronte ad una splendida città come Verona. Tra il famoso balcone dedicato a Romeo e Giulietta di William Shakespeare e l'influenza della famiglia reale dei Della Scala (o Scaligeri), il desiderio del ragazzo piemontese è quello di diventare un gladiatore e conquistare l'Arena diventando un caposaldo dei gialloblu.

“A Verona mi trovo molto bene, ho un ottimo rapporto con i compagni, con lo staff tecnico e con la dirigenza. Ogni giorno lavoro con la squadra dal punto di vista fisico e tecnico; come detto in precedenza per me si tratta di una nuova esperienza, ma l'accoglienza ha aiutato a rendere tutto questo più facile ed infatti mi trovo davvero molto bene”.

Infine come ogni buon giocatore che si rispetti, la preparazione alla partita è fondamentale e ogni dettaglio può fare la differenza.

“Non ho una routine specifica nel giorno della partita, però mi piace molto ascoltare musica prima di arrivare in palestra e una volta lì iniziare la mia sessione di tiri: inizio con un po' di tecnica, poi faccio un giro di tiri da due punti, un altro di tiri da tre punti e continuo a tirare per scaldarmi ed entrare già in ritmo partita. Avere le scarpe giuste è importante, io ormai da tre o quattro anni indosso sempre le KD (linea Nike dedicata a Kevin Durant, ndr) perché è un tipo di calzatura con cui mi trovo molto bene e a cui mi sono affezionato nel corso del tempo”.

Viaggiando verso il ventesimo anno di età, la maturazione di Alessandro Ferrari passa dai dettagli e dalle esperienze, così con la divisa della Tezenis Verona non si pone limiti cercando di arrivare giorno dopo giorno alla miglior versione di se stesso.

 

Redazione: Overtime - Storie A Spicchi

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