Parlando a Luca Chiabotti su “La Repubblica – Milano”, Mario Fioretti, assistant coach storico dell’EA7 Emporio Armani, ha raccontato della serata magica del 23 dicembre che ha portato l’Olimpia ad interrompere una striscia di 9 k.o. europei consecutivi e battere il Monaco con lui da head coach a sostituire l’influenzato Messina: “Era successo un'altra volta che guidassi la squadra da capo, quando arrivò Djordievic senza l'abilitazione per allenare, ma era una situazione differente. I ragazzi hanno reagito all'espulsione di Hines, ognuno ha dato un grande contributo trascinati da un pubblico che sembrava quello delle finali scudetto. Ettore si è ammalato la sera prima, quindi ho dovuto gestire solo il giorno della gara dopo aver condiviso tutta la preparazione. Il piano era scritto poi, ovviamente, ci sono le variabili che dipendono da quello che sta accadendo in campo alle quali devi rispondere, con tutto lo staff, cercando la mossa più adatta in quel preciso momento”.
In 20 anni è cambiata l’Eurolega e anche il lavoro dello stesso Fioretti: “L'aumento del numero delle gare ha portato a roster più profondi e al taglio degli allenamenti diventati, sempre più, dei surrogati, dove si utilizzano video e simulazioni di gioco camminando piuttosto che situazioni di gioco live. Noi assistenti lavoriamo più individualmente coi giocatori e alla scrivania che in campo, la capacità di sintesi del capo allenatore, che non può trasmettere tutte le informazioni che riceve da noi alla squadra, è fondamentale. Non so se sia meglio o peggio di una volta, ma oggi l'Eurolega si è appiattita nei valori, ogni squadra è competitiva nella singola partita e chi ha fatto fatica, come noi, ad avere chimica e continuità l'ha pagato”.
Fioretti ama restare lontano dai riflettori: “Il mio obbiettivo a breve termine è essere il miglior vice possibile per Messina, a lungo creare delle relazioni durature. Sono diventato amico di molti ex colleghi e di giocatori che ho allenato. Oggi rivedrò Sven Schultze, come mi accade sempre quando vado a Berlino. Ma sono tante le amicizie nate all'Olimpia: Bulleri, Coldebella, Djordjevic, Sconochini e tanti altri... E sono sicuro che accadrà anche con giocatori che sto allenando adesso, lo scoprirò nel tempo”.
Dopo 20 anni da vice, Fioretti vorrebbe diventare head coach? “Anche se mi rendo conto di stare spingendo al limite come tempo a disposizione è una cosa che ho sempre in mente. Ho la fortuna, ma anche la sfortuna, di fare un lavoro che mi piace molto e questo mi porta a procrastinare il momento ma non vuol dire che non mi senta all'altezza o non abbia la voglia di compiere il passo successivo”.