Parlando a Paolo Bartezzaghi nell’approfondimento de “La Gazzetta dello Sport” dedicato alla Tezenis Verona, coach Alessandro Ramagli ha parlato del rapporto forte che lo lega con il club: “Con la società abbiamo un legame personale costruito negli anni, magari ci pensano prima di darmi un calcio nel c...”, scherza l’allenatore.
Ramagli ha poi parlato degli italiani simbolo della sua squadra, partendo da Cappelletti: “Alessandro sta facendo passi importanti, il salto dalla A2 richiede l'adattamento a una realtà nuova. La Serie A l'aveva annusata ai tempi di Siena e poi l'ha vissuta nella Virtus di Sasha Djordjevic che ha vinto la Champions League. Senza stranieri al suo fianco nel ruolo, sta facendo un'oggettiva fatica fisica. Il passo che dovrà fare adesso è sviluppare la capacità di fare cose semplici proprio quando è più stanco, evitando di affaticarsi di più. È un ragazzo di grande cuore e dedizione. E grandi motivazioni”.
Poi si è parlato di Bortolani, arrivato a stagione in corsa alla Tezenis dopo l’avventura complicata in Spagna: “L'esperienza a Manresa lo ha scottato non solo dal punto di vista cestistico ma anche umano. Quando si va all'estero per la prima volta, non è facile trovare nuovi punti di riferimento. È arrivato con un basso livello di autostima e si è adattato. Ha talento e un innato senso del canestro. Ed è un giocatore di sicuro interesse e futuro. Deve trovare una collocazione nel gruppo, visto che è un fromboliere come Karvel Anderson, il nostro miglior realizzatore. Quando Matteo Imbrò ha deciso di andare via, Giordano è stata la nostra migliore opzione”.
Un parere anche sul giovane Casarin: “Sta crescendo come playmaker, ricordiamoci sempre che è del 2003. In Serie A della sua età sono pochi a stare in campo. Nelle giovanili non giocava play, ma era un realizzatore, un tuttofare. Chiudeva il gioco più che crearlo. Le indicazioni sono positive e con qualche stampella vicina si sta consolidando. La stoffa ce l'ha, ora deve crederci e migliorare nei dettagli”.
Infine Ramagli ha detto la sua sulla corsa salvezza: “Si soffre, ogni punticino è sudato ma è tutto parte di un campionato di cui si conoscono le coordinate. Noi proseguiamo con il nostro programma di lavoro. Non lo chiamo progetto, parola di cui si parla fin troppo”.