Intervistato da Fabrizio Fabbri sul “Corriere dello Sport”, Marco Legovich ha parlato dell’essere allenatore a 30 anni a Trieste, un’opportunità più unica che rara: “Iniziare ad allenare in A e farlo nella città natale, con il club per cui si tifa, è incredibile. Devo sempre fare uno sforzo in più perché il cuore non abbia il sopravvento sulla testa. Ci sto riuscendo. Ho accanto a me uno staff molto preparato. La squadra non sarà la più forte ma ha talento, entusiasmo e tanto cuore”.
Dopo un inizio complicato, Legovich era stato messo in discussione: “So bene quali siano le regole dello sport italiano ma anche la grande forza ed integrità dei miei dirigenti. Mi conoscono da quando ero un ragazzino e sono diventato uomo crescendo e maturando a Trieste. Ho sempre sentito fiducia e stima. Alla lunga abbiamo iniziato a raccogliere risultati. Coppa Italia sfuggita per un soffio? Abbiamo perso un paio di partite ai supplementari e contro Brescia il possibile canestro della vittoria di Gaines è stato stoppato, ma va benissimo il cammino che abbiamo fin qui fatto”.
Ci sono allenatori a cui Legovich si ispira? “Il primo è Messina. Alla palla a due al Forum, invece di guardare i giocatori, mi sono voltato un attimo per cercare con lo sguardo il coach che mi ha segnato. Conservo gelosamente la copia del suo Libro "Il Basket". E penso spesso ad una sua frase che ha detto: ci sono tanti bravi allenatori a cui non viene data un'opportunità. Trieste invece ha creduto in me".
Trieste ha ora una nuova proprietà americana: "E' una opportunità unica. Con il Gruppo Csg ci sarà la possibilità di confrontare ed integrare due mondi lontani geograficamente ma legati dallo sport. Potrà essere l'arma vincente per farci crescere ancora di più”.